Le armi italiane per gli ucraini sono obsolete? Parola di social!

Sta tenendo banco nelle ultime 24 ore, in special modo da parte dei quotidiani generalisti, una polemica (o sedicente tale) relativa alla fornitura di mitragliatrici all’esercito ucraino, da parte del governo italiano. L’immagine (che riprendiamo in apertura) di partenza è quella di militari ucraini che, in un parco, stanno cominciando a familiarizzare con le Mg 42/59 e le Browning M2 Hb fornite dall’Italia: la polemica consisterebbe nel fatto che queste armi sarebbero state giudicate obsolete, attenzione, non dagli stessi militari, bensì dai commentatori sui social network!

Occorre forse fare un po’ di chiarezza su queste affermazioni, la cui fonte, al di là del generico riferimento ai “social”, rischia di condurre molto lontano dalla realtà dei fatti.

Partiamo dal principio: le mitragliatrici che l’Italia ha fornito all’Ucraina sono principalmente di due modelli, la mitragliatrice media (o general purpose machine gun, Gpmg) Mg 42/59 calibro 7,62×51 e la mitragliatrice pesante Browning M2 Hb calibro 12,7×99.

Si tratta di progetti risalenti nel tempo? Assolutamente sì: l’Mg 42/59, come indica il nome, è stata originariamente introdotta in servizio dall’esercito tedesco nel 1942 (nel calibro 8×57), poi modificata nel calibro e in alcuni dettagli minori e adottata, appunto, nel 1959 dall’Italia. Tutto ciò premesso, sarebbe più che altro opportuno domandarsi se, al di là del fatto che si tratta di un progetto “antico”, sia anche da considerarsi un progetto obsoleto: la risposta in questo caso è un netto “no”. Si tratta in effetti di un’arma ancora oggi dispiegata in servizio con le nostre forze armate con piena soddisfazione, perché unisce a una estrema rusticità di impiego, elevata cadenza di tiro (8-900 colpi al minuto), capacità di cambio rapido della canna, flessibilità di impiego sia come arma di accompagnamento della fanteria, con bipiede, sia come arma per la difesa ravvicinata dei mezzi blindati e degli elicotteri. Va anche ricordato che, tanto per fare un esempio, l’esercito statunitense (probabilmente l’esercito più ricco al mondo) oggi come Gpmg utilizza la M240, che altro non è che una versione leggermente modificata della Fn Mag, il cui progetto risale ai primi anni Cinquanta. Né d’altro canto gli ucraini, per quanto riguarda le mitragliatrici, sono attualmente equipaggiati con materiale del XXI secolo, visto che l’ossatura portante del loro dispositivo di difesa è basato sulle mitragliatrici Pk e Pkm progettate da Mickhail Kalashnikov ed entrate in servizio all’inizio degli anni Sessanta. La cosa che, tuttavia, forse è sfuggita agli “esperti” dei social è che le mitragliatrici Pk e Pkm a tutt’oggi impiegano uno dei calibri più “antichi” che sia ancora in servizio, cioè quel 7,62x54R che debuttò con l’esercito zarista addirittura nel 1891 e che, quindi, ha salutato allegramente il suo terzo secolo consecutivo di impiego operativo!

La M2 Hb in calibro 12,7×99 è ancora più “antica”, visto che la sua introduzione in servizio risale al 1933, ma in realtà si tratta di una variante raffreddata ad aria e con canna pesante (Heavy barrel, appunto, Hb) di un progetto di John Moses Browning risalente agli anni Venti del XX secolo. Anche in questo caso, la domanda da porsi è: oltre che “antica”, è obsoleta? La risposta è anche in questo caso un deciso “no”: si tratta in effetti dell’arma più longeva in assoluto in servizio con l’esercito statunitense, che tuttora la impiega in servizio e che solo dal 2010 ha cominciato a modificarla in alcuni dettagli portandola allo standard M2A1, principalmente con una semplificazione del sistema di cambio della canna, reso più rapido e semplice. In tutti gli altri Paesi dell’Alleanza atlantica è ancora in servizio tale e quale, risultando ancora oggi imbattibile, ancora, per rusticità, robustezza, flessibilità di impiego e capacità balistiche. 

Anche in questo caso, non è che nel frattempo gli ucraini abbiano la spada laser: la controparte locale di attuale dotazione sarebbe la mitragliatrice Nsv in calibro 12,7×108, sta di fatto però che nel Paese sono ancora presenti cospicue scorte di mitragliatrici Dshk entrate in servizio con l’allora esercito sovietico nel lontano 1938, che gli ucraini hanno modificato e adattato a un impiego terrestre con un bipiede e un calcio di circostanza e un freno di bocca (foto sotto). 

Tutto questo per dire cosa? Innanzi tutto, che “vecchio” progettualmente non vuol dire necessariamente obsoleto; in secondo luogo che l’esercito italiano non ha dato all’Ucraina “scarti”, bensì armi di attuale dotazione; in terzo luogo, e più importante, che se le notizie relative a considerazioni politico-strategico-militari i nostri media mainstream se le procurano dal popolo dei social, l’informazione in Italia è messa male, ma male male male.

Sul fascicolo di maggio di Armi e Tiro, sarà pubblicato uno speciale con tutte le principali armi che stanno vedendo l’impiego durante questo conflitto russo-ucraino.

 

Mitragliatrice Dshk risalente al 1938, adattata dagli ucraini all’impiego con bipiede, calcio di circostanza e freno di bocca.