Il terrorismo anticaccia trova casa nel Pdl

L’onorevole Fiorella Ceccacci Rubino (in foto) e altri 30 parlamentari del pdl hanno inviato al ministero dell’Interno, delle Politiche agricole e dell’Ambiente un’interpellanza dopo gli ultimi casi di incidenti legati alla caccia che hanno coinvolto bambini

L’onorevole Fiorella Ceccacci Rubino e altri 30 parlamentari del pdl hanno inviato al ministero dell’Interno, delle Politiche agricole e dell’Ambiente un’interpellanza dopo gli ultimi casi di incidenti legati alla caccia che hanno coinvolto bambini. L’interpellanza riprende in modo piuttosto “ortodosso” i temi propri delle associazioni abolizioniste, in primis l’Associazione vittime della caccia, in particolare sottolineando che “ogni anno la stagione venatoria si conclude con decine di minori uccisi e mutilati per un’attività che ha perso qualsiasi giustificazione storica e sociale”. I parlamentari chiedono in particolare ai ministeri di “vietare la partecipazione dei minori alle battute di caccia, anche solo in qualità di accompagnatori; aumentare le distanze di sicurezza previste dall’articolo 21 della legge 157/92; intensificare i controlli e la vigilanza sull’attività venatoria al fine di prevenire e reprimere comportamenti lesivi dell’incolumità pubblica; applicare l’articolo 703 cp (esplosioni pericolose) in caso di mancato rispetto delle distanze di sicurezza, inasprendo la sanzione penale prevista; sottoporre i cacciatori a esami psicoattitudinali e di idoneità fisica annuali, anziché ogni sei anni come previsto attualmente (in considerazione dell’aumento dell’età media dei cacciatori, ndr); vietare l’accesso ai fondi privati quando non espressamente consentito dal proprietario; rivedere la disponibilità del territorio fruibile per i cacciatori, ripartendo da inderogabili e preminenti criteri di sicurezza pubblica e privata; avviare la ricerca di metodi incruenti per il contenimento demografico delle specie considerate in sovrannumero, con il supporto e la guida dell’Ispra e del mondo scientifico; bloccare e vietare l’allevamento e l’immissione a scopo venatorio di fauna appartenente alla specie da contenere; sospendere per un periodo di tempo non recuperabile la stagione venatoria ogni qual volta si verifichino episodi mortali come purtroppo oggi si assiste con frequenza”.

 

Ferma restando l’esigenza, condivisa evidentemente da tutti (cacciatori inclusi), di limitare sempre di più l’insorgenza di incidenti di caccia, l’interpellanza è chiaramente improntata non tanto alla soluzione di un problema con criteri oggettivi e razionali, quanto piuttosto alla “punizione” dei cacciatori in quanto tali, con metodi che sembrano ispirati più alla “vendetta” che alla necessità di trovare soluzioni efficaci e condivise (in particolare, quando si parla di sospendere la stagione venatoria ogni qual volta si verifichino episodi mortali, creando una sorta di “responsabilità oggettiva” per i cacciatori tutti, sia quelli virtuosi, sia quelli direttamente colpevoli).

Il sottosegretario all’Interno, Saverio Ruperto, ha espresso “preoccupazione e necessità di maggior attenzione sia durante l’attività venatoria sia per la custodia delle armi”, ammettendo tuttavia di non avere a disposizione dati che consentano di calcolare l’età media dei cacciatori. In merito alla possibilità di prevedere controlli psicofisici più stringenti, il sottosegretario ha evidenziato come il decreto 204/2010 già preveda l’emanazione di decreti attuativi per variare le modalità di accertamento dei requisiti. In relazione, infine, alla previsione di metodi incruenti per il contenimento delle popolazioni di determinate specie animali, il sottosegretario ha ricordato che il “metodo cruento” della caccia di selezione vale solo in subordine all’inefficacia dei metodi incruenti e che, comunque, è “al vaglio del ministero dell’ambiente e del territorio una proposta di modifica della normativa vigente nella quale verrebbe previsto il divieto di immissione di cinghiali sul territorio”.