È un coro di no!

Il segretariato generale della Commissione europea ha inoltrato alle delegazioni i primi commenti dei Paesi membri alla proposta disarmista avanzata lo scorso 18 novembre. È un coro di no! In particolare, hanno già depositato le proprie deduzioni Austria, Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Lituania, Norvegia, Portogallo, Slovacchia, Spagna

Il segretariato generale della Commissione europea ha inoltrato alle delegazioni i primi commenti dei Paesi membri alla proposta disarmista avanzata lo scorso 18 novembre. È un coro di no! In particolare, hanno già depositato le proprie deduzioni Austria, Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Lituania, Norvegia, Portogallo, Slovacchia, Spagna. La maggior parte di questi Paesi valuta positivamente il rafforzamento della vigilanza sulle armi, ma considera unanimemente impossibile da applicare il bando delle armi B7, così come la previsione di proibire la circolazione di armi da guerra disattivate. In particolare, le critiche si focalizzano sul fatto che non sembra esistere correlazione tra possesso legittimo di armi "somiglianti" a quelle militari e mercato nero; che non esiste una definizione univoca di "somiglianza"; che questo tipo di armi ha ampia diffusione sul mercato, anche per scopi sportivi; che una messa al bando generalizzata potrebbe comportare costi elevatissimi e, soprattutto, non rispetta il principio di proporzionalità che deve guidare gli atti legislativi dell'Unione. Di particolare ampiezza e rilievo i commenti della Repubblica ceca, che fa notare, tra l'altro, come una messa al bando generalizzata di questo tipo di armi potrebbe invece sortire l'effetto esattamente opposto, cioé alimentare massicciamente il mercato illegale. In altre parole: molti collezionisti, di fronte alla prospettiva di essere defraudati dei loro cimeli, preferirebbero farseli "rubare" prima di consegnarli. 

Per quanto riguarda le armi disattivate, la recentissima approvazione di un protocollo di disattivazione comune in tutta l'Europa appare ampiamente  sufficiente a garantire la sicurezza degli Stati: si è in particolare osservato come le norme tecniche studiate per la disattivazione, rendano molto più facile e conveniente costruire un'arma da zero, piuttosto che cercare di far funzionare nuovamente una disattivata!

Infine, unanime è stata la critica al fatto che la direttiva dovrebbe essere recepita dagli Stati membri nel termine di tre mesi: tale termine è stato ritenuto semplicemente inapplicabile, avendo riguardo alle normali procedure democratiche di formazione delle leggi dei Paesi membri.

 

A questo punto, occorrono però alcune considerazioni: persino persone digiune completamente di cognizioni sulle armi, hanno capito in pochi giorni l'assurdità di queste misure studiate dalla Commissione; quello che lascia sbalorditi, però, è che misure di questo tipo, del tutto antidemocratiche, eccessive rispetto agli obiettivi, non supportate da alcuno studio sull'impatto economico e occupazionale, siano state avanzate da un organismo europeo che, in teoria, dovrebbe rappresentare la "summa" delle competenze e delle democrazie dei Paesi membri. Insomma, una figuraccia che sta delegittimando ulteriormente le istituzioni europee proprio nel momento in cui sono più forti le spinte autonomistiche in tanti Paesi membri. Ma bravi…

 

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