Australia: il primo ministro lancia il buyback di armi

Il primo ministro australiano Anthony Albanese ha annunciato un nuovo programma di riacquisto di armi che saranno considerate vietate o sottoposte a maggiori restrizioni. Cresce, tuttavia, anche l’opposizione che lo accusa di demagogia

Il primo ministro Anthony Albanese continua a cavalcare l’onda della strage avvenuta sulla spiaggia di Bondi beach, vicino a Sydney: come era ampiamente prevedibile (e perfettamente inutile dal punto di vista della pubblica sicurezza e della possibilità di impedire nuovi fatti del genere), gli strali del suo governo si concentrano sul tipo di armi che sono stati utilizzati concretamente nell’attentato, cioè fucili a pompa e carabine a riarmo lineare (straight-pull), per le quali si prevede l’inserimento in una differente categoria di armi (la C), più restrittiva (di fatto detenibili dai soli produttori), così come per le carabine semiautomatiche con riarmo a pulsante. Limitazioni saranno anche apportate alla capacità dei caricatori per le armi in categoria A e B, tra i 5 e i 10 colpi al massimo (mentre al momento non è previsto un limite di capacità). Il numero di armi detenibili senza licenza di collezione sarà limitato a 4, con una eccezione fino a 10 per i tiratori sportivi. Per coloro i quali non avranno le licenze necessarie per la detenzione di tali armi sarà previsto un programma di riacquisto (buyback) con indennizzo, sul genere di quanto fu fatto negli anni Novanta dopo la strage di Port Arthur.

Per quanto riguarda il rilascio delle licenze, la durata sarà ridotta da 5 a 2 anni, e solo ai cittadini australiani sarà possibile ottenerle. Sarà eliminata la possibilità di ricorrere in tribunale contro le decisioni relative al divieto di detenzione di armi, anche se si prevede “un efficiente processo di revisione interna (all’autorità di polizia, ndr) per garantire correttezza e proporzionalità”.

Si prevede anche una accelerazione sul progetto di istituzione del registro nazionale delle armi, che tuttavia non potrà essere pronto prima del 2027.

Il primo ministro sta cercando di far passare queste restrizioni come tutte di buon senso e assolutamente necessarie: la coalizione di opposizione e, in particolare, il deputato laburista del Nuovo Galles del Sud e tiratore olimpico Dan Repacholi, tuttavia, hanno già dichiarato che non fossero necessari cambiamenti alla normativa. “Da quanto stiamo imparando”, ha scritto Repacholi in una nota, “l’attenzione dovrebbe essere rivolta alla condivisione delle informazioni, all’identificazione dei rischi e all’applicazione dei poteri esistenti, non a limiti arbitrari che penalizzano persone che non hanno fatto nulla di sbagliato. La polizia ha già ampi poteri per sospendere le licenze in caso di accertate infrazioni”.

La coalizione nel suo complesso accusa il governo di usare la riforma della legge sulle armi per distogliere l’attenzione dalle carenze nella lotta all’antisemitismo, diffusosi dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 e la conseguente reazione di Israele.

Ancora più diretto il giudizio del presidente di Shooters union Australia, Graham Park: Anthony Albanese si è reso conto che la maggior parte degli australiani ha scoperto la sua operazione di diversione per coprire la propria incapacità nell’impedire il verificarsi degli eventi di Bondi beach. La sua è una operazione meramente politica, che potrà costare anche più di un miliardo di dollari. È l carta della disperazione e il suo collega di Labor, Chris Minns, ha già dovuto fronteggiare una vera e propria rivolta della base del partito”.