Beretta Cx4 Storm multicalibro: versatilità ai massimi livelli

Pensata per il law enforcement, questa carabina semiauto di Beretta si distingue soprattutto per l'estrema versatilità. L'abbiamo provata su distanze variabili tra i 25 e i 100 metri
Testo e foto di Luca Brigatti

Un’arma deve essere prima di tutto affidabile, ma se si riesce anche ad appagare l’occhio tanto di guadagnato: per questo, la Beretta ha affidato il make up della Cx4 a Giorgetto Giugiaro, uno dei massimi designer italiani, già artefice delle morbide linee della pistola Beretta 9000.
Il design, comunque, è stato sin dall’inizio al servizio delle soluzioni meccaniche: di conseguenza, non ha influito sull’ergonomia e sul peso dell’arma, mantenendo anzi una linea pulita ed essenziale.
L’utilizzo estensivo dei materiali polimerici ha consentito di contenere al massimo il peso dell’arma: soli 2.570 grammi, poco più di una pistola e quasi duecento grammi in meno della carabina H&K Usc (diretta concorrente della Storm).
Il profilo dell’arma è del tipo snag free, ovvero privo di spigoli vivi e con tutte le superfici arrotondate in modo da evitare il rischio di impigliamenti nell’equipaggiamento. Il problema dell’impigliamento non è indifferente, soprattutto se si considera che i canoni ispiratori delll’arma la vedono elettivamente impiegata in ambiente urbano, all’interno di spazi estremamente ristretti come le auto.
Il profilo snag free, comunque, non è andato a interferire negativamente sui comandi dell’arma, che rimangono immediati e di facile utilizzo. ​La Cx4 Storm è composta da due insiemi principali, realizzati in tecnopolimeri ad alta resistenza: il calcio, in un solo pezzo con l’ impugnatura, e la carcassa, che incorpora anche l’astina per la presa della mano debole. All’interno dell’impugnatura si trova il pacchetto di scatto, derivato da quello della Beretta 92 Fs. Il gruppo è montato su un supporto in metallo e inserito all’interno del castello. La concezione modulare dell’insieme consente la rapida rimozione di tutto il gruppo: per farlo è sufficiente rimuovere il traversino della sicura e la leva dell’hold open.
Il grilletto va a interagire con una barra di rinvio che, partendo dalla parte anteriore della rampa di alimentazione, scorre sul lato destro dell’arma, passando a lato del bocchettone del caricatore.
Attraverso una fessura ricavata al centro del cane, la leva raggiunge il dente di scatto, posizionato dietro al caricatore e sotto al cane stesso. Un dente sporgente verso l’alto, integrale alla barra di rinvio dello scatto, svolge la funzione di disconnettore: quando l’otturatore è in posizione di chiusura, il dente alloggia in un apposito scasso ricavato nella base dell’otturatore. Nel momento in cui quest’ultimo, spinto dai gas di sparo, inizia ad arretrare, costringe la leva di rinvio del grilletto ad abbassarsi, interrompendo il contatto con il controcane.
Il contatto è ripristinato solo dopo che, a otturatore chiuso, si interrompe la pressione del dito sul grilletto. I comandi presenti sul castello sono la leva dell’hold open, posizionata sul lato destro ed estremamente morbida da azionare, il pulsante di sgancio del caricatore, reversibile per l’utilizzo da parte dei tiratori mancini e il pulsante della sicura.
Quest’ultima è costituita da un traversino scorrevole che va ad agire sulla catena di scatto. La sicura manuale è coadiuvata da una sicura automatica che impedisce all’otturatore di arretrare (camerando accidentalmente un colpo) nel caso in cui l’arma cada a terra dalla parte del calcio o che venga usata per sfondare porte.
Il sistema, brevettato dalla Beretta, è montato sulla parte anteriore del castello e consiste in un gancio flottante. Nel momento in cui l’arma riceve un colpo nella parte posteriore il gancio, per inerzia, bascula leggermente, andando a inserire un’unghia di ritegno in un’apertura ricavata nella parte inferiore anteriore dell’otturatore. Di conseguenza l’otturatore, dopo una corsa di un millimetro, viene agganciato dall’unghia, che ne impedisce un ulteriore arretramento.
Dissipata l'energia retrograda, l’otturatore torna in batteria, spinto dalla molla di riarmo, e il dente flottante torna in posizione di riposo. Il calcio è in un solo pezzo con l’impugnatura ed è realizzato in polimeri ad alta resistenza.
Il calciolo e l’appoggiaguancia sono montati a incastro e sono in gomma ad assorbimento progressivo, in modo da contrastare efficacemente l’energia del rinculo (peraltro molto tenue). È possibile interporre tra calcio e calciolo una serie di spaziatori, in funzione della complessione fisica dell’utilizzatore.
