La follia disarmista danneggia anche la natura

Il governo del Botswana disarma le squadre antibracconaggio e a farne le spese, questa volta, sono stati gli elefanti. 87 gli esemplari trovati morti negli ultimi giorni, la più grave strage di pachidermi mai registrata La decisone del neoeletto governo del Botswana di disarmare il personale antibracconaggio si è presto rivelata un tragico errore, questa volta a spese della fauna selvatica, in particolare della popolazione di elefanti. È di pochi giorni fa la notizia dell’uccisione di 87 elefanti, abbattuti dai bracconieri in Botswana, Paese che negli ultimi decenni aveva attuato una politica venatoria e di vigilanza antibracconaggio esemplare, tanto da guadagnarsi il titolo di “santuario degli elefanti”. Nello Stato africano, infatti, il numero di pachidermi era aumentato considerevolmente, dai poco più di 20.000 esemplari stimati alla fine degli anni Settanta agli oltre 150.000 censiti recentemente, il tutto in piena armonia con una consistente e ben regolamentata attività di caccia grossa, la quale trova nell’elefante una delle prede più ambite e vale qualcosa come 12 milioni di dollari l’anno per l’economia nazionale.
A lanciare l’allarme è stata l’associazione Elephants without borders, che ha definito il fatto come “la più grave strage mai registrata di questi pachidermi”. Il fondatore dell’associazione ha dichiarato di non aver mai visto una situazione di tale gravità. Il bilancio, inoltre, è stato aggravato anche dall’uccisione di cinque rinoceronti, al fine di prelevarne il corno, considerato nella medicina tradizionale cinese un ingrediente quasi miracoloso.
Disarmare chi è preposto alla lotta al bracconaggio, evidentemente, non è stata un’idea brillante, tanto più che le squadre di bracconieri hanno, non di rado, un’organizzazione di tipo paramilitare, il che rende la vigilanza complessa anche per personale armato e ben addestrato. La decisione del governo è dello scorso maggio, solamente un mese dopo l’insediamento del presidente Mokgweetsi Masisi, che, evidentemente, considerava il disarmo delle guardie antibracconaggio un’assoluta priorità. Benché Stati Uniti e Cina abbiano ufficialmente proibito il commercio dell’avorio (rispettivamente nel 2016 e nel 2017) e si aspetti nei prossimi mesi una decisione ufficiale sull’argomento anche da parte dell’Unione europea, le zanne degli elefanti rimangono, insieme al corno di rinoceronte, una delle principali attrattive dei bracconieri. Per tale motivo appare inspiegabile una decisione del genere nel Paese che vanta la più nutrita popolazione di pachidermi dell’intero continente africano, primato che, stando così le cose, sembra destinato a non durare a lungo.