La responsabilità (furbetta) degli ambientalisti

“Approvare subito la soluzione legislativa e risparmiare gli oltre 20 milioni necessari per celebrare il referendum”, lo propongono ambientalisti e animalisti al presidente del Piemonte Roberto Cota, fingendo responsabilità. Ma vogliono comunque infliggere un colpo mortale alla caccia…

Le associazioni Italia nostra, Lega per l'abolizione della caccia, Lega anti vivisezione, Legambiente, Lega italiana protezione uccelli, Pronatura e Wwf, promotrici del referendum che mira a limitare la caccia in Piemonte, oggi dichiarano: "Dopo che anche i cacciatori e gli armieri hanno formalmente chiesto al presidente Cota e a tutti i partiti presenti in Consiglio regionale, a partire dalla maggioranza, un sussulto di responsabilità nel trovare velocemente una soluzione legislativa anziché spendere oltre 20 milioni di euro per il referendum, non c'è più giustificazione per affrontare questa ingente spesa che altrimenti sarebbe attribuita al presidente Cota e alla sua Giunta, incapaci di scrivere poche righe di legge”.

Continuano le associazioni nel comunicato stampa diffuso pochi minuti fa: “Di fronte alla legittima aspettativa di chi ha raccolto le firme e atteso 25 anni per veder riconosciuto il diritto al voto, ma anche al difficilissimo momento economico in cui versa tutto il Paese, inclusa la regione Piemonte, sarebbe ovvio, quasi elementare, che istituzioni responsabili trovassero la soluzione legislativa che raccolga le istanze referendarie, evitando un ingente impegno economico”.

“Basterebbero pochissime cose di buon senso, come per esempio salvaguardare le specie minacciate e la previsione della domenica priva di pericoli per tutti, per dare risposta alle richieste referendarie. A oggi, tuttavia, nessuno tra i massimi rappresentanti della regione pare avere il buon senso di agire. È insipienza o malafede?”.

"Siamo certi – conclude la nota di Italia nostra, Lac, Lav, Legambiente, Lipu, Pronatura e Wwf – che in assenza di una soluzione legislativa, e se Cota e la sua Giunta arrivassero a far spendere oltre 20 milioni di euro dei piemontesi, i cittadini andrebbero a votare in massa per profondo senso di responsabilità, per dire la loro sulla tutela della natura e la sicurezza pubblica, ma anche per dotare la Regione di una legge che se davvero non riescono a scrivere adesso, possano almeno copiare dai quesiti referendari”.

Ricordiamo che nel caso in cui passasse il referendum, sarà inibita la caccia nel territorio regionale a oltre 20 specie animali, resteranno cacciabili solo lepre, fagiano e cinghiale, sarà stabilita anche la domenica come giornata di silenzio venatorio e previste limitazione sulle autorizzazioni all’abbattimento concesse alle aziende faunistico-venatorie. Non una vera e propria chiusura della caccia, quindi, ma qualcosa di molto simile.