L’attacco dei “gerani” e cosa cambia nella guerra in Ucraina

A partire dal mese di agosto e sino a oggi, i cieli ucraini hanno registrato l’ingresso e i conseguenti attacchi di un nuovo “drone kamikaze” russo, il Geran-2: letteralmente, Geranio. I “floricoltori” tuttavia non sono russi, ma iraniani: si tratta infatti della munizione circuitante (o loitering munition) Shahed-136 prodotta dalla Hesa (Iran aircraft manufacturing industries corporation) ben nota nei teatri medio-orientali (Yemen, Arabia Saudita e Kurdistan iracheno) fornita ai russi, oppure costruita in Russia su licenza; gli Shahed-136 sono noti in operazioni a partire dal 2020. Gli ultimi attacchi di ottobre però, hanno raggiunto anche la capitale Kiev: apparentemente non molti danni, qualche reale obiettivo centrato come gli uffici dell’Ukrenergo (gestore statale dell’energia elettrica) comprese altre strutture di distribuzione dell’energia;  purtroppo, in questi attacchi si lamentano anche 4 civili uccisi. Più che il reale impatto distruttivo dei Geran-2, sono gli effetti psicologici e le implicazioni strategiche dell’impiego di questa nuova arma a destare preoccupazioni.

Cosa sono e come sono fatti: i Geran-2/Shahed-136 sono munizioni circuitanti con motore a due tempi a 4 cilindri boxer  Md 550 da 50 Hp (copie dei motori tedeschi Limbach Flugmotoren L550), elica bipala spingente una struttura a delta di ampia superficie, sono lunghi 3,5 metri con apertura alare di 2,5 metri per un peso di 200 chilogrammi comprensivi di 40 chilogrammi di esplosivo nella testata. Niente di che, apparentemente, salvo la loro gittata che secondo l’intelligence occidentale è  compresa tra i 1.800 e i 2.500 chilometri (per l’Intelligence inglese, sono 2.500 chilometri). Facciamo che siano anche solo 1.000 i chilometri, rimangono pur sempre tanti come minaccia reale. Secondo punto: costano poco, circa 20.000 dollari. Un rapido confronto con il missile balistico tattico russo Iskander-M: ha gittata di 400-500 chilometri ma costa circa 3 milioni di dollari. Questo missile, è vero,  ha una testata bellica di circa mezza tonnellata ma 13 Geran-2, per complessivi 520 chilogrammi di esplosivo, costerebbero complessivamente 260.000 dollari… recapitabili oltretutto, a più del doppio della gittata massima degli Iskander. Senza considerare l’infinitesima semplicità e velocità di produzione rispetto a un missile balistico. Non solo, spostare e posizionare strategicamente un Iskander-M del peso di 3,8 tonnellate, non è mai uno scherzo o cosa semplice. Ma gli ucraini, nel grande arsenale messo a disposizione sia dalla Nato sia dagli Usa, hanno un sistema equivalente? Al momento, no.

Chi è dotato di sistemi analoghi o ha le giuste potenzialità per produrle? Cina, Iran, Turchia, Taiwan e Israele, citandone alcuni. No, niente Europa o Usa e questo, la dice lunga sulla nostra preveggenza strategica. Volendo andare a coprire  una gittata analoga a quella dei Geran-2, bisognerebbe passare ai cruise missile americani tipo Tomahawk. Con qualche piccola complicazione in più e rischio globale.

Gli Ucraini sono ben consci del nuovo pericolo in agguato. Hanno però appena annunciato la loro “contromossa”: la Ukroboronprom (azienda statale degli armamenti) ha  reso noto lo sviluppo avanzato di un nuovo drone kamikaze con gittata di 1.000 chilometri e  testata con 75 chilogrammi di esplosivo. Ha anche mostrato il mock-up  di questa ipotetica testa di guerra.

Sono dunque invincibili questi droni russo-iraniani? No. Un recente filmato apparso in rete, mostra una pattuglia della polizia Ucraina che abbatte uno di questi droni suicidi con i propri Kalashnikov. I Geran-2/Shahed-136 hanno una velocità massima di 185 chilometri/ora e fanno un rumore infernale dettato dal loro motore a due tempi, che li rende facilmente udibili anche a notevole distanza. Di giorno. Perché naturalmente di notte si possono sentire, ma non vedere. Numerosi Geran-2 sono stati abbattuti dalla contraerea, a sentire il Ministero della difesa ucraino: questo è possibilissimo sia tramite artiglierie e mitragliatrici di piccolo-medio calibro, come da missili anti aerei a corta portata. Tuttavia, le dimensioni di questi droni infernali non sono grandi e data la loro costruzione in compositi, il rilevamento da parte dei radar di tiro non è certo agevole. Sono anche concepiti per attacchi in “stormo” o di saturazione, nel senso che vanno a “saturare” le difese antiaeree grazie al numero di questi in volo e magari, in arrivo da più direzioni. Il loro sistema di guida è di tipo Gps, forse con aggiunta di un qualche sistema di guida inerziale, hanno dimostrato in passato di poter colpire una nave come la petroliera Mercer Street (2021) in navigazione vicino alle coste dell’Oman, quindi capaci di colpire anche bersagli in movimento e non solo statici, come indicato da altre parti. Teoricamente e non solo, se tracciati in tempo da allerta precoce sono facilmente “disturbabili” tramite emettitori di potenza che disturbano/annullano il segnale Gps dei Geran-2 mandandoli fuori rotta. Sono altresì abbattibili dai cosiddetti sistemi C-Ram (Counter-rockets-artilley-missiles) identici per principio, arma (Vulcan M61 da 20×102 mm) e sistemica, ai Ciws (Close-in weapon system) navali utilizzati in funzione anti-missile di ultima risorsa.

Per adesso ci fermiamo qui anche se, l’intelligence occidentale avrebbe contezza di un interessamento russo ad altri sistemi a pilotaggio remoto iraniani come i Mohajer-6 e Shahed 129: questi ultimi però, sistemi simili ai Bayraktar Tb-2 ucraini (forniti dalla Turchia), ossia droni capaci trasportare piccole munizioni guidate o autoguidate. Come ricordato dalle nostre colonne come da altre, i russi hanno trascurato per parecchio tempo droni, loitering munition e micro-munizioni e il conflitto con l’Ucraina, li ha visti  apprendere duramente l’importanza di queste armi. Con l’aiuto dell’Iran, i russi stanno cercando di recuperare in proposito, ma solo gli esiti futuri potranno  rivelare se il “correttivo” ha funzionato.