Biden: le restrizioni di buon senso… hanno senso?

Biden invoca restrizioni “di comune buon senso” all’acquisto e possesso di armi, ma secondo alcuni analisti, nessuna delle misure allo studio avrebbe ricadute positive sull’impiego criminale delle armi, bensì solo sul commercio legale

Il presidente Joe Biden, in occasione dell’anniversario della strage di Parkland, è tornato a pressare il Congresso sull’introduzione di restrizioni all’acquisto e al possesso di armi, definendo quelle messe a punto in campagna elettorale come riforme “di comune buon senso”. Non tutti sono però d’accordo con questa affermazione. Il Chicago Sun times (quotidiano di una delle città maggiormente flagellate negli Usa dall’impiego criminale delle armi e con una delle normative più restrittive sul possesso legale) ha pubblicato nei giorni scorsi un editoriale firmato da Jacob Sullum, secondo il quale in realtà le proposte di legge avrebbero ben poco, per non dire nullo, impatto sull’uso criminale delle armi.

In particolare sul divieto di produzione e vendita delle armi “d’assalto” (con relativo buyback di quelle in possesso dei cittadini, in alternativa a una procedura di registrazione e al pagamento di una tassa), Sullum evidenzia come sia stato lo stesso Biden a riconoscere che il famoso bando federale promulgato da Bill Clinton nel 1994 (e durato fino al 2004) non abbia avuto alcun impatto sulla mortalità con armi da fuoco legali. La spiegazione offerta da Biden è che i produttori di armi avevano potuto aggirare la norma apportando modifiche estetiche ai loro prodotti, che li lasciavano altrettanto letali. “non c’è modo, però, di aggirare questo problema”, ha osservato Sullum, “dal momento che leggi come queste si basano sulle caratteristiche “di stile militare” delle armi, come calci pieghevoli, canne filettate e attacco per la baionetta, che nulla hanno a che vedere con il potere distruttivo di un’arma”.

Sullum ha anche osservato come in realtà molte delle sparatorie di massa più letali perpetrate negli Stati Uniti sia stata eseguita con armi che non sarebbero coperte dal bando di Biden.

Anche sul divieto dei caricatori ad alta capacità, si avanzano perplessità: innanzi tutto, gli americani ne posseggono svariati milioni, è difficile pensare che sia possibile rimuoverli dal mercato e, nel caso di un divieto legale al loro uso, dal mercato nero; in secondo luogo, i critici osservano come l’ipotesi che l’uso di un caricatore con capacità limitata possa obbligare un criminale a una “pausa” nel fuoco sufficiente a consentire la sua sopraffazione da parte delle sue vittime potenziali o la fuga di queste ultime, sia quantomeno opinabile, ma anche ammettendo che ciò fosse vero, la conseguenza sarebbe che anche un cittadino impegnato a difendere la propria casa e la propria famiglia da una aggressione letale, potrebbe essere esposto ad analoga criticità.

L’aspetto più controverso del pacchetto di riforme di Biden è sempre quello relativo alla responsabilità civile per i produttori di armi: appare evidente che ritenere responsabile il produttore di un’arma acquistata legalmente per un eventuale impiego criminale della medesima, non solo sia una follia giuridica, ma significhi in pratica voler azzerare del tutto la produzione industriale statunitense di armi per la caccia e il tiro sportivo.

Anche sull’estensione generalizzata del Background check (la verifica tramite database federale sugli eventuali precedenti penali o trattamenti psichiatrici dell’acquirente), ci sono perplessità: “in pratica significherebbe richiedere il coinvolgimento di rivenditori autorizzati a livello federale nelle vendite private”, osserva Sullum, “Tale requisito imporrebbe nuovi oneri e costi ai proprietari di armi rispettosi della legge senza avere alcun impatto sui criminali ordinari, che non sono più propensi a seguire le regole di Biden di quanto non obbediscano a tutte le altre leggi che violano abitualmente”.

L’esame dei mass shooting degli ultimi anni evidenzia, tra l’altro, che gli autori in genere non avevano precedenti penali o psichiatrici che li avrebbero esclusi dall’acquisto legale di armi. Tra cui proprio l’omicida di Parkland, che aveva acquistato legalmente in armeria la propria arma, superando quindi il Background check invocato come panacea di questo tipo di stragi.

La conclusione è che le famose restrizioni di “comune buon senso” di Biden sono “comuni” nel senso che sono un ritornello da parte dei politici, ma che abbiano anche “senso” è tutto da dimostrare.