Psa a Roma: una morte annunciata

La mia maestra alle elementari diceva sempre che potevo fare di più. E io lo facevo. Non con lo studio, ma con la fantasia. E ancora continuo. Spesso, però, i viaggi della mia mente sono talmente realistici che non si può poi farsi tanti complimenti. Infatti, come ben sapete, il cinghiale trovato morto nel parco dell’Insugherata, posto a nord-ovest di Roma, è risultato positivo alla Peste suina. Non ci troviamo di fronte a un avanzare lento della malattia che dai Paesi dell’Est pian piano si è allargata alla Germania, poi alla Francia, poi è scesa in Italia lentamente e ce la siamo ritrovata a Roma. Proprio no. E’ accaduto come a ridosso dell’autostrada A7 coon la A27, tra Liguria e Piemonte, cioè senza alcuna progressione territoriale. Molto probabilmente qualcuno ha abbandonato rifiuti di alimentazione non cotti, salami, prosciutti vari o altro, e poi qualche cinghiale li ha ingeriti e portati in giro. A Roma si è verosimilmente verificata la stessa cosa. Nella città e dintorni c’è un grosso movimento, per lavoro, di gente proveniente da zone infette. Ultimamente anche dall’Ucraina. Per cui, era così difficile immaginare che con migliaia di cinghiali che passeggiano per la capitale e dintorni, che frugano dentro tonnellate di rifiuti sparsi ovunque, prima o poi un solo esemplare non venisse a contatto con materiale infetto abbandonato in strada? Troppa fantasia? O parliamo invece di una morte annunciata? Era altrettanto difficile che con la capitale completamente circondata da parchi, zone natura, aree naturali, tutte aree sottratte al prelievo venatorio, il numero di questi animali si sarebbe come sempre avviene moltiplicato raggiungendo numeri incontenibili? E gli animali, visto che la Natura da sempre produce in eccesso, che fanno quando in un territorio cominciano a essere troppi? Migrano, si spostano, cercano di trovare nuovo spazio e alimentazione. A Roma città lo spazio c’è, tantissimo, altrettanto il cibo, a tonnellate. Per cui la nostra fantasia a questo punto subisce un meritato ridimensionamento. Quello che fantasticavamo su ciò che sarebbe potuto accadere si è puntualmente verificato. Tutti lo potevano immaginare e tutti lo dovevano sapere. Ma i nostri salvatori di gatti hanno prima giocato la carta dei lupi, pretesi livellatori degli eccessi cinghialeschi. Anche i lupi ormai sono dappertutto, ma i cinghiali sono tutt’altro che ridimensionati. Poi si è passati alla politica l’aut aut, cioè decidere da che parte stare. Con i cacciatori cattivi assassini di lupi delle favole, o dalla parte dei fratelli del panda? Noi che non abbiamo, sbagliando, cercato mai prima di tutto consensi politici, abbiamo perso su tutto il fronte. Per cui largo alla valanga di parchi che stringono la capitale, che scoppiano di animali e che con una caccia di selezione mirata si riuscirebbero a riportare alla normalità. E via alla semina nella città di tonnellate di rifiuti. Perché fare impianti di smaltimento moderni non porta voti, non altrettanti come le bici elettriche e i monopattini. E adesso? Subito task force, esperti del territorio, commissari straordinari e altre truppe d’assalto. Arriveranno anche le associazioni animaliste, fidatevi. D’altronde ci vuole gente esperta…