Legittima difesa, parlano le vittime

Iniziate ieri alla Commissione giustizia del Senato le audizioni sulla legittima difesa. Parlano i rappresentanti delle vittime e il quadro è sconfortante Ieri sono iniziate le audizioni in Commissione giustizia del Senato, per il processo di revisione sulla normativa in materia di legittima difesa. Ad avere la parola, per la prima volta, sono stati i rappresentanti delle associazioni delle vittime, come l'avvocato Elisabetta Aldrovandi dell'Osservatorio nazionale sostegno vittime, Paola Radaelli presidente dell'Unione nazionale vittime, Enrico Balducci presidente dell'associazione Nessuno tocchi Abele. Il quadro da loro tratteggiato, peraltro già ampiamente noto grazie alle statistiche, è perlomento sconfortante: il 97 per cento degli autori di un furto, in Italia, resta per lo più impunito e anche quando viene identificato il tempo medio di permanenza dietro le sbarre è di circa 24 ore. Secondo Paola Radaelli, intervistata da Il GIornale, "bisognerebbe inasprire la pena per i furti e quella sulla violazione di domicilio, fare in modo che la sospensione della pena sia limitata ai casi meno gravi, escludendo i reati gravi come rapina, furto, violazione di domicilio dal beneficio del rito abbreviato e dal conseguente sconto di pena. Infine, c'è da introdurre pure il risarcimento obbligatorio". Balducci invece focalizza l'attenzione su chi si trova nella necessità di reagire a una minaccia per la propria vita o, meglio, a come tale necessità sia interpretata dai giudici: "sono un condannato per una vicenda che riguarda una tentata rapina presso uno dei miei distributori di benzina. Io ho sparato sessanta centesimi di secondo dopo il momento in cui il rapinatore mi ha puntato la pistola, ma sono stato condannato perché i magistrati hanno ritenuto che non ci fosse l'attualità del pericolo".