Il Comitato invita al no

In un comunicato il Comitato direttiva 477 enuncia le ragioni del suo sostegno al no per il referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre

Il Comitato direttiva 477 è statutariamente apartitico e intende rimanere tale. Il vicino appuntamento referendario è però una questione istituzionale che esula, o almeno dovrebbe, dai contrasti politici e partitici, motivo per cui nelle righe che seguono spiegheremo sinteticamente le ragioni del nostro sostegno al NO al referendum del 4 dicembre 2016.

1. Ampie parti del testo sono difficilmente comprensibili e in alcuni casi sono persino afflitte da grossolani errori di sintassi. Non si può essere d'accordo con una norma di cui parti significative sono sostanzialmente incomprensibili e che il testo potesse essere scritto meglio lo hanno ammesso addirittura Renzi e il ministro Boschi. Dubitiamo perfino che la maggior parte degli avvocati, dei magistrati o dei notai possano comprendere l'art. 10 della riforma (o vero il nuovo art. 70 della Costituzione) dopo averlo letto anche due volte;

2. La riforma costituzionale è strettamente legata alla legge elettorale (il c.d. "italicum"), approvata con la fiducia e sulla quale Renzi ha dovuto accordarsi con Cuperlo impegnandosi a cambiarla dopo l'eventuale vittoria del sì. È inappropriato ed è inaccettabile che una malfatta legge elettorale diventi merce di scambio per consentire l'approvazione della riforma costituzionale. Inoltre gli unici due casi precedenti di uso della fiducia per una legge elettorale sono la "legge Acerbo" (che servì ad aprire le porte al Fascismo) e la c.d. "legge truffa" del 1952, le quali sicuramente non costituiscono dei precedenti rassicuranti. Di certo un iter maggiormente ponderato e condiviso sarebbe stato più responsabile;

3. In aggiunta a quanto detto non bisogna dimenticare che la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima le legge elettorale con cui è stato eletto l'attuale Parlamento (la legge Calderoli, anche detta "porcellum") e sebbene non abbia interrotto la legislatura in ossequio al principio di continuità sarebbe stato probabilmente più opportuno far approntare la riforma costituzionale da un parlamento eletto con una legge elettorale non illegittima;

4. L'elemento cardine della nuova riforma costituzionale è l'abolizione del Senato elettivo. A tal proposito riteniamo che come il potere di un sindaco debba chiaramente derivare dal fatto di essere stato eletto per quell'incarico, così anche il potere di un senatore (e la relativa immunità) debbano derivare dall'essere stato appositamente eletto. È del tutto inaccettabile che questa riforma abolisca i senatori direttamente eletti senza però stabilire compiutamente i criteri e le procedure con cui saranno nominati i componenti del nuovo Senato;

5. Allo stesso modo non possiamo non notare come molte delle proposte di legge che più hanno minacciato i nostri diritti di appassionati in passato siano state fermate o alleggerite proprio al Senato. È quanto mai fondamentale che finché il Senato esisterà possiamo noi stessi eleggerne i componenti, di modo che ci possano essere persone competenti ed in grado di tutelare anche in quella sede i nostri diritti;

6. Per le leggi di iniziativa popolare viene triplicato il numero delle firme richieste, rinviando poi l'iter della legge in maniera assolutamente inconsistente e fumosa ai regolamenti parlamentari;

7. A "bilanciare" questa maggiore difficoltà per i cittadini vi è la previsione dell'art. 12 della riforma che invece stabilisce i casi in cui il "Governo può chiedere alla Camera dei deputati di deliberare entro cinque giorni dalla richiesta". In pratica i deputati dovrebbero prendere cognizione e votare una legge entro pochi giorni, magari su materie complesse o di cui non hanno alcuna esperienza. È ovvio che i deputati non avrebbero modo di concepire alcuna seria critica nei confronti di tali leggi: in due anni circa non sono riusciti a scrivere una riforma comprensibile e dalla sintassi corretta, non osiamo pensare cosa riuscirebbero a fare in cinque giorni;

8. Di contro le modifiche relative al quorum richiesto per i referendum abrogativi potrebbero comportare rischi gravissimi per chi coltiva passioni come le nostre, specie in un periodo intriso come questo di ideologie tanto assurde quanto rapidamente dilaganti, e non si può non considerare che il referendum per l'abolizione della caccia del 1990 sarebbe passato se si fosse tenuto con le regole introdotte dalla riforma;

9. L'articolo 31 della riforma stabilisce che la potestà legislativa è vincolata all'ordinamento dell'Unione Europea. In sostanza viene esclusa esplicitamente qualsiasi possibilità per i cittadini di abrogare per referendum una norma dell'Unione Europea e viene costituzionalizzata la subordinazione passiva all'Unione Europea. Noi in particolare, che ci troviamo in questi mesi a osteggiare con fatica le assurde modifiche alla Direttiva 91/477, ben comprendiamo i rischi che una tale novità comporterebbe.

Pur avendo cercato di mantenerci sintetici, molte altre ragioni possono essere addotte a sostegno del nostro appello a votare NO. Speriamo comunque che queste poche righe possano fornire uno spunto di riflessione per gli elettori e che siano state da stimolo per approfondire i temi legati alla riforma di modo da poter votare in piena coscienza.