Kriss Vector Crb e Sdp calibro .45 acp

L’arma che vi presentiamo non ha nulla in comune con i passati secoli di tecnologia armiera: è un unicum, qualcosa di così rivoluzionario da rappresentare “la” nuova base di partenza per la progettazione delle armi semiautomatiche e automatiche

L’arma che vi presentiamo non ha nulla in comune con i passati secoli di tecnologia armiera: è un unicum, qualcosa di così rivoluzionario da rappresentare “la” nuova base di partenza per la progettazione delle armi semiautomatiche e automatiche. Eccessivo? Dopo aver testato con mano le virtù di questo progetto, dapprima in versione full-auto (negli states), e più di recente in versione semiauto (con l’importazione in Italia dei primi esemplari), non possiamo esprimerci diversamente.

 

 

Il concetto ispiratore

Kriss è un gruppo di recente formazione, con basi a Virginia beach (Stati Uniti) e a Nyon (Svizzera), scaturito da una precedente società, la Transformational defense industries che, nella seconda metà del 2007, ha lanciato sul mercato militare e del law enforcement il progetto di un’arma automatica e polimerica, appositamente concepita (in collaborazione con le forze speciali americane) per consentire elevato stopping power (il calibro scelto è il .45 acp), elevato ritmo di fuoco (la cadenza di tiro in full-auto è di circa 1.200 colpi al minuto), controllabilità del rinculo e del rilevamento senza precedenti. Come sempre avviene, dall’originale versione “marziale” sono state derivate alcune versioni civili, due delle quali sono disponibili dall’inizio del 2015 anche per gli appassionati italiani, tramite la Erredi trading di Gardone Val Trompia (Bs). Si tratta dei modelli Sdp, con canna di 150 mm, qualificato arma corta, e Sdp, con canna di 406 mm e calcio pieghevole, qualificato arma lunga.

Il concetto ispiratore, che rende il sistema d’arma Kriss completamente diverso dalle normali pistole mitragliatrici, pistole o carabine semiautomatiche, è che un otturatore convenzionale con corsa rettilinea, per quanto ben studiato, quando arriva a fondo corsa dopo aver espulso il bossolo, fornisce una spinta sulla spalla del tiratore che si traduce inevitabilmente in un momento torcente, cioè in pratica in una rotazione verso l’alto, un rilevamento. Per questo motivo, avendo in mente di produrre un’arma a elevata cadenza di tiro, ma anche a elevata controllabilità, è stato necessario abbandonare i concetti convenzionali, e realizzare un otturatore completamente diverso e nuovo. L’otturatore della Kriss, infatti, è costituito da un complesso sistema, composto dall’otturatore vero e proprio che porta percussore ed estrattore, ed è articolato a un blocco posteriore per mezzo di due profili a camme. La parte geniale è che, mentre l’otturatore vero e proprio deve compiere il primo tratto di corsa in orizzontale, per estrarre ed espellere il bossolo, il blocco posteriore (che riceve a sua volta la spinta per tramite dei profili a camme) ha una corsa quasi verticale, comprimendo la molla di recupero alloggiata all’interno di una sede prismatica collocata tra il bocchettone del caricatore e la guardia del grilletto. Questa soluzione costituisce una sorta di chiusura metastabile, nel senso che fornisce una resistenza superiore all’apertura rispetto a quella che offrirebbe una chiusura a massa semplice, senza le complicazioni di una chiusura geometrica (a canna rinculante, per esempio). Nell’ultimo tratto di corsa, quando il blocco posteriore ha quasi completato la compressione della molla, anche la coda dell’otturatore bascula seguendo il blocco e “spegnendo”, per così dire, il proprio moto con una componente verticale rivolta verso il basso. È previsto un buffer polimerico di fine corsa, che impatta contro la piastra metallica di chiusura dell’alloggiamento.

