Autorizzato il prelievo di due lupi, animalisti in rivolta

Il Presidente della provincia di Trento ha autorizzato la rimozione, alias abbattimento, di due lupi nella zona di Malga Boldera, nei Monti Lessini.

La stessa Ursula Von Der Leyen, presidente della Commissione europea, ha dichiarato che “è vero che le specie in via d’estinzione devono essere protette. Ma se la specie non è più in pericolo in alcune regioni, dobbiamo affrontare il lupo in modo diverso e cacciarlo, per esempio”. Parole che vanno in controtendenza con le spinte animaliste di cui anche il parlamento europeo trabocca.

Il motivo alla base del provvedimento è che all’interno di un recinto elettrificato sono stati attaccati, e uccisi, 2 asini e ben 16 vitelle. Sembra che i lupi avessero trovato il modo di entrare nella recinzione, infilandosi tra le linee del filo provocando il caos all’interno. La decisione è stata anche avallata dall’Ispra. Naturalmente le associazioni animaliste hanno minacciato ricorsi, nei quali danno sempre la rappresentazione di un quadro non attinente ai problemi pratici ma solo alla teoria delle specie in pericolo, la protezione, i cuccioli da allevare in questo momento eccetera. Insomma, il solito armamentario da parte di chi, ricordiamo, fa parte di associazioni private senza nessuna voce in capitolo, se non quella fondata sull’emotività. Naturalmente vengono proposte misure alternative quali i recinti elettrificati, i cani da guardia, pastori presenti e ricovero notturno degli animali domestici. Tutti questi mezzi, ritenuti altamente risolutivi da parte degli animalisti, hanno come sempre moltissime problematiche. Iniziando dai recinti, oltre al sistema di “infiltrazione” trovato dai lupi dei Monti Lessini, i predatori ne hanno sperimentato un altro, molto produttivo e più volte applicato: correre intorno al recinto senza sosta. Il che fa innervosire le pecore, o gli altri animali domestici, i quali sbandandosi in gruppo vanno prima o poi a investire il recinto facendolo cadere. Il resto è facile. Anzi molte volte si perdono animali perché rimangono incastrati nei fili e portati a morte per le scosse elettriche protratte per diverse ore. I cani da guardia poi, se aggrediti, non hanno nessuno scampo con i lupi. Per cui, cani pastori vari, maremmani eccetera, spesso fanno anche loro da preda. Un pastore sul campo sarebbe anche lui ottima cosa, a patto che fosse presente sempre, continuamente. Chi se lo può permettere?

Il ricovero notturno poi è impossibile con animali che sono per i pascoli bradi. Tutto questo, oltre alla vana realizzazione di risultati sicuri, rappresenta un elevato costo, un aggravio del lavoro come tempi e ore che incidono tantissimo su attività che sono artigiane, fatte da famiglie e non da gruppi industriali. Per cui, come sempre, se la pressione avviene in certi ambiti, e chi ha voce in capitolo decide di limitare la presenza di alcuni animali, la specie lupo non ne risente. Non bisogna come sempre dare il via a crociate animaliste per il singolo esemplare. Bisogna considerare, come detto, la consistenza della specie. Altrimenti, anche questo detto altre volte, scatta il “fai da te”. Che produce quello che sappiamo. Non plaudiamo all’abbattimento né di lupi né di orsi. Ma il mantenimento dell’equilibrio tra le specie è necessario. Molti Paesi in Europa lo stanno già attuando, servendosi dei pareri scientifici. Che considerano la consistenza, ma parallelamente anche le attività umane dei luoghi. Che non possono diventare deserti di tutto, tranne che degli animali predatori. Se smettono i pastori, ne risentiranno anche i lupi, numericamente parlando. Per cui è più che mai necessaria sempre una integrazione di tutti gli interessi. E non mettersi i paraocchi di pelliccia di lupo.