Ex ordinanza, che passione!

Verso gli anni Settanta apparvero, nelle armerie, i primi esemplari di ‘91 italiani ed Enfield, orrendamente "castrati" con l’inserimento, nelle camere di scoppio e nelle canne, di spine d’acciaio passanti. Il prezzo, di 14-16.000 lire, era alto per allora, ma ad alcuni pareva già di toccare il cielo con un dito: poter attaccare al muro un pezzo di storia, seppure inerte, o giocarci in salotto, sembrava già una conquista. Poco importava che bisognasse denunciare que… Verso gli anni Settanta apparvero, nelle armerie, i primi esemplari di ‘91 italiani ed Enfield, orrendamente "castrati" con l’inserimento, nelle camere di scoppio e nelle canne, di spine d’acciaio passanti. Il prezzo, di 14-16.000 lire, era alto per allora, ma ad alcuni pareva già di toccare il cielo con un dito: poter attaccare al muro un pezzo di storia, seppure inerte, o giocarci in salotto, sembrava già una conquista. Poco importava che bisognasse denunciare quei fucili inerti come armi comuni, l’importante era possederne uno. Di acqua sotto i ponti ne è passata: le leggi attuali (e tra le leggi, le più importanti, il business e l’economia) hanno posto i fucili, ora obsoleti, un tempo armi da guerra, alla stregua dei più comuni fucili da caccia a palla, consentendone la detenzione di un numero praticamente illimitato. Per qualunque scopo venga acquistata un’arma Ex ordinanza, è necessario controllarla bene, prima di decidersi all’acquisto. Il nostro consiglio è quello di documentarsi in precedenza sui modelli, la storia, le varianti e il loro munizionamento. Una buona conoscenza pregressa del fucile che vogliamo acquistare, eviterà di trovarci in casa un oggetto che non incontra in pieno le nostre aspettative. Specialmente le versioni più rare, i fucili selezionati per il tiro o gli sniper sono da considerare con attenzione in tutti i loro particolari: non è raro imbattersi in armi riassemblate o parzialmente ricostruite. In questi anni, nelle armerie italiane, è stata cospicua la presenza di fucili ex militari con ottica. C’è da credere che in tutti gli eserciti, dalla prima alla seconda guerra mondiale, esistessero soltanto tiratori scelti, tranne che in Italia (gli esemplari del ’91 con cannocchiale sono molto rari). Chi vuole solamente collezionare pezzi di storia, farà bene ad accertarsi sull’ originalità del pezzo che sta per acquistare, privilegiando in particolar modo l’aspetto estetico. Se, invece, si intende utilizzare il fucile per le gare di tiro, lo stato delle canne, la profondità delle rigature e le tolleranze dei sistemi di chiusura sono da porre in primo piano, di fronte a piccole mancanze estetiche o alla sostituzione di parti. Un accurato restauro potrà portare, in seguito, a risultati estetici validi, ma una canna dalla rigatura esausta o mal eseguita, non potrà mai dare buoni risultati balistici. In questi ultimi quindici anni, cioè da quando il fenomeno delle Ex ordinanza ha preso piede in Italia, si è notato che i migliori fucili provengono da quei Paesi, europei ma non solo, che non hanno sostenuto scontri bellici significativi durante il periodo considerato. È questo il motivo per cui armi come il Carl Gustafs svedese o lo Schmidt-Rubin svizzero sono facilmente recuperabili allo stato "nuovo d’arsenale". Questo non si può dire dei vari Mauser di provenienza tedesca o dei nostri vecchi ’91, trascinati sui numerosi teatri di guerra per anni e anni. Nelle vetrine delle armerie sono così allineati, assieme a esemplari di alta qualità, vecchi "catenacci", alle volte malamente rinnovati con operazioni di lifting frettoloso, bruniture ultra-moderne, calci lisciati senza pietà con carteggiatrici a nastro. L’unico scopo di questi pezzi è quello di soddisfare, in qualche modo, tutte le richieste di un mercato che, al momento, non accenna a diminuire la richiesta di Ex ordinanza. Avendo ridotto, come scelta di base nella preparazione di questo servizio speciale, la categoria delle Ex ordinanza alle sole