Stelvio: per gli animalisti la colpa è delle mangiatoie?

Tempo fa avevamo già chiarito le norme per i siti di foraggiamento degli ungulati in Trentino. Assieme alle motivazioni, ai punti preposti, ai periodi e tutto il resto. Gestione sottoposta all’osservazione di una severa e particolare regolamentazione che la Provincia pubblica con una delibera disponibile sul sito della Provincia autonoma stessa, num. 2582 del 2013, tutt’ora in vigore. Oltretutto tale pratica è strettamente controllata dal personale della Forestale, che ne può osservare la regolarità in qualunque momento. Un associazione animalista ha contestato proprio il foraggiamento per giustificare la proliferazione dei cervi nel Parco dello Stelvio e opporsi al recente piano di abbattimento.

Ricordiamo ancora che proprio per il sovrappopolamento di questa specie nel suddetto Parco, che porta alla desertificazione del bosco e delle radure, nasce la mancanza di spazio per molte altre specie. Tra cui quelle che piacciono tanto al mondo animalista, come il capriolo.

Tornando alla popolazione di cervi presente nello Stelvio, dove peraltro è proibita la caccia come in tutti gli altri Parchi Nazionali, si è deciso d’accordo con l’Ispra l’abbattimento di 1.500 capi in 5 anni, onde ripristinare il corretto rapporto tra le varie specie presenti. L’operazione sarà affidata a circa un centinaio di cacciatori selezionati e abilitati residenti nel territorio, accompagnati dal personale del Parco che indicheranno i singoli capi da abbattere in base al piano stabilito. Più che logica, anche se anche questa contestata, la scelta di far intervenire i cacciatori selecontrollori della zona per gli abbattimenti. Per fare certe cose servono assolutamente persone esperte. Non vediamo altre categorie di persone che potrebbero sostituirli. Avrebbero dovuto chiamare i pasticceri della zona, forse? A ciascuno il suo mestiere. O meglio compito.

La seconda contestazione, veramente pretestuosa e basata solo su disinformazione o malafede, è che il proliferare di questi cervi sarebbe dovuto alle migliaia (sì, dicono migliaia), di siti di foraggiamento sparsi per tutta la provincia di Trento. È opportuno ricordare, a tal proposito, che nel territorio del Parco dello Stelvio, il foraggiamento non viene effettuato, non esiste alcuna mangiatoia attiva. Sono state in funzione fino agli anni ’80 e poi definitivamente dismesse. Sono presenti le strutture, ma mai più adoperate. E infatti sono vuote tutto l’anno. Speriamo che la gente, ovvero la società tutta, acquisisca che l’unica motivazione che porta nei territori dei parchi come lo Stelvio al proliferare di alcune specie, vedi anche cinghiali e in questo caso i cervi, è proprio la protezione assoluta e la mancanza di abbattimenti selettivi nei parchi stessi. Proprio perché il territorio, e le relative disponibilità alimentari, sono sempre accaparrate dalle specie più forti, che mettono in disparte le più deboli, in primis i caprioli. La Natura funziona così. Il buonismo animalista è l’unico responsabile di questi squilibri, che al contrario dovrebbero essere gestiti scientificamente. Smettendola di proporre sempre la visione del “cacciatore cattivo”. E tutte le volte che con l’ausilio dei vari Tar si blocca un piano di abbattimento, si investe solo sul pietismo, condannando il territorio a squilibri faunistici e alla morte di molte specie vittime di questi squilibri.