Pellielo: vaccino per i più deboli, altro che olimpionici

Il veterano olimpico di Tiro a volo, Giovanni Pellielo, commenta l’ipotesi di vaccinare gli atleti in vista di Tokio: “non ci penso neanche a rubare il vaccino a un anziano”

Giovanni Pellielo, straordinario campione di Tiro a volo e veterano dei giochi olimpici (ha partecipato a tutte le edizioni da Barcellona 1992 ed è in lizza per Tokio 2021) ha già in molte occasioni dimostrato di essere capace di incarnare nella propria persona grandi capacità sportive, ma anche esemplari virtù morali. Anche in questi giorni, nei quali si discute sull’ipotesi di vaccinare gli atleti di interesse olimpico in modo da consentire lo svolgimento dei giochi di Tokio, non lascia spazio al dubbio: “Io incarno quotidianamente lo spirito olimpico”, ha dichiarato, “ma di fronte a vaccini contingentati, ho sentito che all’Italia verrebbero fornite poco più di un milione di dosi, pensare di “rubare” un vaccino a un anziano, che magari con quello avrebbe salva la vita, non sarei sereno. Non voglio essere responsabile di un omicidio. In coscienza non mi sentirei a posto”. Aggiunge: “Non lo trovo eticamente giusto. Preferisco stare a casa. Non andare alle Olimpiadi. Immaginatevi questo: io faccio il vaccino e volo a Tokyo, e lì scopro che mia mamma, che ha ottant’anni, è anziana e fragile, si è ammalata di Covid. Che quel vaccino, che poteva essere destinato a lei, è stato dato a me, per poter partecipare alle Olimpiadi. Ma di che cosa stiamo parlando? Non scherziamo. O c’è il vaccino per tutti, e quindi si possono fare certi ragionamenti, oppure di fronte a dosi contingentati usiamo il buon senso e mettiamo al primo posto la salute delle persone. Io penso che così non si incarnerebbe lo spirito olimpico, sarebbero Olimpiadi falsate che non avrebbero un vero senso sportivo. Quella rassegna è gioia, è il punto di arrivo di un percorso costellato di sacrifici da parte di un atleta. È un momento di condivisione mondiale. Parlo per aver vissuto sulla mia pelle questa manifestazione. Io credo che il Cio in questo momento debba fare una riflessione profonda su questa pandemia che sta colpendo il mondo intero. Il rispetto dell’uomo parte dal rispetto del prossimo. Non si può “scherzare” con la salute. Credo che gli atleti per primi dovrebbero dire no, rifiutare il vaccino, se eventualmente venisse formulata questa proposta. Le grandi persone sono quelle che nel quotidiano fanno piccoli gesti di bene”.