Veneziano (Arcicaccia) “svende” le pistole dei cacciatori

Il presidente nazionale Arcicaccia, Osvaldo Veneziano, interpellato dal quotidiano Repubblica in merito alla consueta guerra di cifre sulle vittime più o meno collegate alla caccia, si è lasciato andare a considerazioni che lasciano di stucco

Il presidente nazionale Arcicaccia, Osvaldo Veneziano, interpellato dal quotidiano Repubblica in merito alla consueta guerra di cifre sulle vittime più o meno collegate alla caccia, si è lasciato andare a considerazioni che lasciano di stucco. In particolare, dopo aver (correttamente) evidenziato come sia possibile intervenire per aumentare la sicurezza a caccia, alla domanda se sia necessario rivedere i criteri per la concessione del Porto d’armi così ha dichiarato: “prima di ricevere la licenza di caccia, il candidato deve sottoporsi ad approfonditi esami psicofisici e deve superare un test a risposta multipla sulle specie cacciabili e sull'uso dell'arma. Tuttavia, io cambierei alcune cose. Ad esempio, non trovo necessario che la licenza di caccia autorizzi anche la detenzione di armi corte, palesemente inutili per l'attività venatoria. Bisogna riconoscere che, soprattutto in passato, molti hanno utilizzato la licenza di caccia – più facile da ottenere rispetto a quella per la difesa personale – per detenere armi con lo scopo di proteggere i propri beni privati”.

Al presidente Veneziano forse sfugge che i requisiti psicofisici richiesti al cacciatore che vuole acquistare un fucile sono gli stessi richiesti a un appassionato tiratore che voglia fare il Nulla osta per l’acquisto di una pistola. Soprattutto, evidentemente gli sfugge che costringere un appassionato sia di caccia, sia di tiro con la pistola, a fare due diverse licenze che richiedono gli stessi identici documenti, contraddice (oltre al buon senso) anche almeno due decenni di legislazione sulla semplificazione amministrativa. Più di tutto, però, evidentemente non è ben chiaro al presidente Veneziano che non esistono appassionati d’armi di serie A e di serie B, ma che solo stando TUTTI uniti (cacciatori, tiratori, collezionisti…) si riuscità a sopravvivere. Quello che più stupisce è che, malgrado il mondo della caccia sia ogni giorno più isolato, ancora oggi ai vertici delle associazioni venatorie non riesca neanche per sbaglio di pensare in termini di unità d'intenti tra tutte le anime del nostro mondo, ma anzi sembra che si voglia fare a gara tra chi riesce a smarcarsi più rapidamente dagli altri. Bello spettacolo, bell'esempio…