Canada: si va verso il buyback volontario

Il governo federale canadese ha presentato un disegno di legge per “risolvere” la questione dei 1.500 modelli di armi vietati nel volgere di una notte, lo scorso 1° maggio, dal primo ministro Justin Trudeau.

La messa al bando di queste armi, infatti, non ha avuto effetto immediato, bensì entrerà definitivamente in vigore dopo un periodo-finestra di due anni, quindi a partire dal 30 aprile 2022. Dopo tale data, non sarà più possibile usare, vendere, importare le armi rientranti tra i modelli vietati e il possesso sarà rigidamente regolamentato, con stringenti misure per la custodia. In alternativa, sarà però possibile consegnare tali armi dietro indennizzo al loro valore di mercato.

Le associazioni disarmiste si sono annunciate contrarie al provvedimento, in quanto secondo loro non è sufficiente disporre la consegna delle armi su base solo volontaria, bensì dovrebbe essere prevista una consegna obbligatoria. Già così, comunque, il costo previsto dovrebbe aggirarsi tra i 400 e i 600 milioni di dollari.

Il leader conservatore, Erin O’Toole, ha espresso peraltro il proprio scetticismo sul fatto che un provvedimento del genere abbia una qualche utilità nel ridurre la violenza armata: “penso che il signor Trudeau”, ha commentato, “inganni le persone quando cerca di suggerire che ricomprare le armi dai cacciatori e in generale dai canadesi rispettosi delle regole risolverà in qualche modo il problema delle sparatorie e dell’attività delle bande criminali nelle grandi città. Sta ignorando il vero problema e sta dividendo i canadesi”.

Il provvedimento prevede anche un inasprimento delle sanzioni per i reati in materia di armi e la possibilità per le singole amministrazioni comunali di imporre il divieto di possesso di pistole.