Macché “Calamity”!

Una campionessa così giovane e già così popolare per i suoi successi nel Tiro a volo Fossa olimpica, ha bisogno di appellativi come “Calamity Jessica” che insistono ancora sulla “stranezza” della disciplina sportiva che ha scelto e che regala allori a profusione all’Italia?

Ai tempi dell'Olimpiade di Londra magari era ancora concepibile, anche se Jessica Rossi aveva vinto già tanto, ma che ancora oggi una realtà così importante dello sport nazionale debba essere chiamata con nomignoli che fanno riferimento alla disciplina (che per i più resta "aliena"), ci fa scappare da ridere e non rende giustizia alla giovane tiratrice, reduce dalla fantastica tripletta dorata di Giochi del Mediterraneo, Europeo e Mondiale. Dopo quest'ultimo successo a Lima (Perù) qualche giorno fa, il soprannome "Calamity Jessica" è tornato fuori nel titolo e nell'intervista di Gaia Piccardi sul "Corrierone". Ma qualcuno si sogna di dare nomignoli suggestivi a Federica Pellegrini, Alessandra Sensini, Tania Cagnotto, Carolina Kostner o Valentina Vezzali? Eppure Jessica ha già vinto più di qualcuna di queste…

Lo sport del tiro resta ostico ai giornalisti: lo vedono sempre un po' "problematico", folcloristico, se possibile. Si spreca l'appellativo "cecchino" e si fanno facili battute sulla pericolosità dei tiratori… Nell'intervista, la Piccardi ipotizza persino che Jessica possa sparare al suo coniglio domestico Cocco. La Rossi, che è una ragazza pragmatica e intelligente, risponde da par suo. Dice anche che "divora bistecche su bistecche" e che non va a caccia ma non è contraria. Per lei il fucile è un attrezzo, uno strumento di lavoro, ma almeno non si dichiara contraria alla caccia, come invece hanno fatto Nicolò Campriani e Petra Zublasing…