Sparvoli: la stagione secondo Anlc

Paolo Sparvoli, presidente dell’Anlc, affronta i problemi principali della caccia, pochi giorni dopo l’apertura.

La caccia, purtroppo, è sempre ai margini dell’occhio del ciclone; nella zona più turbolenta e vorticosa, dove sembra si concentri tutta la forza del vento. A ondate sempre più frequenti e violente, man mano che ci si avvicina all’apertura, si accentua la campagna denigratoria di qualche politico desideroso di rifarsi una “verginità politica” e di racimolare qualche voto nelle file degli elettori di fede animalista. A ogni bordata di questa feroce guerra abolizionista, peraltro del tutto insensata sia scientificamente che economicamente, la Libera Caccia, che insieme alle consociate conta circa 90.000 soci, ha sempre risposto per le rime, stigmatizzando l’infondatezza delle accuse e la loro volgarità. Una volgarità che talvolta ha fatto capolino anche negli interventi di qualche consorella che ha voluto speculare proprio su quell’aggettivo, “Libera” che non sta a significare sregolatezza e anarchia, ma solo assoluta e totale indipendenza politica.
Noi crediamo che il tempo della predazione selvaggia sia definitivamente tramontato e che la nuova e convinta sensibilità ambientale mostrata dai cacciatori dia loro diritto di piena cittadinanza in una società civile che sia veramente libera da pregiudizi ideologici.

Prospettive legislative. Il primo atto di questo definitivo sdoganamento dell’attività venatoria non può che passare attraverso una modifica (o, se si preferisce, un adeguamento) di due leggi quadro come la 394/91 sulle Aree Protette e la 157/92 sulla protezione della fauna selvatica e il prelievo venatorio.
Norme, queste, che sono più datate di quanto non dica la loro età. Non è pensabile che in un mondo così dinamico e in continua evoluzione, leggi di tale importanza ambientale siano ancora considerate dei dogmi indiscutibili.

Problemi sul tappeto. Negli ultimi tempi, alla vexata quaestio della 157 si è purtroppo aggiunta una ulteriore difficoltà concernente le attribuzioni dell’Ispra e i suoi controversi rapporti con le istituzioni che qualcuno ha definito di inaccettabile “sudditanza”. Noi della Libera Caccia, in sostanza, riteniamo che si debba arrivare ad un adeguamento dei famosi Concetti Chiave (Key Concepts) e per ottenerlo, bisogna necessariamente svincolare i pareri tecnico-scientifici dalle influenze politiche.

Situazioni a rischio, in particolare sulla vicenda deroghe. È innegabile che le deroghe stiano diventando sempre più un motivo di conflitto difficilmente appianabile, con barricate erette su entrambi i fronti. Eppure, non solo tale istituto è chiaramente previsto dalle direttive comunitarie ma molto spesso trae origine proprio da una assurda e ancora oggi incomprensibile “svista” burocratica (non certo scientifica) che, per esempio, ha escluso a suo tempo lo storno dall’elenco delle specie cacciabili. Per evitare pericolose e incontrollabili derive sarebbe quindi opportuno rivedere con serenità scientifica proprio gli elenchi, aggiornandoli adeguatamente.

Questione immagine e promozione. La Libera Caccia continua a ritenere fondamentali le iniziative fieristiche che hanno il grande e innegabile merito di aver fatto conoscere il mondo della caccia a tante centinaia di migliaia di persone, soprattutto ai ragazzi e a intere famiglie. A livello globale (interassociativo) grandi cose sono state realizzate da Face Italia in collaborazione con il CNCN e le altre associazioni aderenti, per dare alla pubblica opinione una immagine corretta dell’attività venatoria e delle attività sportive, economiche e occupazionali ad essa collegate. Tra le altre vanno ricordate le pagine pubblicate a pagamento sui principali quotidiani italiani; l’indagine demoscopica condotta da Astra Ricerche: “Gli Italiani e la caccia” Se la conoscono non la temono; e infine la ponderosa ricerca economica sul comparto produttivo italiano di armi e munizioni ad uso sportivo e venatorio realizzata dall’Università di Urbino.