Bando al piombo: conseguenze drammatiche anche per l’occupazione

L’Essf ha pubblicato su Euractiv un nuovo studio sull’impatto economico che avrà la messa al bando pressoché totale del piombo nelle munizioni in ambito Ue: questa volta l’analisi è concentrata sulle ricadute per le imprese e per i lavoratori del comparto, ma anche sulla disponibilità delle materie prime sostitutive del piombo

ECHA, Euroopan kemikaalivirasto. Kuvaan on luovutettu laajat käyttöoikeudet. Photo: Lauri Rotko, tel. +358442666781, www.laurirotko.com

Lo European shooting sports forum (Essf), piattaforma che riunisce su base Ue le associazioni di categoria, ha pubblicato un nuovo studio sull’impatto economico che avrà la messa al bando del piombo nelle munizioni per uso venatorio e sportivo sul portale digitale Euractiv: è il terzo studio pubblicato da Essf su questa rete paneuropea di media ma, questa volta, il soggetto è specificamente la ricaduta socio-economica per le imprese e i relativi lavoratori. Come già evidenziato nello studio più generale pubblicato lo scorso settembre, anche in questo caso si palesa uno scenario decisamente pesante, nel caso in cui non dovesse essere previsto un periodo di transizione più lungo rispetto a quello attualmente previsto dal provvedimento allo studio: si parla di perdite per circa 3 miliardi di euro per le imprese e una contrazione di oltre 11 mila posti di lavoro, con costi associati per il welfare (indennità di disoccupazione, perdita di contributi previdenziali eccetera) stimati in oltre 800 milioni di euro. Occorre considerare che, oggi, il fatturato del comparto industriale in questione è pari a 6 miliardi di euro, con un complessivo di 22 mila occupati, quindi si assisterebbe in pratica al suo dimezzamento.

Considerando anche le ripercussioni sull’indotto e sulla catena distributiva (grossisti, circa 200, e armerie al dettaglio, circa 14 mila), le perdite complessive arriverebbero a oltre 4 miliardi di euro, oltre 16 mila posti di lavoro persi e un costo sociale di oltre 1,4 miliardi di euro.

Secondo l’indagine, condotta da Ieacs (Istituto europeo per le armi sportive e da caccia) ed Esfam (Associazione dei produttori europei di armi sportive), per portare a compimento il corretto processo di ricerca e sviluppo e la corretta transizione dalle attuali armi e munizioni basate sulla tecnologia del piombo, sarebbero necessari non meno di 10 anni, considerando tra l’altro che, allo stato attuale, per alcuni calibri neanche sono al momento disponibili alternative al piombo, come per il .22 long rifle (che è anche uno dei calibri più utilizzati in assoluto in ambito sportivo). Trovare un sostituto accettabile non è, quindi, operazione compatibile con i tempi previsti dalle autorità europee (0-3 anni). “Ciò che preoccupa i produttori”, si legge nell’articolo Euractiv, “è il fatto che non solo il tempo è tra gli elementi da considerare. L’approccio da parte dell’Agenzia europea per i prodotti chimici (Echa), sembra infatti ignorare che la prestazione di una cartuccia è determinata da tutte le sue componenti ed è progettata per specifiche caratteristiche balistiche e di impatto. Cambiare uno qualsiasi dei componenti nell’equazione necessita di riprogettare l’intera cartuccia. Ecco perché è necessario un periodo transitorio più lungo per progettare, sviluppare e commercializzare un quantitativo sufficiente di munizioni da soddisfare l’attuale domanda”.

Un altro degli aspetti che sembra, incredibilmente, non essere stato tenuto in alcuna considerazione dalle autorità europee è quello relativo alla possibilità di disporre di adeguati quantitativi di materie prime che debbano fungere da sostituto diretto per il piombo. Questo problema riguarda nello specifico i due materiali ritenuti tecnicamente idonei per la sostituzione del piombo per i pallini da caccia, cioè il bismuto e il tungsteno: il rapporto 2020 sulle materie prime critiche della Commissione europea evidenzia che la disponibilità di questi materiali è già oggi critica e si sta guardando alle opzioni per sostituirli nei loro principali impieghi industriali, proprio per ridurre il rischio di indisponibilità.

Anche materiali come stagno e acciaio, sostituti secondari per il piombo nei pallini, sono oggi largamente importati da fuori Unione europea e principalmente dalla Cina. Ciò significa una dipendenza del mercato europeo dalle aree extra Ue, per l’approvvigionamento di questi materiali.