Caccia in Lombardia, si attende la sentenza del Tar

Dopo l’udienza del 7 ottobre sul ricorso della Lac, il tribunale si pronuncerà con una sentenza prevista entro i prossimi 7 giorni. I commenti di Barbara Mazzali e dell’avvocato Antonio Bana

Ricorso, provvedimento cautelare, “calendario ponte” e, infine, l’udienza, ma per la sentenza definitiva occorrerà aspettare ancora qualche giorno. La vicenda del ricorso presentato dalla Lac per la sospensione del calendario venatorio lombardo è vicina a una soluzione, dopo che, a seguito dell’udienza del 7 ottobre, il Tar di Milano ha annunciato che si pronuncerà con una sentenza che dovrebbe arrivare entro i prossimi 7 giorni. Durante l’udienza, secondo le dichiarazioni degli avvocati che hanno rappresentato il mondo venatorio, è stato lasciato ampio spazio alle difese delle associazioni venatorie e della regione, volte a dimostrare l’inconsistenza del ricorso e la correttezza del calendario venatorio che, benché presentato in ritardo, sarebbe comunque rispettoso delle linee guida tracciate da Ispra e dalla Comunità europea.

L’avvocato Antonio Bana, presidente di Assoarmieri, ha messo in evidenza nel suo intervento anche alcune inesattezze nelle dichiarazioni di Ispra. «Ispra argomenta», ha dichiarato Bana, «che per adempiere agli obblighi europei sia necessario chiudere la caccia nella terza decade di gennaio, ma tale affermazione non trova alcun sostegno nella normativa comunitaria, né nei documenti interpretativi di questa, la direttiva 147/2009/CE, che si limita a disporre che la caccia sia vietata durante il ritorno ai luoghi di nidificazione». A questo proposito Bana ha aggiunto che su questo tema la posizione di Ispra sarebbe «del tutto avulsa dal contesto europeo, con decadi d’inizio della migrazione anticipate da uno a due mesi rispetto ai paesi limitrofi come Francia, Spagna, Grecia, Croazia, Portogallo, Malta».

Sul fronte economico, invece, l’avvocato Bana ha messo in luce il valore del comparto e i rischi connessi con una sospensione dell’attività venatoria. Stando a uno studio dell’università di Urbino, infatti, i cacciatori lombardi genererebbero da soli l’8,6% del fatturato complessivo attribuibile al mondo venatorio in Italia, pari a poco più di 365 milioni di euro all’anno per la sola regione Lombardia.

Anche Barbara Mazzali, consigliere regionale in forza a Fratelli d’Italia, ha dichiarato che «in sede di discussione è stato evidenziato al Collegio che il calendario venatorio seppur giunto in ritardo, per molteplici questioni amministrative e organizzative, nella sua sostanza non ha compromesso e non compromette i valori ambientali e di tutela della fauna».

«In attesa delle decisioni del Tar», ha aggiunto la Mazzali, «il calendario venatorio impugnato è da considerarsi ancora sospeso mentre i cacciatori potranno utilizzare per l’attività venatoria il calendario ponte che Regione Lombardia ha promulgato dopo la sospensione».