Umarex Hdr 68: si passa al grosso calibro

 

Umarex ha fatto veramente centro, con la sua gamma di pistole e fucili T4E: l’acronimo sta per training for engagement e vuole indicare una classe di strumenti a Co2 riproducenti armi, destinata allo sparo di palle in gomma, in gesso frangibile o capsule marcanti con vernice atossica (anche capsule con polvere urticante al capsicum, ma queste ultime non sono consentite in Italia al momento), per l’addestramento tattico force on force e anche per l’autodifesa non letale, frangente che inizialmente era marginale e residuale ma che, ben presto, ha assunto una valenza primaria di mercato. Il successo è stato immediato un po’ in tutta l’Europa, specialmente in quei Paesi che hanno limiti più elevati in termini di energia cinetica delle armi a Co2 o ad aria compressa, anche in Italia tuttavia la versione sotto i 7,5 joule di queste armi è stata accolta in modo estremamente favorevole dal mercato.

Una delle armi più riuscite della serie è in effetti il revolver Hdr, che Umarex ha presentato nel 2018 in calibro .50, proprio con l’idea dell’autodifesa non letale e, conseguentemente, con l’adozione di una serie di accorgimenti tecnici volti a garantire la massima affidabilità del sistema, tenendo l’arma pronta all’uso indefinitamente nel tempo. Per questo scopo, la bomboletta di Co2 tipo selz, della capacità di 12 grammi, che provvede alla propulsione delle sfere in gomma, viene inserita all’interno dell’impugnatura ma resta inerte e sigillata fino al momento dell’uso. Solo in tale frangente, dando un colpo secco con il palmo della mano sul tappo della valvola, si provoca la rottura del diaframma dell’ugello della bomboletta e l’attivazione del sistema.

Nel 2022, Umarex ha affiancato all’ormai classico e collaudato Hdr 50 una versione che potremmo definire “maggiorata”, cioè l’Hdr 68, anche in questo caso ovviamente il numero indica il calibro in pollici delle sfere in gomma, lo stesso calibro utilizzato dal “doppiettone” Hds o dal pompa Hdx, il calibro più grosso nel quale sia disponibile la serie T4E.

Come è fatto
Se l’Hdr 50 potrebbe ricordare concettualmente un revolver Smith & Wesson con telaio “N”, il nuovo Hdr 68 sembra somigliare più allo Smith in calibro .460 o .500 magnum, quindi con il telaio “X” super maggiorato. In effetti la lunghezza della canna è passata dai 110 ai 170 millimetri, la lunghezza totale è arrivata dai 260 ai 331 millimetri e il peso, da 690 grammi, è passato a 773. L’aumento ponderale è meno accentuato di quanto le dimensioni facciano a prima vista pensare, bisogna tuttavia considerare che la struttura è realizzata in massima parte in polimero e il metallo è riservato solo alle parti fondamentali della meccanica. Duplice anche il livello di energia cinetica, come il fratellino minore Hdr 50: anche in questo caso ovviamente c’è la versione con energia inferiore ai 7,5 joule e quella superiore che, però, non si ferma agli 11 joule dell’Hdr 50, bensì arriva fino a 16. Questo anche in virtù del fatto che l’aumento di calibro porta la sfera in gomma ad assumere un peso che è più che doppio rispetto a quella in calibro .50: 1,23 grammi nominali per quest’ultima, a fronte dei 3,01 grammi della versione in .68. Per noi italiani tuttavia la differenza è inavvertibile, perché il livello di 16 joule qualifica l’Hdr come arma da sparo vera e propria, da acquistare con porto d’armi, vanificando in tal modo le sue proprietà specifiche rispetto a una pistola vera.

Il look è particolarmente curato, moderno e aggressivo, come si conviene a uno strumento di autodifesa di attuale concezione, senza per questo trascurare ergonomia e comfort, a partire dall’impugnatura che è anatomica con incavi per le dita e caratterizzata, sui lati, da una texture quadrettata efficacemente grippante.

Al bordo inferiore dell’impugnatura c’è il tappo-valvola della bomboletta propulsiva di Co2: si svita semplicemente con le dita, se fosse dura c’è la possibilità di inserire al centro una chiave Allen e svitare con maggior forza. Si inserisc quindi la bomboletta, con l’ugello rivolto verso il basso, e si rimette il tappo al suo posto. L’arma risulta carica, ma del tutto inerte perché la bomboletta è ancora sigillata. In questa configurazione può restare in un cassetto indefinitamente, senza alcuna perdita di gas. Solo al momento dell’uso, si dà un colpo secco con la mano sulla base del tappo-valvola, infrangendo in tal modo il diaframma della bomboletta e attivando, così, il sistema di propulsione. La condizione della bomboletta, come nella controparte calibro .50, è evidenziata dalla protrusione di un cilindretto rispetto al piano posteriore dell’arma, là dove in un vero revolver si trova normalmente il cane. Se il cilindretto sporge, l’arma è pronta al tiro e il gas è nel circuito; se non sporge, la bomboletta manca o non è stata attivata.

L’alimentazione dei “pallini” (è paradossale chiamarli così) è affidata a un tamburo amovibile e intercambiabile, trattenuto all’arma per mezzo dell’asse di rotazione, che è scorrevole in avanti e può essere bloccato in posizione avanzata mediante un piolo laterale, in modo da dare agio di sfilare e reinserire il tamburo medesimo. Quest’ultimo presenta cinque alveoli, contro i sei dell’Hdr 50, per altrettanti “pallini” calibro .68, che possono essere inseriti solo dal lato anteriore del tamburo. Sul lato posteriore c’è la dentiera di rotazione, in metallo. Una volta rifornito il tamburo, basta quindi rimetterlo a posto e sollevare il dente di fermo dell’asse, facendolo scattare in posizione spinto dalla propria molla. Il tutto è molto semplice, pratico, istintivo e può anche essere effettuato al buio.