Il risultato è che il consueto moto orizzontale dell’otturatore viene, per così dire, “scomposto” in una serie di componenti vettoriali che puntano verso il basso, anziché verso la spalla del tiratore o verso l’alto. In parole povere, secondo quanto dichiarato dal produttore, con questo sistema di otturatore si ottiene una riduzione del rinculo pari al 60 per cento, e una riduzione del rilevamento pari addirittura al 95 per cento.

La struttura portante prevede l’ampio ricorso ai polimeri, integrati però da opportune gondole in acciaio. L’arma si compone, in pratica, di due sottoinsiemi: il primo, superiore e posteriore, comprende impugnatura, sistema di percussione e scatto, sicura, attacco per l’eventuale calcio, slitta Picatinny con gli organi di mira; il secondo, inferiore e anteriore, prevede la canna, l’otturatore, il bocchettone del caricatore e l’alloggiamento per l’otturatore articolato, con relative guide di scorrimento. Sopra la canna, inoltre, è previsto un alloggiamento per eventuali torce tipo Surefire. L’assemblaggio delle due componenti è molto razionale e si avvale di quattro spinotti con dente elastico di ritegno (tipo H&K per intenderci): due superiori e due inferiori. Rimuovendo i due spinotti superiori e quello inferiore più vicino all’impugnatura, i due sottoinsiemi si separano facilmente per procedere alla pulizia ordinaria; una volta fatto ciò, basta rimuovere il quarto spinotto (quello inferiore anteriore) per smontare e rimuovere il gruppo otturatore. Lo smontaggio non richiede utensili e si completa in una decina di secondi, il rimontaggio è altrettanto semplice e intuitivo, anche per chi non è avvezzo all’arma.

Per quanto riguarda la percussione, la struttura dell’otturatore ha richiesto un pochino di fantasia: c’è un cane interno convenzionale, è vero, solo che è montato a rovescio, quindi la rotazione avviene al di sotto del perno di montaggio e non al di sopra, come in una pistola convenzionale (soluzione non certo inedita in sé, visto che è da qualche decennio utilizzata in alcune pistole per il tiro accademico, tanto per fare un esempio). È ospitato all’interno del sottoinsieme superiore del castello e collegato al grilletto per mezzo di un lungo rinvio. Il grilletto ha corsa rettilinea (tipo 1911, per intenderci), a portata del pollice della mano forte c’è una leva ambidestra che funge da sicura manuale, con un arco di azionamento di circa 90 gradi, grosso modo da “ore 4” a “ore 8”. Il movimento di disinserimento avviene ruotando la leva in avanti, con istintività e naturalezza. Nella versione full-auto, appena dietro la finestra di espulsione c’è una seconda leva che funge da selettore, con possibilità di scegliere colpo singolo, raffica di due colpi o raffica libera. Gli altri comandi sono costituiti dal pulsante di sgancio del caricatore, posto circa a metà del relativo bocchettone sul solo lato sinistro, dalla manetta di armamento articolata e dal bilanciere dell’hold open, anch’essi sul lato sinistro. Per quanto riguarda l’alimentazione, intelligentemente si è scelto, invece di sviluppare un sistema originale, di utilizzare i caricatori metallico-polimerici della Glock 21, che in configurazione standard hanno capacità di 13 colpi, mentre in configurazione maggiorata (per il full-auto) arrivano a 30 colpi.

La manetta di armamento, come si diceva, è articolata: normalmente giace ripiegata lungo l’asse della canna e non segue il moto retrogrado dell’otturatore (cioè non è “reciprocante”, come si dice oggi). È tenuta in posizione ripiegata da una molla a filo, e in posizione avanzata da un’altra molla, questa volta a spirale. Afferrandola e ruotandola di 90 gradi verso l’esterno, in posizione di manovra, provoca un primo arretramento dell’otturatore di circa 3 millimetri con una potente azione di leva, realizzando così una sorta di estrazione primaria capace di “stappare” dalla camera di scoppio il più recalcitrante dei bossoli. Una volta posta in posizione di manovra, non resta che arretrarla, aprendo l’otturatore e armando il cane. È possibile bloccare l’otturatore manualmente in apertura anche in assenza di un caricatore vuoto nel bocchettone, premendo la parte posteriore del bilanciere dell’hold open mentre si fa avanzare leggermente l’otturatore dalla posizione di massima apertura. Se, invece, l’otturatore resta aperto automaticamente dopo lo sparo dell’ultimo colpo, per riportarlo in chiusura una volta rifornita l’arma con un nuovo caricatore si può arretrare nuovamente la manetta, oppure premere la parte anteriore del bilanciere dell’hold open, appositamente maggiorata.

