L’aquila della Graf Spee… non si trasformerà in colomba

epa06127041 A handout photo made available by Alfredo Etchegaray shows the bronze eagle from the bow of sunken German Nazi ship 'Admiral Graf Spee' Nazi ship during its rescue in Montevideo, Uruguay, in 2006 (issued 05 August 2017). According to reports from 05 August 2017, Uruguay looks into possibilities of selling the bronze eagle in order to get resources for the Defense Ministry. The ship's commander Langsdorff sunk the ship with explosives off the Uruguayan coast on 17 December 1939 after the Battle of River Plate with three British vessels. He committed suicide some days later in Buenos Aires. EPA/Alfredo Etchegaray / HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

Ultimamente sta creando polemiche la destinazione di un importante reperto della seconda guerra mondiale. Si tratta dell’aquila di bronzo, simbolo della Kriegsmarine tedesca, che era posta sulla poppa della corazzata Graf Spee. L’aquila di bronzo, dal peso di 300 kg ad ali spiegate, tiene negli artigli una corona con all’interno la svastica tedesca.

La Graf Spee era definita corazzata, ma era invece un incrociatore pesante classe Deutschland con una struttura robusta simile a navi ben più potenti, armata con due torri trinate da 280 mm. Poteva raggiungere la bellezza di 28,5 nodi in navigazione, essendo equipaggiata con 8 motori diesel Man, mentre le navi di quell’epoca erano ancora munite di caldaie a vapore. Si ottenne così una validissima potenza di fuoco su una struttura più corta, più leggera, ma altamente difesa, essendo per la prima volta utilizzate piastre in acciaio saldate a filo, anziché imbullonate. Varata nel ’34 entrò in servizio nel ’36, irrompendo nella seconda guerra mondiale al comando del Capitano di vascello Hans Langsdorff, che la comandò fin dal ’38. Entrata in Atlantico, subito iniziò la caccia ai convogli di navi britanniche, affondandone ben 9 solo nei primi mesi della sua missione. Il Comandante Langsdorff affondò tutte le unità sempre dopo aver fatto sbarcare gli equipaggi, assicurandosi contestualmente le loro cure.

Una delle squadre navali britanniche la scovò e ingaggiò battaglia nei pressi dell’estuario del Rio della Plata, nei pressi di Montevideo, in Uruguay, Stato neutrale che accettò l’ingresso della nave fortemente danneggiata e con quasi tutte le munizioni esaurite. Non prima però di aver colpito pesantemente l’incrociatore inglese Exeter. Il comandante della Graf Spee chiese tempo per riparare la nave, partecipando anche ai funerali dei 37 marinai morti nello scontro. Ma gli furono concesse solo 72 ore. Langsdorff, il 17 dicembre, decise di sbarcare, assicurandosi della loro sorte benigna, i suoi marinai, di portare fuori la nave per affondarla e non farla cadere così in mano nemica, all’estuario del fiume. Reputò inutile sacrificare tutto l’equipaggio, incalzato al contrario dai suoi comandanti e da Hitler, su un mezzo che aveva fuori uso il sistema dell’acqua potabile, senza munizioni e con falle gravissime sulla linea di galleggiamento. Tutti si trasferirono a Beunos Aires, in Argentina, dove però la sera del 19 il Comandante Langsdorff, dopo aver scritto una lettera in cui si attribuiva tutta la responsabilità della decisione dell’affondamento della Graff Spee e della morte dei suoi marinai, si suicidò con la sua pistola d’ordinanza avvolgendosi nella bandiera della vecchia Marina imperiale tedesca. Altri tempi direte voi… altri uomini dico io.

Il governo dell’Uruguay ha reclamato il possesso di detta aquila, recuperata nel 2006 da una ditta per poterla mettere all’asta. La Germania era intervenuta per non farla andare in mano a gruppi nostalgici, reclamandola a sua volta per un museo della guerra.

L’Uruguay invece, per bocca del suo presidente Luis Lacalle Pou, aveva deciso che sarebbe stata fusa per trasformarla in una colomba della pace. Addirittura era già stato incaricato lo scultore uruguaiano Pablo Atchugarry per recarsi in Italia ed effettuare lo stampo, ovvero il calco, con cui poi sarebbe stata fusa la colomba. Anche nel suo governo però c’è stata una netta avversione per questo programma: addirittura è scattata una raccolta firme che ha raggiunto il numero di 18.000, per non mandare in fusione tale reperto. Le opinioni sono state le più contrastanti, alcuni hanno difeso l’idea della trasformazione ma moltissimi, sia politici sia storici, hanno insistito per conservarla come testimonianza dell’assurdità delle guerre. Si prospetta l’idea di metterla in un museo della battaglia del Rio Della Plata. Infatti sarebbe meglio proprio così, per sottolineare il pericolo, la negatività della guerra, e ricordare il sacrificio di migliaia di giovani di ogni nazionalità. Il mondo è pieno di armi, testimonianze, musei di armature, esposizioni di luoghi che hanno rappresentato l’inutile morte di tante persone. Le spiagge della Normandia pullulano di musei dello sbarco, mezzi militari, bunker, attrezzature esposte, che ricordano il sacrificio dei tanti ventenni da ambedue le parti. I circa 15.000 morti solo nelle prime 24 ore dell’operazione Overlord, nei due schieramenti che facciamo, li trasformiamo tutti in agnellini di Pasqua? Sono proprio questi simboli che servono per ammonire e ricordare gli eventi che hanno prodotto tante morti e tanti dolori al mondo intero. Una fasulla colomba di bronzo non rappresenterebbe proprio nulla. Nemmeno ci si fermerebbe a leggere il cartello sotto. E purtroppo, spesso, chi parla di pace non riesce a garantire la pace nemmeno al gatto di casa.