Von Der Leyen rilancia l’esercito europeo

The Flag of Europe on military uniform. Collage.

Nel suo discorso sullo stato dell’Unione al Parlamento europeo, la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen ha parlato di una revisione del piano di difesa Ue, con la costituzione di un contingente di 5-6 mila uomini integrati tra forze di terra, navali e aeronautiche: una forza militare che vedrebbe la sua costituzione in accordo con la Nato, ma capace di operare in autonomia sulla base degli indirizzi dati dai vertici politici dell’Unione. Il comandante permanente dovrebbe restare in carica per tre anni, mentre l’ufficiale quale affidare la gestione delle operazioni sul terreno dovrebbe avere un mandato di 6 mesi. Serviranno, naturalmente, risorse economiche dedicate. Oltre alla componente terrestre, aerea e di marina, il progetto prevede anche componenti dedicate alla cyber guerra e persino allo spazio.

Il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, sull’argomento ha osservato che “L’Unione europea senza una politica estera, di sicurezza e di difesa è incompleta. Come pochi anni addietro il caso, tuttora aperto, della Siria, ha plasticamente raffigurato una Unione incompleta che ha bisogno ineludibile di costruire – e aggiungo rapidamente – una propria autonoma credibilità nell’ambito delle relazioni internazionali. È ineludibile, quindi, definire quella che è stata chiamata la “bussola strategica” per fare dell’Europa un attore protagonista e non un comprimario nella comunità internazionale, delineando una prospettiva strategica nell’ambito della cui cornice si inquadra la politica di sicurezza. Credo che si possa dire che l’Unione non può restare nelle attuali condizioni: o si completa il suo edificio o si rischia che venga meno, con tutto ciò che ci ha consegnato, di pace, di diritti, di prosperità”.

A fronte di questa accelerazione su un tema che risulta sul vassoio ormai da anni, se non da decenni, i problemi pratici da risolvere non sembrano né pochi, né semplici, a partire innanzi tutto dall’apparente impossibilità da parte degli Stati costituenti l’Unione europea di addivenire a una politica convergente sulle principali crisi politico-strategiche che si sono verificate nel passato recente: dalla questione libica alla guerra al terrorismo, dalle politiche sull’immigrazione alla questione dell’Ex Jugoslavia. Una convergenza di tipo militare, inoltre, deve necessariamente trovarsi congiunta a una convergenza in termini di intelligence e, anche in questo caso, il passato recente sembra aver rivelato che anche tra partner politici stretti, come dovrebbero essere i Paesi della Ue, esistono segreti e “spiate” a dir poco imbarazzanti. Si vedrà…