Luciano Rossi sfida l’Issf

Un dirigente vincente che ha a cuore le sorti dello sport del Tiro a volo non può più avallare gli errori e le colpe della federazione internazionale Alla vigilia della Assemblea straordinaria della Federazione internazionale di Tiro (Issf) che si terrà a Monaco di Baviera domenica 25 giugno, il presidente della federazione italiana Tiro a volo, Luciano Rossi, si dichiara soddisfatto perché ha creato le condizioni per cambiare rotta. «Fitav è riuscita a ottenere la storica inclusione della nuova disciplina del “Para-Trap” negli sport paralimpici del tiro, e qualcun altro fa di tutto per levare le armi dagli sport del tiro. Siamo stati tardivi nell’Issf, di cui pure faccio parte, pur avendo segnalato sempre le cose che non andavano: per esempio la colpevole mancanza del sovrapposto dai Giochi giovanili o, recentemente, la non difesa di discipline storiche come il Double trap, la Carabina a terra e la Pistola libera». Decisioni discutibili e scelte improvvide hanno minato nella sostanza l'essenza delle discipline del tiro, Luciano Rossi non può più continuare a sostenere per lealtà la federazione internazionale. L’assemblea straordinaria che ha richiesto servirà per portare allo scoperto le situazioni ciritiche. Rossi stesso, per motivi facilmente intuibili, è stato già deferito a un fantomatico “comitato etico” dell’Issf e, per tutta risposta, ha avviato azioni di denuncia nei confronti alcuni membri dell’esecutivo.
Considerando anche l’attuale situazione mondiale che vede criticità seria sulle armi e l’inasprimento dei controlli, Rossi si dichiara «estremamente preoccupato della progressiva marginalizzazione delle armi nei nostri sport. Lo dichiaro da tanto nella riunione dell’esecutivo di cui, ancora, faccio parte». Le due discipline a fuoco del Tiro a segno sono state riconvertite in due eventi misti ad aria compressa. «Non sono nelle condizioni di farlo nella famiglia dello shogun perché certamente trovano maggiori resistenze. È chiaro che a noi italiani il Mixed team di Fossa olimpica farebbe anche gioco, ma è ingannevole nei confronti del Cio perché il cambiamento proposto non determina nessun incremento dell’attività femminile e in termini di quella parità di genere invocata dall’agenda 2020 del Cio e che noi recepiamo convintamente. Bisogna interrogarsi e mettere la faccia sulle scelte». Su questi argomenti Rossi ha cercato un dialogo fino alla fine e poi si è dissociato apertamente con una lettera aperta.
«Il tema è stata trattato inizialmente con riservatezza, ma ho chiesto e ottenuto questa assemblea che dirà se siamo tutti contenti di questa cosa. Noi siamo per la linea del no. Il Cio è stato indotto al gravissimo errore, ma questo si è consumato nella famiglia dell’Issf e porta nomi e cognomi che sto denunciando».
«La nostra controproposta è valida per difendere le armi da fuoco perché ci sia sinergia nel comparto a tutti i livelli, anche con le aziende del settore sistematicamente ignorate per lunghi anni. È anche giusto cercare una collaborazione con le aziende che sostengono le federazioni nazionali che sono in drammatica difficoltà soprattutto nel campo dell’impiantistica. Siamo in trincea per difendere la nostra pratica sportiva anche dal punto di vista culturale. L’Italia, poi, anche con i fratelli del Tiro a segno è prima nella classifica dell’Issf. Cresce anche l’attività parallela a quella olimpica, come il Compak sporting che dunque deve unire e non dividere».
Domenica, Rossi potrà contare le federazioni nazionali alle quali non va bene lo stato delle cose e il governo attuale dell’Issf. «Abbiamo una buona condivisione da tutti i continenti per il nostro sogno di recupero di identità. Siamo d’accordo con il Cio, ma vogliamo concordare alcuni dettagli perché non possiamo accettare una cancellazione della nostra storia e della nostra cultura., Noi usiamo armi vere e non videogiochi, dove qualcuno ci vorrebbe portare. È l'inizio di una lunga battaglia, abbiamo messo insieme tante sensibilità coraggiose a Monaco domenica prossima, vediamo di limitare anche le rappresaglie personali. Essere il primo “attenzionato” dal comitato etico della storia del l’Issf mi fa onore. Vogliamo arrivare a un nuovo inizio della federazione internazionale, sono passati tanti anni in cui ho collaborato, forse ho anche difeso posizioni indifendibili, ma al cuore non si comanda… Adesso però basta, se scegliamo la strada del cambiamento il futuro ci darà milioni di soddisfazioni, altrimenti sarà morte certa per i nostri sport».