Perché tutti questi revolver 9 mm?

Dopo anni di quasi-oblio, le aziende statunitensi, e non solo, sembrano puntare decisamente verso il 9 para per i revolver destinati al porto occulto. Ma quali sono le motivazioni? Per quasi ottant'anni, la differenza è stata molto semplice: il 9×19 parabellum andava sulle pistole semiauto, il .38 special sui revolver. Poi, nel 1980, la Smith & Wesson lanciò la sfida, con il revolver modello 547 camerato appunto in 9 para. L'arma aveva speciali denti sulla stella di espulsione per trattenere i bossoli che, come noto, non hanno orlo sporgente come una qualsiasi cartuccia nata per il revolver. L'idea fu un mezzo disastro e la cosa, grosso modo, finì lì. Alcuni anni dopo, però, più precisamente nel 1991, Smith & Wesson ci riprovò con il modello 940: telaio più piccolo (il modello "J" con tamburo a 5 colpi anziché il "K" con sei colpi), canna di 2 o 3 pollici, cane interno. Il farraginoso sistema di estrazione dei bossoli fu soppiantato da lunette (full moon clips) in lamierino. E questa volta, il successo fu ben diverso, così come anche la diffusione sul mercato. Oggi il 940 non è più prodotto, ma in particolare negli ultimi anni sono diverse le aziende che si stanno dedicando al connubio tra 9 mm para e revolver per difesa personale: Ruger, per esempio, con l'Lcr (cane interno), l'Lcrx (cane esterno) e più di recente con l'Sp101 (entrambi a telaio small con 5 colpi), Charter arms con il modello Pitbull (5 colpi, cane esterno) e Korth con l'originalissimo Sky marshal (6 colpi). Se, tuttavia, si desidera evadere dal contesto della difesa personale, si scopre che adesso sono disponibili anche revolver full size in 9 mm parabellum, come lo Smith & Wesson 986, ma questa è un'altra storia.
Ma la domanda che molti appassionati si pongono è: perché i produttori di revolver si stanno facendo affascinare dal 9 para? Cosa offre di diverso rispetto ai classici calibri nati per il revolver, primo fra tutti il .38 special?
Uno dei primi elementi da considerare è proprio relativo ai calibri in sé: il 9 para (a sinistra nella foto) risulta molto più corto rispetto al .38 special (al centro) e ancor di più rispetto al .357 (a destra). Tuttavia, lavora a pressioni ben superiori rispetto al vecchio .38 (850 bar in più secondo le norme Cip), quindi è in grado di esprimere prestazioni ben più brillanti rispetto al .38 special di serie, senza per questo causare quei problemi di rinculo e di controllabilità che si manifestano con il .357 magnum, almeno se sparato in armi ultraleggere con canna di 2 pollici o giù di lì. Molti a questo punto potranno obiettare che per il .38 special esistono (almeno negli Usa) i caricamenti +P… ma lo stesso discorso vale anche per il 9 para! Quindi, il divario prestazionale rimane.
Ciò che accomuna i revolver snub nose è la canna corta. Due pollici o 2,5, raramente 3 pollici. Una canna così corta significa che l'albero dell'espulsore, al centro del tamburo, è anch'esso parecchio corto. Questo, con il .38 special o il .357 magnum, è un problema quando si desidera ricaricare velocemente l'arma: anche spingendo vigorosamente sull'espulsore, i bossoli vengono estratti solo parzialmente e, quindi, spesso occorre finire di estrarli dal tamburo uno a uno, con le dita. Con il 9 para, il cui bossolo è ben più corto, questo fenomeno è meno evidente. Inoltre, il 9 para ha un bossolo più spiccatamente conico, il che agevola ulteriormente l'espulsione.
Un altro aspetto da non sottovalutare è che molti dei revolver oggi disponibili in 9 para sul mercato, fanno uso di lunette di caricamento (full moon clip). Le lunette semplificano molto l'inserimento delle cartucce nel tamburo, risultando decisamente più veloci, pratiche, maneggevoli e meno ingombranti rispetto ai classici "carichini" (speed loader) previsti per il .38 special. Certo, è vero che le statistiche Usa affermano che la maggior parte dei conflitti a fuoco si risolve con meno di 5 colpi sparati. Ma c'è anche chi delle statistiche non sa che farsene, e un "ricambio" di munizioni per il tamburo vuole portarselo dietro, avendo la sicurezza di poter gestire in scioltezza una eventuale ricarica di emergenza. In questo, la full moon è senz'altro superiore, anche se non mancano le voci discordanti: il Charter arms Pitbull e il Korth Sky marshall non fanno, per esempio, uso di lunette. Addirittura, la prima versione del Pitbull, commercializzata nell'ormai lontano 1989, era camerata per una originale variante "rimmed" del 9 parabellum, denominata 9 mm Federal, che però non ebbe alcun successo né diffusione.

Un altro aspetto commercialmente appetibile per i revolver in 9 mm, è che in questo modo è possibile per l'appassionato avere un solo calibro da gestire, sia con la pistola semiauto, sia con il revolver. Un solo set di die per la ricarica, un solo tipo di componenti (palle, bossoli) da acquistare.