Per aggiungere o togliere gli spaziatori, è sufficiente svitare la vite di ritegno posta sotto il calciolo, a sua volta montato a pressione. Questo svincola anche l’appoggiaguancia, che può essere rimpiazzato da altri di altezza diversa.
L’otturatore è protetto da un brevetto specifico, in quanto si tratta di un componente concettualmente nuovo: oltre a essere del tipo “a massa avanti”, come sulla stragrande maggioranza delle pistole mitragliatrici moderne (la massa dell’otturatore è posta per la maggior parte davanti alla culatta, intorno alla canna, in modo da compensare la variazione del baricentro durante il movimento retrogrado), ha estrattore, espulsore e manetta di armamento reversibili da un lato all’altro dell’arma.
Per consentire l’utilizzo della Cx4 Storm da parte di tiratori mancini, quindi, non è necessario cambiare tutto l’otturatore come nel fucile d’assalto Steyr Aug, ma basta spostare gli elementi interni (la soluzione è adottata, fra l’altro, dal fucile francese Famas).
L’espulsore e l’estrattore sono bloccati in sede da una molla da arco, la cui rimozione consente di smontare la molla di riarmo completa di ammortizzatore, l’estrattore e l’espulsore. Per cambiare il lato in cui avviene l’espulsione è sufficiente invertire la posizione dell’espulsore e dell’estrattore: non rimane che spostare la griglia posta a protezione della finestra di espulsione non utilizzata, questa griglia peraltro non è fondamentale e può anche essere eliminata. L’otturatore, essendo del tipo a massa avanzata, avvolge buona parte della canna: a circa metà del corpo si trovano le due aperture deputate alla fuoriuscita del bossolo che, a sua volta, si accoppiano con altrettante finestre ricavate sulla carcassa.
L’estrattore è a gancio: la sua parte anteriore è colorata di rosso in modo da svolgere, sporgendo dalla carcassa, la funzione di avvisatore visivo e tattile di colpo in canna.
L’espulsore è a rimbalzo ed è costituito da un pistoncino vincolato a una molla a spirale: quando l’otturatore arretra, la molla fissata alla parte posteriore dell’ espulsore urta contro l’ammortizzatore di rinculo, quindi la parte anteriore protrude dalla faccia dell’otturatore e costringe il bossolo a ruotare e fuoriuscire dalla finestra di espulsione. L’otturatore continua la sua corsa retrograda, solo che oltre a essere contrastato dalla molla di riarmo viene rallentato anche dalla molla dell’espulsore: di conseguenza, la decelerazione è molto più morbida e progressiva. ​La presenza delle due molle e dell’ammortizzatore di rinculo, combinata con la posizione dell’otturatore nel baricentro e con l’asse della canna molto basso rispetto al punto di mira, fanno sì che il rinculo sia praticamente inesistente: di conseguenza risulta estremamente facile doppiare i colpi in rapida successione restando perfettamente allineati sul bersaglio.
Lo smontaggio della carabina è di una semplicità estrema e non richiede particolari attenzioni: rimosso il caricatore e verificato che non ci siano colpi in canna, si sfila la spina di ritegno da uno dei due lati dell’arma e si sfila la culatta dalla carcassa. Si estrae, a questo punto, la manetta di armamento dalla sua sede e si sfila l’otturatore dalla canna.
Non rimane che sollevare la molla ad arco, svincolando estrattore, espulsore e molla di riarmo completa di ammortizzatore. Per rimontare l’arma si procede in senso inverso.
Gli organi di mira consistono in una diottra a “L”, con due fogliette ribaltabili tarate rispettivamente a cinquanta e cento metri, e in un mirino a palo regolabile in altezza. Il mirino e la tacca di mira sono anche regolabili in derivazione. La linea di mira è lunga 327 mm: tra i due riferimenti, una slitta Picatinny consente il montaggio di sistemi di puntamento ottici. Questi ultimi possono essere montati molto bassi, in modo da non creare sensibili variazioni in altezza con la linea di mira tradizionale: per evitare interferenze, gli organi di mira metallici sono abbattibili, come sul vecchio Fg 42.
Ai lati e sotto l’astina in polimeri si trovano gli attacchi per il montaggio di altre slitte Picatinny, che consentono l’aggancio di torce, laser o impugnature verticali. Un’ultima slitta a scomparsa è montata proprio sotto alla canna: la slitta è inserita all’interno di una sede e, di conseguenza, quando non viene usata rimane occultata all’interno dell’arma, in modo da non creare impaccio. Per utilizzarla è sufficiente estrarla dalla parte anteriore, facendola scorrere sull’apposito binario.

