Presa sul “dark web” la pistola di Monaco?

Ali Sonboly, il giovane attentatore di Monaco, secondo le autorità tedesche si sarebbe procurato la pistola e le cartucce tramite il “dark web”, ovvero quella parte della grande Rete non indicizzata sui motori di ricerca, nella quale si muove un sottobosco di gente senza scrupoli che vende un po’ di tutto

Ali Sonboly, il giovane attentatore di Monaco, secondo le autorità tedesche si sarebbe procurato la pistola e le cartucce tramite il “dark web”, ovvero quella parte della grande Rete non indicizzata sui motori di ricerca, nella quale si muove un sottobosco di gente senza scrupoli che vende un po’ di tutto: dalla pedopornografia alle droghe, dagli organi umani per trapianto alle armi. La porta di accesso a questo dark web sarebbero browser come Tor, che consentono di accedere a protocolli differenti dal classico http rendendo difficoltosa la tracciatura della fonte, mentre i negozi “virtuali” hanno nomi come Silk road. Per pagare, la soluzione sempre più utilizzata è quella dei bitcoin, la moneta “virtuale” anch’essa difficile da rintracciare, mentre per la consegna vera e propria vengono utilizzati, tra gli altri, luoghi “franchi” come negozi gestiti da immigrati, che vengono aperti e poi chiusi in poche settimane, per essere riaperti altrove. Fantascienza? Forse. Però è un dato di fatto che, così come le forze dell’ordine, anche i criminali hanno a disposizione strumenti sempre più tecnologici e sofisticati e che il mondo sommerso delle armi illegali ha regole proprie, del tutto diverse da quelle del mercato legale delle armi.

Della questione si è occupato anche il Corriere della sera, per leggere l’articolo CLICCA QUI.