 

Le due versioni civili

La Erredi trading ha deciso di importare due distinte versioni dell’arma, la Crb e la Sdp, classificate rispettivamente arma lunga e arma corta. La Sdp ha una canna di soli 150 millimetri che, quindi, protrude appena dal semicastello inferiore, come sull’originale full-auto. Nella parte posteriore del semicastello superiore, invece, è ancorato un manicotto polimerico “monco” che termina con una maglietta porta cinghia a sgancio rapido. Nella valigetta è, infatti, prevista una cinghia tattica da indossare a tracolla, che consente di portare l’arma sospesa sotto l’ascella e funge da punto posteriore di trazione durante la collimazione, stabilizzando il puntamento in modo migliore rispetto al semplice tiro a due mani. La versione Crb, invece, è dotata di un calcio a stampella pieghevole sul lato destro, con calciolo regolabile in lunghezza con una escursione di circa 20 mm, allentando i quattro grani laterali di tenuta. La canna è lunga 406 millimetri e la notevole porzione di canna che oltrepassa i confini del semicastello inferiore è “occultata” sotto un barrel shroud (manicotto) del diametro di 38 millimetri, che ha l’utilità pratica di proteggere la mano del tiratore dal calore eventualmente sviluppato dalla canna, ma soprattutto una notevole utilità estetica, visto che sembra (sembra, maresciallo, non si preoccupi, sembra!) un moderatore di suono. Per entrambe le versioni, è prevista una slitta Picatinny superiore a tutta lunghezza per l’installazione di ottiche o red dot, completata da due mire abbattibili tipo Diamondhead, costituite da mirino a palo regolabile in elevazione e diottra a “L” regolabile in derivazione, protette da robuste alette laterali. Sopra la canna è previsto un alloggiamento per una torcia tattica, a tal fine le scanalature laterali del semicastello superiore possono essere utilizzate per far passare all’esterno il comando remoto. Sotto la canna è prevista, infine, un’ulteriore porzione di slitta Picatinny, che può essere utilizzata per il fissaggio di un’impugnatura verticale aggiuntiva, e sui lati sono previsti due fori filettati per l’eventuale installazione di altri due mozziconi di Picatinny. 

La prova a fuoco si è svolta sui 25 metri, negli stand di tiro del Tsn di Gardone Val Trompia (Bs) che ci ha ospitati con la consueta disponibilità. Il primo approccio con l’arma è, inutile dirlo, sconcertante: la meccanica innovativa condiziona pesantemente l’estetica, che sembra a prima vista avere a che fare con i prodotti Black & Decker che fanno bella mostra di sé sugli scaffali di una ferramenta, piuttosto che con il mondo delle armi! Superato il primo sconcerto, però, si apprezzano immediatamente l’ergonomia dell’impugnatura a pistola, la comodità di azionamento della sicura, l’asse bassissimo della canna, al di sotto della spalla (per la versione dotata di calcio), la compattezza generale e l’assenza pressoché totale di “spigoli” strani. La versione pistola ha manifestato un peso di scatto di 4.400 grammi, quindi pesante, la versione carabina è risultata ancor più ostica, con un peso di 4.500 grammi. La corsa, però, è relativamente pulita e non troppo lunga, quindi in effetti risulta ben sfruttabile al tiro e non “denuncia” tutti i grammi rilevati.

