Se ci è consentito un commento, visto che gli insegnanti in questione hanno tirato fuori la Costituzione e il “ripudio della guerra”, sarebbe opportuno leggere tutto l’articolo 11 della nostra Carta fondamentale: in particolare, la parte “dimenticata” (sicuramente per distrazione…) dagli insegnanti nella loro lettera dice che “consente (l’Italia, ndr), in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Ecco perché, per esempio, alcune migliaia di nostri militari (nostri cittadini, nostri fratelli) sono in questo momento sparsi per il mondo, nelle numerose missioni di pace organizzate sotto l’egida dell’Onu (per esempio) per la stabilizzazione dei Paesi a rischio; un lavoro che serve, appunto, per assicurare la pace e non la guerra.
Al di là delle singole convinzioni, riteniamo che il ruolo di un docente possa, e debba, essere diverso da sterili enunciazioni di principio e che fomentare una polemica sull’attuale ruolo delle nostre forze armate, nel contesto della Repubblica italiana e della Carta costituzionale, sia qualcosa di profondamente miope e volto a creare un danno nei confronti degli studenti. I quali potranno, anzi dovranno esercitare le proprie future scelte di vita e di coscienza, solo nel momento in cui siano posti di fronte alla realtà del mondo in modo imparziale ed equilibrato, da coloro i quali hanno il ruolo di educarli e non soltanto di “istruirli”.