Fiocchi: «In gioco il futuro della caccia»

Non solo caccia nel programma di Pietro Fiocchi: «Bisogna che le direttive e le leggi non siano frutto di ambigui compromessi, ma intercettino i legittimi interessi della Comunità delle Nazioni» In questa campagna elettorale Pietro Fiocchi, candidato indipendente per Fratelli d’Italia nella circoscrizione Nord-Ovest, è riuscito a partecipare a ben 400 incontri con amici cacciatori che condividono la sua passione per la caccia. Ha incontrato più di 10.000 amici e sostenitori e con loro ha discusso le problematiche della categoria e parlato di soluzioni, con l’obiettivo di far ritornare il cacciatore una figura rispettata da tutti, in primis dalle istituzioni. Presidente di Fiocchi of America, ha ricevuto l’appoggio anche da suo cugino Costantino, cacciatore anch’egli…
Tra due anni potrebbe essere avviata la verifica sull’applicazione della direttiva europea delle armi che ha compresso gli interessi legittimi dei cacciatori e dei tiratori in nome della difesa dal terrorismo. Come intende agire?
«La prima cosa da vedere è che maggioranza si creerà in Europa, come saranno i delicati equilibri e poi agire facendo squadra con altri europarlamentari italiani e di altre nazionalità che la pensino come noi. La direttiva europea delle armi purtroppo è stata condizionata dall’emotività a seguito degli attentati terroristici in particolare in Francia e in Belgio: si tratterà di usare il buon senso e fare quelle modifiche utili e necessarie ad armonizzare la direttiva alla realtà delle cose».
Dall’Europa, oltre a vigilare per leggi che intendano restringere ancora gli interessi di appassionati e aziende, si potrà intervenire per dare voce al settore e ai cittadini perbene e costruire un più solido legame con il mondo agricolo?
«Uno dei miei intenti, oltre a vigilare sulle eventuali ulteriori restrizioni, sarà quello di sburocratizzare e semplificare la normativa alle reali esigenze, evitando ove e più possibile di delegare ai dirigenti e funzionari, evitando loro di complicarci la vita sia come produttori sia come detentori legittimi di armi. Si dovrà quindi far valere il primato della politica seria sull’euroburocrazia e ciò vale anche per i burocrati del nostro Paese che sempre più spesso interpretano le direttive in modo ancor più complicato e restrittivo. Per evitare questo bisogna che le direttive e le leggi non siano frutto di ambigui compromessi, ma intercettino i legittimi interessi della Comunità delle Nazioni. Un’alleanza con il mondo agricolo potrebbe rivelarsi strategica per i nostri obiettivi, vista la matrice comune che ci unisce, certo che il mondo agricolo come quello venatorio è frammentato in molte Associazioni e sigle per cui se ci fosse più unità associativa e d’intenti le cose migliorerebbero».
E, magari, evitare incomprensioni sui dati scientifici relativi a specie e periodi di prelievo come non sembra possibile in Italia?
«Sui dati scientifici ci sarebbe molto da dire e da fare, oltre alle banche dati internazionali sulla consistenza dell’avifauna una su tutte quella di “Bird life international”, ma soprattutto sul ruolo che dovrebbe avere Ispra nel supportarle e integrarle. Alla luce dei fatti, ho una pessima opinione sull’operato di questo Istituto che per quanto riguarda il settore faunistico venatorio è assolutamente deficitario sia per la fornitura di dati e pareri che gli spettano, spesso fotocopia o copia incolla. Un’Ispra che spesso in maniera irrituale entra nel merito di questioni che spetterebbero alla politica, anziché fare bene ciò che è preposto a fare e, quando lo fa, esprime una tendenza palesemente anticaccia. Una cosa da fare sarebbe di fare ritornare Ispra alle dipendenze della presidenza del consiglio».
Il Pd, ma anche Forza Italia, sembra si siano avviate verso un animalismo incomprensibile. E anche una proposta di legge dell’M5s con un “mimetico” inasprimento delle pene contro il maltrattamento sembra andare in questa direzione. Cosa ne pensa?
«Assisto a conversioni e tendenze sempre più animaliste, spesso da salotto e di convenienza. Non ci si può dire animalisti solo per aver dato da mangiare ai piccioni in piazza del Duomo a Milano o in piazza San Marco a Venezia. Il cittadino cacciatore è un serio e competente animalista, ha a cuore l’ambiente in quanto se l’ambiente è degradato non c’è vita animale e non c’è caccia. La posizione dei 5 Stelle è prettamente di matrice ideologica e nasconde un’ignoranza di base di cosa sia l’attività venatoria e di chi la pratica nel rispetto delle leggi. Ricordo, inoltre, che una severa legge sul maltrattamento degli animali esiste già, si tratta solamente di applicarla, punto e basta».
Non ha a che vedere con Europa, ma cosa pensa dell’apertura di M5s e Eps alla modifica dell’articolo 842 del codice civile per impedire il libero accesso dei cacciatori ai fondi privati?
«La modifica dell’articolo 842 del Codice Civile è una trappola tesa a impedire di fatto la caccia, visto l’estremo frazionamento della proprietà agricola in Italia, peraltro questa materia non è tra quelle previste nel cosiddetto “Contratto di Governo” ciò nonostante qualcuno ha pensato di fare entrare dalla finestra ciò che non poteva entrare dalla porta».
In Europa sarà opportuno affrontare l’argomento lupo e altre specie invasive?
«Il fenomeno della proliferazione della fauna selvatica sta assumendo un livello tale che va affrontato al più presto, questo è uno degli impegni che mi sono assunto e che intendo portare avanti in maniera organica facendo alleanze con altri colleghi che vivono questa drammatica realtà che comporta enormi danni economici e anche perdite di vite umana».
Ha letto il manifesto della Cabina di regia elaborato proprio in prospettiva delle prossime votazioni?
«Ho letto attentamente il Manifesto della Cabina di regia, che è ben articolato e congegnato: un documento teso a far comprendere alle forze politiche quali siano le reali esigenze e necessità che incombono sul mondo venatorio. Personalmente, per il mio carattere, sarei stato più diretto ed esplicito in quanto in gioco c’è il futuro della passione venatoria, la mia passione e quella della mia famiglia da cinque generazioni, che vorrei continuasse ancora».