Armando l’otturatore mediante la leva laterale, si capisce immediatamente come mai il comando abbia una lunghezza a dir poco generosa: perché, in effetti, la molla di recupero offre una resistenza decisa, derivante dal fatto che, diversamente da una normale “pistola” in .45 acp, la chiusura non è geometrica ma metastabile (delayed blowback per dirla secondo gli americani) e l’insieme dell’otturatore e del blocco posteriore non ha un peso così determinante. La versione carabina è avvantaggiata nell’armamento, perché puntando il calcio contro la spalla si riesce a vincere più facilmente la resistenza della molla, mentre con la versione pistola manca un punto di appoggio, ma si può comunque facilitare l’operazione arretrando la manetta con il palmo della mano, tenendo il gomito orizzontale, anziché con due o tre dita. In compenso, una volta messo il colpo in canna, entrambe le armi hanno mostrato un funzionamento impeccabile (malgrado il freddo glaciale di una mattinata pre-natalizia), con estrazione ed espulsione regolarissime. Solo in una occasione, su oltre 200 colpi sparati, si è verificato un impuntamento con le cartucce Fiocchi 200 grani Flat nose, evidentemente meno digeribili delle classiche hardball. La parte frontale del bocchettone del caricatore, solcata da alcune scanalature orizzontali, funge ottimamente da impugnatura anteriore, fermo restando che l’optimum è rappresentato, a nostro avviso, da una tipica vertical grip da fissare alla slitta Picatinny inferiore. Sulle prime desta una certa impressione anche la finestra di espulsione: ampia e squadrata, è però altissima rispetto all’asse canna-otturatore, tanto che guardando l’arma dal lato destro, il movimento dell’otturatore non si riesce a percepire. Però, funziona!

Per le prove a fuoco abbiamo scelto una miscellanea di caricamenti commerciali, spaziando tra Fiocchi e Sellier & Bellot con palla Fmj di 230 grani, e ancora le Fiocchi con palla ramata di 230 grani (e sede innesco small, per apparecchio leadless) e le Fmjfn di 200 grani. La differenza di lunghezza di canna si è fatta sentire, con uno scarto in termini di velocità alla bocca (misurata con cronografo Chrony a due metri circa dalla volata) compreso tra i 16,8 metri al secondo delle Fiocchi Fmjrn di 230 grani e i 54,6 metri al secondo delle Fiocchi Fmjfn di 200 grani, ovviamente a vantaggio della canna più lunga. Ancora buona la differenza velocitaria con le Fiocchi ramate (30,3 m/sec), appena superiore al minimo la differenza velocitaria riscontrata con le Sellier & Bellot, pari a 22,7 m/sec. Per quanto riguarda la costanza tra un colpo e l’altro, con la carabina il miglior risultato è stato ottenuto con le Fmjfn di 200 grani, mentre con la pistola le migliori sono state le Sellier & Bellot.

E adesso, la domanda fatidica: come si comportano le armi Kriss allo sparo? La risposta può essere riassunta un una sola parola: fantasticamente! In effetti, il sistema innovativo di funzionamento sembra proprio mantenere quanto promette: avevamo avuto la conferma di ciò con le prime prove svolte negli Stati Uniti in full-auto, ma anche le versioni semiautomatiche disponibili per gli appassionati italiani non deludono: anche mantenendo cadenze di tiro ultra-rapide, l’allineamento con il bersaglio è immediato e la volata non si muove. Questo è, naturalmente, tanto più vero per la versione carabina, che dispone di un appoggio rigido per la spalla e ha una canna più lunga che sposta il baricentro più in avanti, ma risulta inequivocabile anche con la pistola, con canna corta e cinghia tattica di trazione. I raggruppamenti sul bersaglio, ottenuti sparando a due mani in tiro rapido, pur in presenza di mire metalliche molto “tattiche”, quindi con la finestra della diottra di generose dimensioni (non così indicata per il tiro di precisione), sono stati decisamente gratificanti e abbastanza equivalenti tra le due armi. Questo è un paradosso solo apparente, perché anche se la Sdp non ha un vero calcio, tendendo opportunamente la cinghia tattica si riesce a ottenere una buona stabilità; inoltre, imbracciando la Crb la diottra risulta più vicina all’occhio rispetto alla Sdp tenuta a braccia (quasi) tese e, di conseguenza, è possibile un puntamento più preciso con la seconda, più che con la prima. Ovviamente, parlando sempre delle mire di back-up in dotazione, è possibile che l’uso di un red dot possa sparigliare le carte.

