Perché il .22 lr non ha palle blindate?

Il calibro .22 long rifle è uno dei calibri più diffusi al mondo e uno dei più usati nel tiro sportivo, ogni anno. È, tuttavia, per molti versi un calibro particolare, tanto che in pratica non ha mai avuto un caricamento a palla blindata, ma solo in piombo nudo o eventualmente ramato.

Il calibro .22 lr è un calibro, in effetti, molto particolare: innanzi tutto è uno dei pochi che viene utilizzato indifferentemente nelle pistole semiautomatiche, nei revolver e nelle carabine, a colpo singolo, a ripetizione manuale o semiautomatiche. Nato all’epoca della polvere nera, ormai da decenni è caricato con polveri infumi ed è in grado di palesare anche una elevata precisione intrinseca: è utilizzato tanto nel tiro sportivo, quanto nella caccia (almeno nei Paesi in cui è consentito, l’Italia non è tra essi), quanto per la difesa personale. È probabilmente il calibro per il quale sono state realizzate il maggior numero di varianti dal maggior numero di produttori al mondo, praticamente tutte accomunate, però, da un elemento costante: il .22 lr non ha mai avuto, in pratica, caricamenti a palla blindata, ma solo con palla in piombo o eventualmente ramata oppure ottonata. Per quale motivo?

Per rispondere a questa domanda, bisogna ricordare che il calibro .22 lr (come i suoi cuginetti, oggi un po’ meno diffusi, .22 long e .22 short) non solo è un calibro a percussione anulare (il percussore dell’arma schiaccia una porzione della circonferenza esterna del fondello del bossolo), ma presenta anche un proiettile che viene definito outside lubricated, o a grassaggio esterno. Al di là di dove siano posizionate le scanalature per il grasso lubrificante, è un fatto noto ed evidente a prima vista che nel .22 lr il proiettile presenta un diametro nella parte che va a finire dentro il bossolo, e un diametro diverso, superiore, per la parte che sta fuori dal bossolo. In pratica, la porzione esterna della palla presenta lo stesso diametro esterno delle pareti del bossolo.

Nel punto in cui la palla entra nel bossolo, non solo il diametro risulta inferiore, ma è presente uno spigolo netto tra i due diametri e, spesso, una scanalatura sulla quale si stringe il colletto del bossolo, effettuando la crimpatura. Quest’ultima serve sia ad assicurare saldamente il proiettile al bossolo, evitando che possa fuoriuscire accidentalmente magari nella fase di caricamento dell’arma o in fase di alimentazione, sia a garantire che la palla faccia la corretta resistenza prima di essere liberata dal bossolo, allo sparo, assicurando così il corretto intasamento della combustione del propellente.

Una eventuale camiciatura per il proiettile del .22 lr, realizzata con le classiche metodologie di estrusione, comporta una certa difficoltà nel realizzare lo spigolo vivo tra la parte che va nel bossolo e la parte che resta fuori, con conseguente difficoltà nel realizzare una efficace crimpatura. Va anche detto, poi, che in linea di principio un proiettile blindato comporterebbe un costo di produzione incompatibile con quella che è la fascia di prezzo delle cartucce in .22 lr (quantomeno quelle “da battaglia”) e risulterebbe pressoché inutile per le cartucce più pregiate per il tiro agonistico, che normalmente sono realizzate per esprimere velocità inferiori alla barriera del suono, anche in carabina. Per le munizioni ad alta velocità destinate al tiro informale o alla caccia, i produttori hanno risolto il problema di garantire la corretta presa delle rigature sulla circonferenza del proiettile anche con velocità superiori ai 400 m/sec, ricoprendo i proiettili con una ramatura galvanica, che dà una superficie più dura ma senza gli spessori e i limiti della camiciatura convenzionale. Tra l’altro, sempre pensando alla caccia, il .22 lr è normalmente impiegato per i piccoli animali nocivi (come il cane della prateria, negli Stati Uniti) e per avere la massima efficacia con questo tipo di selvatici, è opportuno che il proiettile si disintegri all’impatto. Un caricamento blindato, quindi, sarebbe controproducente, ancorché a punta scoperta o cava.

 

Una c’è stata

In realtà, per amore di precisione storica, almeno una cartuccia calibro .22 lr a palla blindata è stata prodotta, in passato: si tratta della variante M24 realizzata dalla Remington per l’impiego militare, in tal caso la blindatura era resa necessaria dall’obbligo di rispettare le convenzioni internazionali di guerra sui proiettili per armi portatili, che devono essere tendenzialmente non deformabili. Le cartucce furono prodotte per pochi anni, durante la seconda guerra mondiale e nel periodo immediatamente successivo.

 

Si passa direttamente al monolitico

In tempi recenti, anche per cercare di offrire caricamenti privi di piombo ed evitare così le limitazioni di tipo ecologico-ambientale, alcuni produttori sono passati direttamente alla sperimentazione di proiettili interamente in rame: monolitici, realizzati per tornitura, come Cutting edge oppure composti da pulviscolo di rame miscelato in una matrice polimerica (come il Cci Copper 22, nella foto qui sopra).