​La Beretta Cx4 Storm è stata provata presso il poligono militare di Santa Severa, in provincia di Roma, su distanze variabili tra i 25 e i 100 metri.
Durante le sessioni di tiro, sono stati sparati più di 10.000 colpi: le quattro armi a disposizione per le prove non hanno avuto la minima esitazione o il minimo inceppamento.
Abbiamo avuto modo di provare le armi in tutti e quattro i calibri: 9 parabellum, 9×21, .40 S.&W. e .45 Acp, sia in tiro mirato con l’arma in appoggio, sia nel tiro celere, sia nel tiro istintivo con l’arma dal fianco. Tutti i colpi sono risultati racchiusi in un diametro massimo di 200 millimetri, gli impatti all’esterno di questo cerchio erano rarissimi. Sia la versione in calibro 9 mm sia quella in calibro .45 Acp hanno dimostrato un rinculo praticamente inesistente e una grande piacevolezza d’uso.
La versione in calibro .40 S.&W. risulta più nervosa, ma il rinculo è comunque inferiore a quello riscontrato sul paricalibro Heckler & Koch Mp5.

L'articolo completo è stato pubblicato su Armi e Tiro – gennaio 2003

Produttore: Pietro Beretta Spa, via Pietro Beretta 18, 25063 Gardone Val Trompia (Bs), tel. 03083411, www.beretta.it, info@beretta.com
Modello: Cx4 Storm Tipo: carabina semiautomatica
Calibro: 9 Parabellum, 9×21, .40 Smith & Wesson, .45 Acp
Funzionamento: chiusura labile con otturatore a massa avanzata
Alimentazione: caricatori bifilari a presentazione singola della cartuccia, intercambiabili con quelli delle pistole Beretta serie 92 e 8000
Numero colpi: 10 (8 in .45 Acp)
Mire: tacca di mira a diottra con fogliette a 50 e 100 metri, regolabile in deriva; mirino a palo regolabile in altezza e deriva; predisposizione per slitte Picatinny per il fissaggio di ottiche e accessori
Scatto: Singola azione
Percussione: cane interno
Sicura: manuale a traversino al grilletto, blocco automatico dell’otturatore in caso di urti
Canna: lunga 422,5 mm, con sei righe ad andamento destrorso
Lunghezza totale: da 755 mm a 810 mm (a seconda del numero di spaziatori applicati al calcio)
Lunghezza linea di mira: 327 mm
Spessore: 63 mm
Altezza: 190 mm
Peso: 2.570 grammi scarica