Repubblica, il 9×19 e l’aritmetica che va a farsi benedire

Era fin troppo prevedibile che la stampa generalista e, in particolare, quella tradizionalmente ostile al possesso di armi da parte dei cittadini, commentasse a proprio modo la liberalizzazione delle armi corte in 9x19: la Repubblica offre il pacchetto completo di disinformazione, citando peraltro numeri palesemente distorti

Ci si sarebbero potuti regolare gli orologi atomici dell’osservatorio di Monte Palomar (i più precisi dell’universo, dicono…), sul fatto che all’indomani dell’approvazione del progetto di legge europea 2019-2020 contenente la liberalizzazione delle armi corte in 9×19 mm, “qualcuno” avrebbe commentato stravolgendo completamente la realtà a uso e consumo di un disarmismo militante che, in questa circostanza, sembra veramente a corto di argomenti. E, conseguentemente, deve ricorrere alla disinformazione con il supporto di un po’ di sana fantasia. Sana, ovviamente, si fa per dire.

A incaricarsi dell’arduo compito è il quotidiano La Repubblica, che infila una serie di affermazioni destituite di fondamento dietro l’altra. Cerchiamo, se possibile, di ristabilire la realtà dei fatti.

L’esordio è ovviamente immaginifico: “È come se fosse stata abbattuta l’ultima barriera dell’Italia a mano armata; l’unico confine che aveva resistito al dilagare di kalashnikov trasformati in fucili da caccia, di carabine da tiro sportivo con potenze da cecchino e, più in generale, alla crescente diffusione casalinga di pistole d’ogni modello”. Si prosegue spiegando che “Nel 2020 le licenze di vario tipo per detenere armi sono aumentate del 10 per cento, arrivando a un milione e 247 mila”. Primo svarione: secondo i dati ufficiali forniti dal ministero dell’Interno, il totale dei porti d’arma in corso di validità nel 2020 è stato di 1.285.622, nel 2019 era di 1.263.762. Se la matematica, almeno quella, non è un’opinione, l’aumento è stato dell’1,7 per cento, non del 10 per cento. Si potrebbe anche ricordare che i porti d’arma nel 2018 erano invece 1.343.393, quindi il 4,5 per cento in più rispetto al 2020, ma ovviamente questo disturberebbe una narrazione preconfezionata.

Ma siamo solo all’inizio: “La corsa al revolver cavalcata dalla destra ha innescato un cambiamento estraneo alla tradizione nazionale, che soprattutto nello scorso mezzo secolo aveva limitato al massimo la possibilità legale di armare i cittadini”. Altra falsità, questa volta ancor più colossale: oggi, come appena evidenziato, il totale complessivo dei cittadini in possesso di un porto d’armi (caccia, Tiro a volo, difesa personale, guardie giurate) è di 1.285.622. Nel 1980 (ai “bei tempi” secondo Repubblica), le sole licenze di caccia erano 1.701.853, quindi più di quanto siano oggi tutti i tipi di porti d’arma messi insieme. Il totale dei cittadini autorizzati al porto d’armi per pistola personale non è noto, ma è verosimile che fosse superiore alle 100 mila unità, laddove invece negli ultimi 10 anni è diminuito di due terzi, passando dai 45.618 del 2002 ai 14.705 del 2020 (sempre dati del ministero dell’Interno, pubblici). Quelli nei quali stiamo vivendo sono, quindi, gli anni nei quali il totale di cittadini in possesso di un porto d’armi risulta ai minimi storici da quando esiste la Repubblica, rispetto per esempio al periodo degli Anni di piombo. 

Nell’articolo si sottolinea l’esultanza del senatore di Fratelli d’Italia Giovanbattista Fazzolari, che ha materialmente proposto l’emendamento in questione, assistito “nella crociata a favore della pallottola” dai colleghi “salviniani” Massimo Candura e Stefano Candiani, per concludere con un pizzico di incredulità e disappunto con l’affermazione secondo la quale “il resto delle forze politiche è rimasto in silenzio”. E come mai? Non sarà forse perché dal punto di vista della pubblica sicurezza anche i più irriducibili dell’ultra-sinistra disarmista si sono accorti che non fa la benché minima differenza?

In effetti nell’articolo si precisa che “Gli esperti balistici e gli appassionati di armi sostengono che non cambierà nulla, che le 9×19 – la definizione tecnica della Parabellum – hanno prestazioni quasi identiche al calibro 9×21 di concezione israeliana già ampiamente presente nell’arsenale privato degli italiani e nelle fondine delle guardie giurate”. Al di là che il “quasi” è sbagliato, dal punto di vista balistico le due cartucce sono identiche (ancora: dati pubblici della Cip), ma allora perché tutto questo sproloquio fine a se stesso?

Be’, la spiegazione in realtà c’è: “La munizione finora vietata si contraddistingue solo per un notevole potere penetrante, che negli ambienti chiusi rende micidiali pure il rimbalzo dei colpi”.

Tenete presente che il “micidiale”, in un articolo del genere, ci deve essere sempre.

Per quanto riguarda le opinioni, ovviamente ciascun quotidiano o periodico di informazione è, anzi deve, essere libero di pensarla come gli pare. Ma sui numeri la rettifica sarebbe, oltre che deontologicamente obbligatoria, anche dovuta.