Mire e scatto
Gli organi di mira sono molto basici, ma ben dimensionati: rispetto all’Hdr50 presentano un maggior sviluppo verticale e hanno una più ampia colorazione bianca per agevolare il tiro istintivo. Si tratta di un mirino a lama realizzato nella medesima fusione di polimero della canna, al quale fa riscontro una tacca di mira fissa a “U” integrale al telaio. Il notevole sviluppo in lunghezza della canna consente di avere, analogamente, una notevole lunghezza della linea di mira, il che favorisce la precisione di allineamento. Come per l’Hdr50, non mancano sul manicotto della canna (sopra e sotto) opportune slitte Picatinny per l’installazione di torce, laser, red dot, ottiche a lunga focale e chi più ne ha più ne metta.

Lo scatto è in sola Doppia azione e in effetti il cane è completamente interno. La corsa del grilletto è abbastanza breve, con un peso di sgancio di circa 4.500 grammi. Al centro del grilletto c’è una leva che funge da sicura automatica, impedendo l’arretramento del grilletto in assenza di una volontaria pressione da parte del polpastrello del tiratore. Non è prevista alcuna sicura manuale, come anche per l’Hdr50, possiamo però dire che funge da sicura il dispositivo di attivazione manuale della bomboletta.

La nostra prova
Abbiamo avuto la possibilità di testare uno dei primissimi esemplari giunti in Italia, in occasione della hausmesse organizzata nella sede di Ora (Bz) dall’importatore Bignami. Purtroppo non ci è stato possibile effettuare rilevazioni cronografiche, ma abbiamo comunque eseguito alcune prove empiriche allo scopo di appurare l’efficacia pratica dello strumento, ovviamente stiamo parlando della versione di libera vendita con energia inferiore ai 7,5 joule.

Come già abbiamo fatto in altre occasioni, parlando sempre di questi strumenti non letali per l’autodifesa domestica, è abbastanza ovvio che mai e poi mai ci sentiremmo di consigliarne l’impiego contro un eventuale intruso in casa che sia armato con una pistola vera. Esistono, tuttavia, una notevole serie di circostanze nelle quali questo strumento può essere utile per dissuadere “concretamente” un eventuale intruso che non sia palesemente armato o che disponga di armi improvvisate (come un cacciavite), evitando di dover ricorrere al contatto fisico e allo scontro corpo a corpo. Per avere una efficacia in questo senso occorre, in effetti, oltre ad acquisire una assoluta fluidità nel caricamento, puntamento e sparo con l’arma, concentrarsi sulle aree scoperte dell’epidermide dell’aggressore (anche il volto, certamente), al fine di massimizzare l’efficacia della palla in gomma. La quale, già in via empirica, risulta ben superiore rispetto a quella già tutt’altro che trascurabile della versione in calibro .50. Abbiamo, per esempio, provato a sparare alcuni colpi con i proiettili macchianti contro il tronco di un albero alla distanza di 6-7 metri, riscontrando che già il solo impatto del guscio rigido della capsula marcante era sufficiente, nella frazione di secondo precedente alla sua disintegrazione, a distaccare una porzione di corteccia dell’albero grande più o meno come una tazzina da caffè. Appare quindi che l’energia cinetica sia comunque da posizionarsi vicino al limite superiore dei 7,5 joule ma, soprattutto, che la quantità di moto del proiettile calibro .68 sia ben superiore rispetto a quella del proiettile calibro .50, malgrado la velocità debba necessariamente essere inferiore (essendo superiore il peso). Anche gli ingombri sono evidentemente superiori ma, visto che l’impiego dovrà avvenire in un contesto di difesa abitativa (il porto fuori di casa sarebbe teoricamente consentito con “giustificato motivo”, ma quale poliziotto o giudice riconoscerebbe mai “giustificato” il motivo?), restano del tutto accettabili, in compenso la “caverna” di volata calibro .68 è già di per sé notevolmente efficace dal punto di vista deterrente.

Le mire sono risultate perfettamente allineate rispetto al punto di impatto a 10 metri, consentendoci di realizzare un raggruppamento a croce dei cinque colpi, con i centri più lontani distanziati di 70 millimetri. La precisione è, quindi, più che sufficiente per consentire anche un efficace tiro mirato su specifiche parti del corpo dell’aggressore. Regolarissimo il funzionamento, del tutto pratica l’alimentazione del tamburo e la sua rimozione, così come l’attivazione della bomboletta. In versione libera vendita, l’autonomia è di circa una quarantina di colpi, mentre a 16 joule viene dichiarata una autonomia di 18.

 

La prova completa su Armi e Tiro di luglio 2022

 

Scheda tecnica
Produttore: Umarex, umarex.de
Distributore: Bignami spa, via Lahn 1, 39040 Ora (Bz), tel. 0471.80.30.00, bignami.it
Modello: Hdr 68
Tipo: revolver a Co2
Calibro: .68
Alimentazione: tamburo amovibile e bomboletta di Co2 usa e getta di 12 g
Numero colpi: 5
Canna: anima liscia, lunga 170 mm
Lunghezza totale: 331 mm
Scatto: sola Doppia azione
Sicura: automatica al grilletto, indicatore di bombola attiva
Mire: mirino e tacca di mira fissi, con riferimenti bianchi; slitta Picatinny sopra e sotto la canna per dispositivi ausiliari di mira
Materiali: polimero, meccanica in acciaio, ottone e zama
Finiture: nera opaca
Qualifica: libera vendita (<7,5 joule)
Peso: 773 g
Prezzo: 132 euro, Iva inclusa