La caccia, come dovrebbe essere

Fate gli scongiuri. Ma è l’unica certezza sull’esito delle prossime elezioni: Alfonso Pecoraro Scanio non sarà al ministero dell’Ambiente e nemmeno al governo. Di più so solo che in questi mesi sono stati presentati un paio di partiti dei cacciatori e prosegue la sceneggiata tra Arcicaccia e Federcaccia. Nonostante tutto e anche se ho imparato a essere scettico, sono moderatamente ottimista. Il nuovo governo non dovrebbe essere estremista nei confronti della caccia. P… Fate gli scongiuri. Ma è l’unica certezza sull’esito delle prossime elezioni: Alfonso Pecoraro Scanio non sarà al ministero dell’Ambiente e nemmeno al governo. Di più so solo che in questi mesi sono stati presentati un paio di partiti dei cacciatori e prosegue la sceneggiata tra Arcicaccia e Federcaccia. Nonostante tutto e anche se ho imparato a essere scettico, sono moderatamente ottimista. Il nuovo governo non dovrebbe essere estremista nei confronti della caccia. Pochi giorni fa, poi, Franco Timo (Federcaccia), Paolo Sparvoli (Libera caccia), Lamberto Cardia (Enalcaccia) e Giovanni Bana (Anuu) hanno firmato un accordo programmatico che prevede la possibilità di adesione da parte delle altre associazioni riconosciute dalla Face. Vogliono creare un “nuovo organismo unitario di coordinamento delle associazioni aderenti” che possa evolvere in “un vero e proprio unico soggetto rappresentativo di tutti i cacciatori italiani”. Per il primo anno, la presidenza sarà assunta dalla Federcaccia e la segreteria organizzativa da Enalcaccia, ma si farà a rotazione. Non credo si tratti di grandi manovre in prospettiva politica. Certo è che Arcicaccia se l’è presa e ha riportato il confronto sul tema all’ordine del giorno: la modifica della 157/92. Non sembra se ne possa uscire: questa benedetta-maledetta legge è lì a dividere sempre il fronte dei cacciatori italiani. Secondo me in modo pretestuoso e inutile. Se si valuta la legge come un totem o un monolite intoccabile si sbaglia, se si pensa che si debba buttare a mare per rifarla tutta si sbaglia forse di più. In effetti, schermaglie a parte, pare ormai che sia gli uni sia gli altri abbiano deposto l’idea dell’inabilitante braccio di ferro. Se queste quattro associazioni condividono un’impostazione, che ne dipingano i contorni e poi si accordino con chi ci sta. E Arcicaccia o altri potranno anche fare i censori, se ne avranno la forza. Si dovranno pur confrontare democraticamente… Sono comunque per soluzioni tecniche, prima che politiche: lasciamo la caccia fuori dai proclami elettorali e dai giochi politici. Fuori dai moralismi. E facciamo sì che le associazioni venatorie difendano la caccia e ne rilancino l’ immagine. Ci vogliono senz’altro facce e idee nuove. Persone che sappiano agire sul territorio e interagire con le amministrazioni, con gli agricoltori, con i tecnici faunistici, con gli ambientalisti. E con i cacciatori: che gli indichino strade praticabili, senza alimentare le contrapposizioni che già esistono e si manifestano pericolosamente anche tra i fautori di differenti forme di caccia. Senz’altro occorre uscire da certe fumosità e frasi fatte che non spiegano, ma suggeriscono. Che dicono poco e non convincono. A cominciare dai punti programmatici indicati dal nuovo “organismo unitario”. Eccoli: “La lotta per la pari dignità dei cacciatori e della caccia italiani rispetto al resto d’Europa; le proposte per un calendario europeo e mediterraneo, con tempi e specie di caccia, secondo le diverse realtà territoriali, decisi tramite un’ interpretazione non restrittiva della direttiva 79/409; le iniziative per il corretto recepimento della direttiva in materia di prelievo in deroga; la rivisitazione della normativa nazionale e regionale in modo da garantire le peculiarità regionali in un contesto coordinato che tenga fermi i principi della proprietà della fauna, della gestione del territorio, della mobilità regolata dei cacciatori; il perseguimento della revisione della legge 394/91 e la riconsiderazione della sua attuazione per ricondurre le percentuali di aree in divieto di caccia nei limiti della legge 157/92; la corretta e razionale applicazione delle direttive Uccelli e Habitat in tema di costituzione e gestione della Rete Natura 2000; la promozione e istituzionalizzazione del volontariato e della protezione civile nell’ambito delle associazioni venatorie”. Presto, ma senza fretta, occorrerà spiegare i “nuovi” programmi. Tecnicamente e non “politicamente”. Dalla base dei cacciatori, senza inutili proclami. E poi ne scriveremo senz’altro.