Arcicaccia critica sulla preapertura

«Riparte la caccia senza una programmazione seria e senza il supporto indispensabile dei parametri scientifici». Osvaldo Veneziano, presidente nazionale Arcicaccia commenta la preapertura della stagione venatoria che da lunedì prossimo, primo settembre, interesserà 15 regioni italiane. «L’ultima manovra economica infatti, accorpandolo ad altri enti di ricerca e commissariandolo, ha di fatto sminuito il ruolo dell’Infs togliendo finanziamenti certi e autonomia. Non ric… «Riparte la caccia senza una programmazione seria e senza il supporto indispensabile dei parametri scientifici». Osvaldo Veneziano, presidente nazionale Arcicaccia commenta la preapertura della stagione venatoria che da lunedì prossimo, primo settembre, interesserà 15 regioni italiane. «L’ultima manovra economica infatti, accorpandolo ad altri enti di ricerca e commissariandolo, ha di fatto sminuito il ruolo dell’Infs togliendo finanziamenti certi e autonomia. Non riconoscendo quindi la valenza che l’ Istituto per la fauna selvatica ha ricoperto fino ad oggi nell’indicare, su base scientifica, l’utilità e la sostenibilità dell’utilizzo, da parte delle Regioni, della caccia in deroga. Va poi aggiunto che il Governo, non recependo le indicazioni del Parlamento, non ha inserito lo storno tra le specie cacciabili. Un scelta che ha indotto il ricorso delle deroga da parte delle Regioni, che spesso con finalità elettorali e senza un minimo di fondamento scientifico ed etico come la Basilicata, aumentano la lista delle specie cacciabili provocando conseguentemente i ricorsi ai Tar da parte degli ambientalisti che, come già accaduto in passato, bloccheranno l’attività venatoria. La crisi della caccia è la crisi della gestione faunistica. È necessaria una svolta programmatica concreta, nel merito e nel metodo. Va isolata in ogni modo, prima di tutto, quella componente politica che, da troppi anni, crea aspettative propagandistiche e irrealizzabili predicando lo scontro sociale, per tutelare meramente interessi di parte. Sarebbe auspicabile, in questa ottica, che i politici e gli amministratori che si occupano del settore venatorio, dal livello comunitario a quello locale, siano chiamati a rispondere anche economicamente per i danni provocati ai cacciatori e al territorio dalle loro scelte e persino dalla continua presentazione di proposte di legge stagionate e irrealizzabili».