Referendum: associazioni venatorie e Cncn scrivono ai politici piemontesi

I cittadini piemontesi si pronunceranno in materia di caccia tramite un referendum, richiesto nel 1987, che è assai penalizzante e ingiustamente restrittivo rispetto alla legge quadro sulla caccia. Le associazioni venatorie e il Cncn intendono scongiurare questo pericolo.

Il Tar del Piemonte, nell’udienza del 23 novembre 2011, ha stabilito che i cittadini piemontesi si pronunceranno in materia di caccia tramite un referendum (richiesto dal 1987). Nel caso in cui passasse il referendum, sarà inibita la caccia nel territorio regionale a oltre 20 specie animali, resteranno cacciabili solo lepre, fagiano e cinghiale, sarà stabilita anche la domenica come giornata di silenzio venatorio e previste limitazione sulle autorizzazioni all’abbattimento concesse alle aziende faunistico-venatorie. Non una vera e propria chiusura della caccia, quindi, ma qualcosa di molto simile.

Come già anticipato dal presidente della Regione Piemonte Roberto Cota (nella foto), le associazioni venatorie riconosciute assieme al Cncn si sono rivolte ai segretari di partito e ai capigruppo della Regione Piemonte sul tema del referendum.
 
“Con riferimento all'espletando referendum regionale in ordine ad alcune norme della legge piemontese sulla caccia – si legge nella lettera –, le scriventi Associazioni desiderano rivolgerLe un invito a perseguire una soluzione legislativa alle istanze referendarie nel rispetto dei contenuti della legge nazionale n.157/92 e del quadro normativo europeo.
In un momento di crisi come quello attuale, l'indire un referendum, con un costo previsto di oltre venti milioni d euro, su poche disposizioni di una normativa antecedente alla legge nazionale del 1992, risulta davvero un odioso spreco di denaro pubblico impossibile da giustificare agli occhi dei cittadini.
E ciò in quanto il decreto del presidente regionale Cota in data 25 gennaio 2012, nell’indire il referendum al 3 giugno 2012, lascia ampi margini di incertezza soprattutto ove si tenga conto che dovranno essere ancora resi dalla Commissione di Garanzia gli esatti termini dei quesiti referendari, formulati sulla base delle norme antecedenti alla nota Legge 157/92 a sua volta antica di ben 20 anni.
Le scriventi Associazioni ritengono, perciò, che il dialogo fra tutte le forze politiche, nel rispetto delle legittime istanze di tutte le realtà interessate ad un corretto esercizio dell'attività venatoria, costituisca uno strumento più idoneo a risolvere le necessità della Regione Piemonte in materia venatoria, rispetto all’eventuale risultato di un referendum nato ormai vecchio.
Le sottoscritte associazioni – conclude la lettera – confidano pertanto nella Sua disponibilità e volontà a trovare una soluzione politica condivisa alla situazione esistente, in modo tale da evitare che la Regione Piemonte tra l’altro sostenga il costo ingente di oltre venti milioni di euro.
Le scriventi Associazioni si dichiarano a Sua disposizione per un incontro di approfondimento, nella speranza che si possa realizzare positivamente il nostro invito a collaborare”.
La lettera è firmata da:  Paolo Sparvoli (Anlc); Marco Castellani (Anuu) ; Osvaldo Veneziano (Arcicaccia); Giovanni B. Ghini (Cncn); Lamberto Cardia (Enalcaccia);  Matteo Viglietta (Eps); Gianluca Dall’Olio (Federcaccia); Mario Gargano (Italcaccia).