Il .38 special, immortale per antonomasia

Il .38 special è una delle cartucce in assoluto più longeve per quanto riguarda la difesa personale: le sue prestazioni, che superficialmente possono essere considerate sorpassate rispetto al .357 magnum, risultano invece ideali in particolare nell’impiego negli scenari tra le mura domestiche

Poche sono le cartucce ancor oggi esistenti, e diffuse per la difesa personale, che possano vantare una longevità e una diffusione anche solo lontanamente paragonabile a quella del .38 special: una cartuccia che ha in pratica attraversato tre secoli (essendo stata presentata nell’ormai lontano 1898) e probabilmente arriverà anche al quarto, continuando a dominare il mercato. Oggi può essere con piena ragione considerata obsoleta dai più per determinati impieghi: in primis, va da sé, quello militare ma anche di polizia, principalmente perché è passato di moda in quei ruoli il revolver, e perché dal punto di vista dell’energia cinetica, il calibro è senza dubbio sorpassato dal suo energetico discendente, il .357 magnum. Resta, a suo vantaggio, una eccellente precisione intrinseca per il tiro ludico in poligono, ma anche a nostro avviso (e non solo nostro), una notevole flessibilità di impiego nel contesto della difesa abitativa. Le motivazioni sono numerose…

I vantaggi uno per uno
Il .38 special è nato proprio a cavallo della transizione tra due mondi, quello della polvere nera e quello della polvere infume. La sua volumetria è ancora quella tipica del periodo della polvere nera, nasceva in effetti proprio per consentire di stivare qualche grano in più di polvere rispetto al .38 long Colt, adottato a livello militare ma ben presto flagellato da una serie di resoconti operativi di scarsa efficacia terminale. Sia come sia, in realtà la stragrande maggioranza della vita operativa e commerciale del .38 è avvenuta con caricamenti infumi. La pressione media massima secondo le norme Cip è pari a 1.500 bar, quasi identica a quella di un altro grande classico ultrasecolare della difesa personale, cioè il 7,65 Browning (1.600 bar), mentre la cartuccia per pistola semiautomatica che le è prestazionalmente più vicina, cioè il 9 corto, lavora addirittura a pressioni inferiori (1.350 bar). La caratteristica vincente del .38 special è quella di avere una latitudine di caricamenti tra le più ampie (insieme al .357 magnum) in assoluto, sia in termini di morfologia di palla, sia in termini di peso, che spazia tra i 110 grani dei caricamenti blindati ad alta velocità, fino ai tradizionali 158 grani, ogivali o troncoconici in piombo nudo o blindati, passando per caricamenti del tutto peculiari come la palla wad cutter di 148 grani, nata per il tiro a segno ma utilizzabile con successo anche nella difesa abitativa. Contesto nel quale la ridotta autonomia di fuoco del revolver (5-8 cartucce) non è particolarmente penalizzante. Le sue prestazioni “medie”, lungi dal rappresentare un limite, rendono in realtà questa cartuccia ottimale tanto in revolver a canna lunga (i classici 6 pollici), quanto con canne di lunghezza media (4 pollici) e anche corta (2 pollici), senza significative contropartite in termini di controllabilità, anche da parte di chi non abbia un allenamento intensivo con la propria arma. In un contesto di difesa abitativa, dove non è prioritaria la massima occultabilità, il miglior compromesso tra maneggevolezza e prestazioni si ottiene con revolver con canna di 4 pollici, ma anche con il 2 pollici si ottiene comunque una notevole efficacia, stanti anche le ridottissime distanze di ingaggio. Ovviamente, oltre ai revolver “nativi” .38 special, un altro vantaggio del calibro è la perfetta utilizzabilità in qualsiasi revolver nato per il .357 magnum.

La scelta della cartuccia
In particolare negli Stati Uniti, sono disponibili sul mercato una varietà pressoché infinita di moderni caricamenti espansivi, i quali tuttavia non sono utilizzabili in Italia per la difesa personale. Tra i caricamenti disponibili, ai due antipodi vi sono quelli a palla blindata (ogivale a punta piatta o troncoconica) di peso contenuto a elevata velocità, e quelli con palla pesante in piombo nudo a velocità più contenuta. Per quanto riguarda i primi, possiamo evidenziare a titolo di esempio i Black mamba di Fiocchi, che a fronte di una palla di 110 grani raggiungono in canna manometrica di 150 mm i 360 metri al secondo, con una energia corrispondente di 462 joule (47 kgm), non così lontana dalle prestazioni di un 9 mm parabellum standard. Lo scotto da pagare a fronte di queste prestazioni è, normalmente, una vivace fiammata di volata (che può risultare abbagliante in condizioni sfavorevoli di illuminazione), una rumorosità superiore alla media e una maggior secchezza di reazioni allo sparo. L’uso di munizioni con palla ultraleggera per il calibro, come in questo caso, può inoltre risultare inibito dai produttori di revolver ultralight, come quelli con telaio in lega leggera allo scandio e tamburo in titanio, a causa della più accentuata erosione dell’area superiore del telaio a opera dei gas. All’estremo opposto vi sono i caricamenti con palla in piombo nudo del peso di 158 grani, che hanno indubbiamente una velocità inferiore, ma ancora uno stopping power di tutto rilievo, congiuntamente a reazioni allo sparo più progressive e a una fiammata e rumorosità più contenuta: il caricamento Geco ogivale in piombo nudo vanta infatti una velocità dichiarata di 275 metri al secondo, che si traducono in una energia di 386 joule (39,3 kgm). Rispetto al proiettile blindato di pari peso, il proiettile in piombo nudo risulta preferibile negli ambienti chiusi per la minore attitudine al rimbalzo, pensando in particolar modo alla non elevatissima velocità iniziale (che impedirebbe alla palla blindata di schiacciarsi sufficientemente contro la superficie). Ancor più estrema, ma efficace e coerente, è la scelta di caricare il tamburo con le cartucce wad cutter con palla cilindrica in piombo di 148 grani. Secondo il catalogo Fiocchi, la velocità in questo caso è di soli 200 metri al secondo e l’energia di soli 192 joule (19,6 kgm), in compenso la parte frontale completamente piatta consente una cessione pressoché totale dell’energia sul bersaglio, con ottima efficacia terminale sulle brevissime distanze, a fronte di minima rumorosità, rinculo e fiammata. Per contro la velocità è tanto modesta da comportare il rischio di rimbalzo su superfici dure (come i muri), quasi come una blindata, per contro la lega del proiettile è solitamente piuttosto morbida e anche in tali frangenti consente di scaricare buona parte dell’energia sulla superficie, quindi anche in caso di rimbalzo la lesività risulta modesta.