armi lunghe a ripetizione manuale, si è posto un limite temporale ai modelli da prendere in considerazione. In pratica, si può dire che le armi che ci interessano sono quelle prodotte dal 1888 a tutto il 1950. Nella prassi, ciò significa che è possibile imbattersi in armi di produzione relativamente recente, come in altre che, al contrario, hanno visto un lungo periodo d’utilizzo. Le operazioni di verifica meccanica di un fucile Ex ordinanza dovrebbero partire, se l’armiere che l’ha esposto in vetrina è di buona indole, con lo smontaggio di tutte le parti meccaniche. In questo modo, oltre a individuare i punti di corrosione (le cosiddette camolature) delle parti metalliche coperte dalla calciatura, si potranno identificare eventuali sostituzioni di pezzi. Estratto l’otturatore, si controllerà lo stato della rigatura, previa energica scovolatura. L’operazione sarà resa più facile se ci procureremo una buona lampadina a stilo, per illuminare l’interno della canna. Della rigatura si verificherà la profondità, la nettezza degli spigoli dei principi e, attenzione, l’omogeneità della colorazione. Il colore non uniforme o troppo scuro, è indice di differenze negli spessori dei risalti o, addirittura, nel diametro dell’anima. In ogni caso, è indice di una canna che ha molto lavorato, in condizioni di scarsa manutenzione. Rimontata l’arma, si passerà alla sua verifica funzionale. Non lasciatevi tentare dal camerare una cartuccia carica per controllare la chiusura dell’otturatore. Cercate di farvi preparare (nel caso non possiate farlo personalmente), da un amico tiratore, alcune cartucce prive di polvere e di innesco, per svolgere l’operazione in piena sicurezza. In armi dotate di gabbietta di caricamento, come il nostro ’91, inseritene una completa di cartucce e azionate più volte l’otturatore per controllare la corretta operatività della ripetizione manuale. Nei fucili provvisti di caricatore staccabile o alimentato con piastrina (Enfield o Mauser, per intenderci) è opportuno riempire il serbatoio al massimo ed effettuare l’operazione descritta. Se si dovessero notare problemi di alimentazione, come cartucce che si impuntano o mancati prelievi di cartucce dal caricatore da parte dell’ otturatore, è opportuno farlo verificare dall’armiere o provare un altro esemplare dello stesso modello. Dopo aver tolto l’otturatore, si infili una cartuccia in camera, spingendola il più profondamente possibile. Con un dito sul fondello, provate a saggiare se vi sono tolleranze assiali, che facciano supporre una cameratura lasca: non si devono avere oscillazioni laterali della cartuccia, pena, dopo lo sparo, il recupero di bossoli gonfi, di difficile ricalibratura e di breve vita di ricarica. Il controllo della corretta distanza tra il fondello della cartuccia camerata e la testa dell’otturatore è assai più difficile, non disponendo degli appositi calibri di verifica. Se, da un canto, ci renderemo conto immediatamente dell’head space troppo corto in quanto l’ otturatore, camerando una cartuccia andrà in chiusura con difficoltà, sarà estremamente difficile rendersi conto del contrario senza sparare. In poligono, invece, ci accorgeremo subito delle variazioni dimensionali dei bossoli sparati: spalla avanzata, innesco sporgente, segni di spianamento del fondello e, nei casi peggiori, il distacco del colletto dal corpo del bossolo. Per la verifica ci verrà in aiuto il solito amico ricaricatore, a cui chiederemo di prepararci una serie di cartucce più lunghe della dimensione standard di uno o due decimi di millimetro, saldando o incollando sul fondello dei bossoli dischi di foglia d’ottone (la cosiddetta carta di Spagna, reperibile dal ferramenta). Mentre è tollerabile che l’otturatore vada in chiusura, con un certo sforzo, con lo spessore incrementato di un decimo di millimetro, negli altri casi è opportuno provare un altro esemplare oppure cercare di adattare l’otturatore di un’altra arma dello stesso modello. Questa procedura non è "tollerata" da coloro che cercano il pezzo monomatricola, per arricchire la propria collezione, mentre può essere percorsa da coloro che cercano certamente il fascino dell’arma Ex ordinanza, ma che non sanno rinunciare a qualche prestazione sulle linee di tiro di un poligono. Con questi controlli, si risolvono i due principali problemi meccanici. Si tratta soltanto di effettuare, ora, operazioni di messa a punto di minore entità, quali la pulizia e l’alleggerimento degli scatti e la rettifica fine della volata. Un controllo accurato, troppo spesso non preso in considerazione da chi acquista un’Ex ordinanza, è quello del percussore e della relativa molla. La corretta sporgenza della punta del percussore dal piano della testa dell’otturatore e la sua forma, unite a una molla di forza adeguata, renderanno la percussione costante, garantendo un’uniforme accensione della carica di lancio. In questa fase, si controlli attentamente che l’asta del percussore si presenti dritta e non abbia attriti indesiderati contro le pareti del suo alloggiamento. Tra i problemi che si incontrano con più frequenza durante il tiro con armi Ex ordinanza, vi è quello della taratura delle mire metalliche alle distanze più brevi. Le distanze minime di tiro alle quali i fucili venivano tarati erano, in genere, i 300 metri, senza possibilità di regolazioni intermedie. Una delle soluzioni da percorrere per risolvere questo tipo di problema risiede nella tante opportunità offerte dalla ricarica: dosando sapientemente i componenti della cartuccia è possibile far coincidere il punto mirato con quello d’ impatto, anche nel caso in cui le distanze di tiro non siano quelle canoniche, previste dai militari. In certi casi, variare la forma o la curvatura delle slitte o dei cursori degli alzi permette buoni risultati, ma ogni modello d’ arma ha una storia a sé e non è possibile dare una ricetta generale per l’ intervento. Bisogna tenere anche ben presenti i regolamenti di tiro che sanciscono, in modo chiaro, fin dove si può intervenire nella messa a punto. [

] Ecco, una per una, le schede relative alle principali carabine Ex ordinanza: 1 Carcano 1891 calibro 6,5×52 (Italia) 2 Carl gustafs '96, '38 e '41 calibro 6,5×55 (Svezia) 3 Lee Enfield calibro .303 British (Gran Bretagna) 4 Schmidt Rubin 1889, 1896, 1911, 1931 calibro 7,5×55 (Svizzera) 5 Mosin Nagant calibro 7,62x54R (Russia) 6 Mannlicher 1888 e 1895 calibro 8x50R (Austria) 7 Springfield 1903 calibro .30-06 (Stati Uniti) 8 Enfield P17 calibro .30-06 (Stati Uniti) Dove trovare l'Ex ordinanza Alcuni importatori hanno la fortuna e il "fiuto" di riuscire a scovare, in ogni angolo della terra, i pezzi più interessanti da proporre alla propria clientela. Dagli arsenali militari più impensati, escono armi delle quali ci siamo perfino dimenticati l’esistenza. Per questo ci capita, anche per la prima volta, di imbatterci in monocolpo Krnka zaristi, Berdan n°II, Springfield ad avancarica con meccanismo di alimentazione degli inneschi Maynard e altre chicche d’eccezione. Le "cattedrali" dell’Ex ordinanza, che abbiamo visitato di recente, sono riportate qui sotto. – Nuova Jager, via Vecchia Novi 21, 15060 Basaluzzo (Al), tel. 0143/48.99.69, fax 0143/48.97.07 – Armeria Centro Sportivo al ’91, via dei Fagnà 37/b, 33017 Tarcento (Ud), tel. 0432/79.29.91, fax 0432/79.29.91 – Armeria Lugli Giancarlo, via Mazzone 78, 41030 Mortizzuolo (Mo), tel. 0535/37.385, fax 0535/37.348 – Armi S. Paolo, via Europa 172/a, 25062 Concesio (Bs), tel. 030/27.51.725, fax 030/21.80.365 – Gmb, strada villa Sopra 5, 47031 Borgo Maggiore (Rsm), tel. 0549/90.65.88, fax 0549/90.65.08 – Tfc, via G. Marconi 118/b, 25069 Villa Carcina (Bs), tel. 030/89.83.872, fax 030/89.80.357 – Top gun, v.le Diaz 19, 21052 Busto Arsizio (Va), tel. 0331/68.55.64, fax0331/38.76.16 – Piovanelli, via C. Battisti 19, 25017 Lonato (Bs), tel. 030/91.30.076, fax 030/99.13.448 – Bbb sas di G.B.Verrina, via Montaldo 207/r, 16137 Genova, tel. 010 83.99.157, fax 010/83.92.542