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Un importante articolo pubblicato sulla rivista Science, sottoscritto da 133 scienziati, che afferma come iI bando della caccia da trofeo metta in pericolo la biodiversità

L’International Council for Game and Wildlife Conservation (Cic) informa che 133 scienziati hanno dettagliato l’impatto negativo che l’eventuale divieto di caccia da trofeo avrebbe sulla fauna selvatica, in una lettera aperta pubblicata sulla rivista Science (in allegato). La lettera suggerisce che, in assenza di alternative praticabili, la caccia al trofeo non può essere respinta come mezzo di conservazione.

Gli autori affermano che la caccia ai trofei spesso “distoglie l’attenzione dalle principali minacce per la fauna selvatica”. È importante ricordare che la perdita dell’habitat è la più grande minaccia alla biodiversità, insieme con la perdita di territorio a causa dell’agricoltura. La caccia ai trofei aiuta a preservare il mondo naturale facilitando la gestione dell’habitat e il ripristino del numero di animali selvatici.

Una delle principali autrici, Amy Dickman dell’università di Oxford, suggerisce che un divieto di caccia ai trofei si tradurrebbe solo con “la conseguenza involontaria di… molti più animali uccisi attraverso omicidi illegali e perdita di habitat”. Se le comunità non fossero più in grado di beneficiare della fauna selvatica nelle loro terre, sarebbero costrette a impegnarsi in attività che causano più danni all’ambiente naturale. Il numero di uccisioni illegali aumenterebbe naturalmente quando si rimuove l’incentivo per le persone a prendersi cura della fauna selvatica. Ciò può avvenire attraverso la caccia indiscriminata, il bracconaggio o altre soluzioni da parte delle comunità locali per affrontare i conflitti con la fauna selvatica per esempio attraverso l’uso di trappole o del veleno.

La lettera sottolinea che “è stata mantenuto più territorio rispetto ai parchi nazionali” nelle aree e negli stati dove si pratica la caccia da trofeo, evidenziando i benefici associati alla caccia alla conservazione. Impatti positivi della caccia ben regolata sulla popolazione sono stati dimostrati per molte specie, tra cui rinoceronte, markhor, argali, bighorn e molti ungulati africani.

La Dickman osserva anche il ruolo che i social media svolgono nel creare un’immagine distorta della caccia da trofeo nei confronti del grande pubblico, affermando che “è molto pericoloso vederla attraverso l’obiettivo dei social media perché è distorto, è preferibile ascoltare gli scienziati della conservazione e i rappresentanti della comunità piuttosto che solo i gruppi di difesa”.

Jeremy Cusack, della facoltà di Scienze naturali dell’Università di Stirling, ha aggiunto che “è solo attraverso un processo decisionale ben informato e imparziale che possiamo garantire che popolazioni di animali selvatici e esseri umani possano coesistere a lungo termine”.

Quelli che non sono d’accordo con i principi della caccia da trofeo spesso suggeriscono il fototurismo come sostituto. Tuttavia, gli autori sostengono che “molte aree di caccia sono troppo remote o poco attraenti per attirare visitatori sufficienti”. In un mondo in cui molte aree faunistiche sono minacciate, è essenziale impiegare tecniche di gestione che facilitino la conservazione nei modi più efficienti e ampiamente applicabili.