Verona dice stop allo strapotere ambientalista

Il comune di Verona ha proibito per la terza volta l’affissione di manifesti contro la caccia allestiti dal Movimento vegetariano no alla caccia. I manifesti proponevano scene particolarmente cruente di animali morti, messi in mostra per suscitare gratuitamente lo sdegno dei passanti

 

Il comune di Verona ha proibito per la terza volta l’affissione di manifesti contro la caccia allestiti dal Movimento vegetariano no alla caccia. I manifesti proponevano scene particolarmente cruente di animali morti, messi in mostra per suscitare gratuitamente lo sdegno dei passanti. Il comune ha anche precisato che l’associazione potrà affiggere i manifesti che preferisce, purché con messaggi esclusivamente scritti e privi di immagini. La decisione del comune di Verona è del tutto legittima e sorprende che l’associazione si meravigli, visto che la legge 47/48 espressamente proibisce la diffusione di "stampati i quali descrivano o illustrino, con particolari impressionanti o raccapriccianti, avvenimenti realmente verificatisi o anche soltanto immaginari”. Evidentemente, essere vegetariani affranca anche dal rispetto dell’ordinamento giuridico italiano. E confonde anche parecchio le idee, visto che l’associazione, nel protestare contro il provvedimento, ha precisato che “nel referendum del 1990 il 90% dei votanti chiese l’abolizione della caccia e che nel 1997 l’80% dei votanti chiese che fosse vietato l’accesso dei cacciatori ai fondi privati”. Peccato che in entrambi i casi i votanti non rappresentassero la maggioranza del Paese e che l’unica volta in cui sarebbe stato nuovamente possibile ai cittadini pronunciarsi in materia, cioè in occasione del referendum regionale in Piemonte che si sarebbe dovuto svolgere pochi giorni fa, le stesse associazioni ambientaliste abbiano fatto carte false per farlo annullare, salvo poi protestare una volta che è stato effettivamente annullato.