Attentato al vescovo, gli “esperti” si inceppano…

Dopo il ferimento di don Paolo Brogi e il tentato omicidio del vescovo di Firenze Giuseppe Betori da parte di uno sconosciuto armato di pistola, non poteva mancare la rilettura “tecnica” dell’accaduto. Se n’è occupato, in particolare, Jacopo Storni sul Corriere fiorentino. Già l’esordio è rassicurante (si fa per dire…)

 

Dopo il ferimento di don Paolo Brogi e il tentato omicidio del vescovo di Firenze Giuseppe Betori da parte di uno sconosciuto armato di pistola, non poteva mancare la rilettura “tecnica” dell’accaduto. Se n’è occupato, in particolare, Jacopo Storni sul Corriere fiorentino. Già l’esordio è rassicurante (si fa per dire…): “Calibro 7,65 semiautomatica, con pallottole Browning. Un grande classico soprattutto per gli appassionati d’armi, facilmente acquistabile nei negozi autorizzati. Maneggevole, esteticamente attraente, capace di sparare da distanze ragguardevoli”.

Quindi, pare di capire che per il giornalista “la” pistola in calibro 7,65 mm sia una e una sola, per di più esteticamente attraente. E le “pallottole Browning” consentono di sparare da distanze ragguardevoli…

Per fortuna (sempre si fa per dire…), l’autore dà la parola all’esperto, il criminologo Francesco Bruno, che sempre riferendosi alla pistola in 7,65 chiarisce: “basta avere un porto d’armi per possederla, fino alle calibro 9 le pistole possono essere comprate da chiunque”.

Be’, a questo punto però il dubbio sorge: chiunque chi? Visto che si è appena detto che serve un porto d’armi! E per le pistole di calibro superiore al 9? Visto che si parla di vescovo, servirà forse oltre al porto d’armi anche una licenza papale? E via sproloquiando, lanciandosi in ardite teorie sulla personalità dell’autore del delitto (tuttora sconosciuto) che per Bruno può essere “qualcuno al servizio di un mandante, a sua volta membro di un’associazione di criminalità organizzata, probabilmente di matrice internazionale, che voleva colpire la chiesa”. Bum!

Più “normale” la tesi dello psichiatra Paolo De Pasquali, secondo cui si tratterebbe di uno squilibrato, fondamentale però il pistolotto finale dell’esperto di armi (così definito, in realtà più che altro protagonista di Rete disarmo e altri movimenti anti-armi) Giorgio Beretta, che non può esimersi dal precisare “Nel nostro Paese per comprare una pistola non si deve superare alcun test psicologico e questo può comportare episodi come quello di Firenze”.

Dunque, ricapitoliamo: non si sa chi abbia compiuto il delitto, non si sa che pistola abbia usato (a parte il calibro), non si sa se fosse di provenienza lecita o illecita. Però, tutti si sentono in diritto di fare a gara a chi la spara più grossa. E poi hanno il coraggio di lamentarsi del fatto che la gente non legge più i quotidiani…