 

Conclusioni

Il progetto non ha concorrenti, in quanto è unico nei concetti ispiratori e nel sistema di funzionamento. La docilità allo sparo è reale e non solo “pubblicitaria”: tanto per fare un esempio “terra-terra”, abbiamo riscontrato una stabilità enormemente superiore sparando con la Kriss in full-auto, a 1.200 colpi al minuto, rispetto a quella riscontrata con il vecchio Thompson (sempre in .45 acp), malgrado quest’ultimo sia caratterizzato da una cadenza di tiro ben più bassa (intorno ai 700 colpi al minuto, quasi la metà!) e da un peso ben superiore (quasi 5 chilogrammi contro appena 3). La fisica ha il suo peso, non c’è che dire! La doppia disponibilità sul mercato italiano della versione pistola e della carabina consente un’ampia versatilità di utilizzo: pensiamo, in particolare, alla difesa abitativa o dotazione per le guardie giurate per la prima, alla difesa abitativa e/o al tiro Action con la seconda, magari nella Sub-gun division di Tiro dinamico. A tal proposito, l’importatore italiano ha avanzato la richiesta di nulla osta per la classificazione sportiva della carabina alla Fitds che, però, ha al momento opposto un rifiuto, malgrado dall’esame delle caratteristiche delle armi previste dal regolamento 2015 non si siano a prima vista riscontrati motivi ostativi all’impiego. 

 

Scheda tecnica

Produttore: Kriss arms, www.kriss-arms.com

Distributore: Erredi trading, via Matteotti 311, 25063 Gardone Val Trompia (Bs), tel. e fax 030.89.10.743, www.erreditrading.com

Modello: Vector Crb

Tipo: carabina semiautomatica

Calibro: .45 acp

Funzionamento: chiusura metastabile con otturatore articolato

Alimentazione: caricatore bifilare a presentazione singola, compatibile con Glock 21

Numero colpi: 5

Lunghezza di canna: 406 mm

Lunghezza totale: 673-895 mm

Scatto: diretto, peso di sgancio rilevato 4.300 g

Percussione: cane interno

Mire: slitta Picatinny superiore per l’installazione di ottiche; mire ripiegabili tipo Diamondhead

Sicura: manuale ambidestra a leva sopra l’impugnatura

Materiali: tecnopolimero; anima interna del telaio, canna e otturatore in acciaio

Finiture: brunitura nera semiopaca

Peso: 3.300 g

Qualifica: arma comune

Prezzo: 2.880 euro, Iva inclusa

 

Modello: Vector Sdp

Tipo: pistola semiautomatica

Calibro: .45 acp

Funzionamento: chiusura metastabile con otturatore articolato

Alimentazione: caricatore bifilare a presentazione singola, compatibile con Glock 21

Numero colpi: 13

Lunghezza di canna: 150 mm

Lunghezza totale: 406 mm

Scatto: diretto, peso di sgancio rilevato 4.400 g

Percussione: cane interno

Mire: slitta Picatinny superiore per l’installazione di ottiche; mire ripiegabili tipo Diamondhead

Sicura: manuale ambidestra a leva sopra l’impugnatura

Materiali: tecnopolimero; anima interna del telaio, canna e otturatore in acciaio

Finiture: brunitura nera semiopaca

Peso: 2.440 g

Qualifica: arma comune

Prezzo: 2.800 euro, Iva inclusa