Orso in Trentino: è un fiorire di “soluzioni magiche”

A ridosso dell’aggressione mortale da parte dell’orsa JJ4 a un runner 26enne in Val Di Sole, stanno venendo alla ribalta diverse proposte e idee a volte strampalate. Prima di esaminarle vorremmo tuttavia ricordare che la gestione dell’orso da parte di provincia e regione, che oggi tutti i pietisti delle associazioni criticano, è stata sempre contestata da loro stessi a suon di ricorsi ai vari Tar. Le ordinanze per sfoltire, trasferire e anche abbattere orsi problematici come Jj4, sono sempre state fatte. Ma rese vane proprio dall’opposizione delle associazioni animaliste e dal loro alleato, l’allora Ministro dell’Ambiente. Peraltro, anche l’attuale ministro dell’Ambiente ha recentemente esplicitato la propria contrarietà verso l’ipotesi abbattimenti.

Sempre le associazioni hanno nutrito l’immobilismo nella gestione, come lo stanno facendo adesso, minacciando di nuovo il piagnisteo al Tar e alle varie commissioni europee.

Ma passiamo alle proposte, la prima delle quali riguarda gli spray anti-orso. Sembra molto probabile che verranno presi in considerazione: già si parla, però, esclusivamente di contemplarli nella dotazione di servizio dei carabinieri forestali e delle altre forze dell’ordine. Nulla in contrario. Meglio che siano equipaggiati nel miglior modo possibile, anche se in questo caso sembra più che altro trattarsi di un espediente trasversale per scongiurare l’ipotesi che un operatore faccia uso delle armi da fuoco in dotazione, se le cose si mettessero male in un incontro. La questione in realtà è proprio quella: gli operatori, proprio per i loro compiti, sono già tutti armati: hanno il massimo, per la difesa. Quelli che dovrebbero averli, gli spray, sono i cittadini normali. Lavoratori in montagna, pastori, allevatori, chiunque vada in tali territori. Naturalmente per motivato bisogno, e solo nelle zone interessate dal problema.

Ma vorremmo sfatare anche una falsa sicurezza: lo spray non garantisce una difesa assoluta e sempre idonea. Le riviste americane e canadesi dibattono da tempo sulla reale efficacia pratica di questo strumento: la cosa più difficile è sempre quella, nei secondi precedenti a una aggressione, di decidere istantaneamente se è possibile mettere mano allo spray o all’arma che hanno cacciatori e ranger. Che sono i più interessati dal problema, e frequentatori di quei luoghi. In più lo spray deve essere direzionato bene e, ovviamente, non bisogna avere vento forte contrario. Nel caso di una aggressione da pochi metri, o da dietro, diventa quasi inutilizzabile.

L’animalismo accusa anche che non ci sono sufficienti cartelli di avvertimento nelle zone frequentate dagli orsi, che riportino come comportarsi, cosa fare nel caso che… eccetera. Ma i cartelli dovrebbero esserci per l’orso: secondo voi, lui li legge e li rispetta? Le persone possono imparare, con un semplice cartello, cosa fare? Reagiranno sempre istintivamente, oltretutto sotto stress e paura. Per cui è una scusa veramente pretestuosa dare la colpa all’autorità della mancanza della segnaletica, la cui utilità è, al più, opinabile.

Altra baggianata, che sta tornando per la maggiore, è l’uso dei campanelli. Voi lo agitate e l’orso si allontana, questa è l’idea. Qualificati esperti, sempre statunitensi e canadesi (non quelli da talk show italico), affermano che proprio quel suono fa capire agli orsi che ci sono animali al pascolo. Quindi predabili facilmente. In Italia la cosa si amplifica in quanto mucche, pecore, capre eccetera ne sono dotati. E mandano lo stesso segnale a un orso, che vuole predare perché affamato. Questo segnale lo hanno imparato molto bene, furbescamente, i lupi nostrani. Specialmente con i cani da caccia, muniti del classico campano: come lo sentono, i lupi sanno dove dirigersi per predare un cane isolato e indifeso. Chiedete a chi ha avuto qualche cane mangiato, se non è così.

Altro paragone inconcludente in questi giorni è: perché in Abruzzo l’orso marsicano si comporta diversamente? Innanzi tutto è una specie diversa di orso e, in secondo luogo, insiste su un territorio nel quale ha mantenuto un timore reverenziale nei confronti dell’uomo, a causa delle interazioni con i pastori. In pratica, è stato “selezionato” dai pastori, come ha acutamente osservato in un suo recente intervento televisivo il professor Luigi Boitani, esperto di conflitti con la fauna selvatica.

L’affermazione che l’orso ha paura dell’uomo “a prescindere” e che se lo sente fugge, è una fandonia: l’orso ha avuto paura dell’uomo nei secoli passati, perché ogni volta che vedeva un uomo, veniva preso a fucilate. Questo non accade più, dalla sua reintroduzione in Trentino. Per cui la paura l’ha persa. Così come il lupo. Che da 20 anni è visibile di giorno in mezzo agli abitati e in campagna, fregandosene delle persone. Mezzo secolo fa non l’avrebbe mai fatto. Per cui gli animali, per non diventare confidenti o troppo invadenti, debbono conservare la paura dell’uomo. È l’unico metodo che tiene lontani gli uni dagli altri. Lo sanno tutti gli addetti ai lavori e più che mai, anche se non scienziati, cacciatori, contadini e pastori.