Florino torna alla carica sui coltelli

Almeno è stato di parola: il senatore di An Michele Florino aveva annunciato un disegno di legge per limitare i delitti commessi con i coltelli

Almeno è stato di parola: il senatore di An Michele Florino aveva annunciato un disegno di legge per limitare i delitti commessi con i coltelli, in seguito alla scia di omicidi avvenuti nel napoletano. Il risultato è il disegno di legge n° 3230, d’iniziativa del senatore Luigi Bobbio (Florino è tra i firmatari). Il documento denota, come era prevedibile, quantomeno una grande impreparazione dal punto di vista giuridico. In sostanza, Florino vuole proporre pene aspre per chi è sorpreso a portare un’arma bianca o un’arma “la cui destinazione può essere l’offesa” (forse con questo termine si intendono gli strumenti atti a offendere). Fin qui, non ci sarebbe nulla di male, se non fosse per il modo confuso con il quale si intende procedere. In sostanza, si vuole aggiungere un articolo alla legge 895 del 1967 (quella che punisce il commercio e la detenzione di armi da guerra), che punisce chiunque illegalmente porta in luogo pubblico o aperto al pubblico armi da punta e da taglio la cui destinazione naturale è l’offesa alla persona. Per le “armi da punta e da taglio diverse da quelle del comma I, la cui destinazione può essere l’offesa” (in pratica i “vecchi” strumenti atti a offendere, almeno speriamo!), si punisce chiunque porti tali armi in luogo pubblico o aperto al pubblico “senza necessità”. Le motivazioni contenute nel preambolo sono quantomeno deliranti: si sostiene, tra l’altro, che siccome le baionette non sono considerate armi da guerra, “chi fosse sorpreso nella detenzione o nel porto di essa non sarebbe né soggetto ad arresto né soggetto a sanzione penale idonea o accettabile”. Ma scherziamo? La baionetta (e le altre armi bianche, escluso il “bastone animato”), è un’arma di cui è proibito il porto in modo assoluto (pur non essendo da guerra), e l’articolo 699 del codice penale punisce tale fattispecie con l’arresto fino a 3 anni (la pena è aumentata se il fatto è commesso in luogo ove ci sia concorso o adunanza di persone o, di notte, in un luogo abitato). Invece di produrre nuovi articoli di legge con definizioni confuse e contraddittorie, non sarebbe stato meglio semplicemente inasprire le norme già esistenti (oltre all’articolo 699 cp, per chi non lo sapesse, c’è anche una certa legge 110/75 che punisce con l’arresto fino a un anno e con l’ammenda fino a 400 mila delle vecchie lire chi porta fuori di casa strumenti atti a offendere). La normativa sulle armi è già abbastanza confusa e difficile da applicare per le stesse forze dell’ordine: c’era davvero bisogno di intorbidire ancor di più le acque? Ma soprattutto, invece che sugli strumenti, non sarebbe ora di intervenire sulla mentalità di chi crede nella cultura del coltello in tasca? Davvero si ritiene che norme di questo tipo servano a limitare gli omicidi da “guappo”? Il senatore si è premurato di avvertire che “la tutela e la protezione del cittadino non è per il legislatore uno sterile slogan”. A noi sembra proprio il contrario.