Svizzera: stop ai finanziamenti per le armi?

I cittadini elvetici saranno presto chiamati a un referendum con il quale decidere se la Banca centrale elvetica potrà o meno continuare a finanziare le aziende produttrici di armi I cittadini elvetici saranno presto chiamati a un referendum con il quale decidere se la Banca centrale elvetica e la cassa pensioni e fondazioni potranno o meno continuare a finanziare le aziende produttrici di armi. La consultazione, per la quale sono state raccolte centoquattromila firme, è stata indetta dal Partito socialista elvetico e dai Verdi, con il supporto di personalità pubbliche.
Secondo i promotori, ogni anno vengono concessi investimenti pubblici al settore armiero per un miliardo e seicento milioni di euro e, se la consultazione avrà successo, questi soldi non potranno più essere dati in finanziamento al settore. In realtà già in alcuni cantoni e città, come Zurigo, Lucerna e Basilea, si è già instaurato un divieto di finanziamento del genere, seguendo l’esempio del Fondo sovrano norvegese e della Cassa pensioni olandese. Contro questa iniziativa si sono pronunciate, però, ben settanta personalità del mondo economico svizzero, evidenziando come questa scelta ideologica potrebbe portare a serie difficoltà per il Paese, come conseguenza delle restrizioni all’esportazione di armi.
Più che altro, appare quantomeno curioso che un Paese come la Svizzera, da sempre orgoglioso della propria indipendenza anche per quanto riguarda la difesa da minacce esterne, parli oggi addirittura di “una Svizzera senza esercito” e voglia boicottare una delle sue più fiorenti attività d’industria. Appare anche quantomeno insensato che le politiche relative all’industria armiera non facciano apparentemente distinzione alcuna tra le armi che vengono fornite alle democrazie occidentali per il loro apparato di difesa e le operazioni internazionali di peacekeeping e quelle che, eventualmente, possano finire nelle mani di Stati canaglia, regimi oppressivi e nazioni in conflitto. In questo modo, si rischia con tutta evidenza di buttare via anche il bambino insieme all’acqua sporca.