Roma, Tsn aperto

Per la sola attività istituzionale, per non interrompere un pubblico servizio. Carlo Mantegazza spiega la sua posizione che appare in contrasto con quella Uits

Lo scorso 12 marzo i sindacati delle guardie particolari giurate Cgil-Filcams, Cisl-Fisascat e Uiltucs hanno reso noto a Uits e alle questure di Roma, Latina, Rieti, Viterbo e Frosinone che molti Tsn presenti nel territorio della Regione Lazio hanno chiuso l’attività, in ragione del comunicato ufficiale da parte della Uits dell’8 marzo, dove si imponeva la sospensione dei servizi ivi compresi quelli di natura istituzionale. “Pur nella piena legittimità del dcpm, finalizzato al contenimento della pandemia denominata Covid-19”, si legge nel documento, “rileviamo che tali chiusure determinano l’impossibilità da parte delle guardie particolari giurate, che noi rappresentiamo, di procedere con le esercitazioni di tiro previste dall’art. 1.g allegato D del D.M. 268/10, necessarie per garantire il rinnovo dei titoli di polizia e pertanto a svolgere l’attività lavorativa. A tal proposito ricordiamo che in assenza di questi, la gpg può essere sospesa dal servizio e dalla retribuzione ai sensi dell’articolo 120 del ccnl applicato. Per quanto sopra, si richiede un chiarimento per consentirci di informare i lavoratori, che noi rappresentiamo, sugli iter da seguire atti a garantire la massima tutela occupazionale e retributiva”.

Molti Tsn hanno chiuso, ma a quanto ci consta non quelli di Roma e Tivoli per la sola attività istituzionale. Ne parliamo con il presidente del Tsn di Roma, Carlo Mantegazza.

Noto che la sezione da lei presieduta ha intrapreso una linea diversa rispetto alle indicazioni del commissario straordinario dell’Uits, insubordinazione?

«Assolutamente no, ha pesato il solo fatto che la nostra esperienza circa l’esigenza di guardie particolari giurate e polizie locali, in assenza di specifiche disposizioni che prorogassero i termini di legge in materia addestrativa, ci ha fatto ritenere che interrompere un pubblico servizio avrebbe creato maggiori difficoltà dirette e indirette».

Cosa intende per difficoltà dirette e indirette?

«Intendo che, sentita la questura di Roma e il comando della polizia Roma Capitale nelle cui comunicazioni ci riferivano che proseguivano regolarmente le loro attività finalizzate per la questura al rilascio dei titoli per le gpg, e per il comando della polizia locale, abbiamo ritenuto doveroso non interrompere la catena della pubblica amministrazione. Per fare un esempio, come avrebbe fatto una gpg a prestare servizio senza poter presentare la nostra certificazione che le consentiva il titolo rilasciato dalla questura? Quindi, sotto il profilo diretto la gpg non avrebbe potuto prestare servizio perdendo temporaneamente il beneficio della retribuzione, indirettamente, invece, tutte le strutture ospedaliere, bancarie, residenziali, non avrebbero avuto la possibilità di essere vigilate in questo particolare momento in cui la vigilanza è essenziale».

Così lei sta implicitamente dicendo che l’Uits ha sbagliato?

«Io penso che nella gestione di una grave emergenza come stiamo vivendo in questi giorni, tutti siamo chiamati a prendere provvedimenti legati alla tutela della salute pubblica. Nel nostro caso, penso solo che il commissario straordinario dell’Uits, che ho conosciuto personalmente e che stimo, abbia agito spinto da un grande spirito di solidarietà. In fondo non possiamo chiedere a chi si è insediato nell’Ente da così poco tempo di conoscere il grande impatto che hanno sul territorio le sezioni del Tsn nell’ambito del pubblico servizio. Potrei eventualmente valutare negativamente la questione, solo nel caso in cui non si riperfezionasse l’indicazione da parte dell’Uits tenendo conto di quanto espresso».

Cosa consiglierebbe di fare al commissario straordinario?

«Di fare come sta facendo, di tenerci uniti e informati, di evitare la parte emotiva nella sue comunicazioni minatorie nei confronti di chi pensando di essere nel giusto sta facendo la propria parte, di consultarsi con noi presidenti cercando una soluzione che, pur tutelando la salute pubblica, garantisca il servizio pubblico. Armonizzare la nostra attività al dpcm che, pur con tutte le precauzioni del caso, consente ai cittadini di andarsi a comprare le sigarette, figuriamoci se vieta a una gpg di richiedere la certificazione. È evidente che tali consigli sono tarati rispetto alle attuali posizioni legislative. Nel caso in cui si parlasse di proroghe e di termini amministrativi le dinamiche assumerebbero altre evoluzioni».