Difendere il piombo

Se n’è parlato poco e a mio parere è un male. Perché, poi, scalzare certe posizioni radicali diventa difficile, in particolare quando a parlare di ambiente gli unici autorizzati sembrano i soli ambientalisti. Ma forse ora che il ministro Alfonso Pecoraro Scanio ha preso quella cantonata sul surriscaldamento del nostro Paese, il muro può essere più facilmente penetrato. Sapete che il 12 ottobre 2004 a Bruxelles è stato firmato l’accordo tra Face e Birdlife sulla dirett… Se n’è parlato poco e a mio parere è un male. Perché, poi, scalzare certe posizioni radicali diventa difficile, in particolare quando a parlare di ambiente gli unici autorizzati sembrano i soli ambientalisti. Ma forse ora che il ministro Alfonso Pecoraro Scanio ha preso quella cantonata sul surriscaldamento del nostro Paese, il muro può essere più facilmente penetrato. Sapete che il 12 ottobre 2004 a Bruxelles è stato firmato l’accordo tra Face e Birdlife sulla direttiva 79/409/Cee in cui le due associazioni internazionali (una di cacciatori e l’altra di animalisti) sollecitavano la progressiva abolizione delle munizioni al piombo nelle zone umide in tutta la Ue, da attuarsi non appena possibile e comunque non oltre l’anno 2009. Poi sono intervenute alcune altre leggi e certi progetti del ministro di cui sopra che hanno accelerato il processo anche in Italia. Insomma, la questione sembrerebbe ormai ineludibile e ai cacciatori si richiederebbe l’ennesima riconversione e l’ennesimo sacrificio. Occorre però tenere ben presente che in questi ultimi anni si sono susseguiti convegni scientifici e ricerche da parte delle associazioni nazionali, europee e mondiali che riuniscono produttori di armi e munizioni. E ovunque si è rilevata la scarsa inoppugnabilità della tossicità o veneficità del piombo metallico, nei confronti dei selvatici e del terreno. Ma un certo ambientalismo ne ha fatto una bandiera e in molti Paesi d’Europa il bando è operativo da tempo. Non senza tentennamenti e clamorosi dietro-front. Ne abbiamo parlato nel primo convegno sull’argomento, organizzato dalla nostra testata, che ha saputo riunire produttori di armi e munizioni con le associazioni venatorie. Ne è venuto fuori che l’acciaio è, per il momento, il miglior “sostitutivo” del piombo per motivi economici, produttivo-industriali e tecnici. Ma che occorre confinarne l’uso nelle sole zone umide, dove sarebbe prescritto, perché il piombo resta la migliore soluzione (da qualche secolo) anche in termini di sicurezza e lesività. Occorre difendere quest’impostazione, perché da una proibizione circoscritta si corre il rischio di passare a una generalizzata. E, dopo il piombo, non sappiamo cosa potrà eccitare le menti degli ambientalisti che coltivano il sogno di abolire la caccia (e le armi, forse). Le associazioni venatorie italiane, quasi tutte, mi sono parse poco informate, remissive, rassegnate e, peggio, rinunciatarie. Appiattite sulla logica di non far troppo inquietare governo e ambientalisti. Ma molte regioni stanno prendendo tempo (Veneto, Emilia Romagna, Umbria), in Europa molti Paesi stanno cambiando idea per davvero. In un recente progetto di legge della Svezia, Paese all’avanguardia per l’ecologia, il divieto totale di utilizzare piombo per caccia è limitato alle sole zone umide (dove c’è “acqua bassa”), mentre per il tiro è vietato il piombo solo dove ci siano alternative praticabili. Io sono per il buonsenso e per l’attenta verifica dei parametri scientifici, obiettivamente, senza condizionamenti ideologici. E per l’informazione ai cacciatori. Ecco.