“Armi libere” o… trappolone per la Lega?

Passa la legittima difesa voluta dalla Lega e, stranamente, i giornalisti si dedicano a una (pasticciata) proposta di legge di 5 mesi fa sull’aumento della potenza per le aria compressa di libera vendita… Il segretario della Lega, Matteo Salvini, non ha fatto in tempo a esultare per l'approvazione definitiva della riforma della normativa sulla legittima difesa, che già è partita sui principali organi di informazione la crocifissione per il tentativo di "armi facili" e "far west". Ma cosa è successo? In realtà… niente, o meglio, non è successo niente… adesso! La proposta di legge finita nel mirino dei benpensanti, infatti, è quella firmata da una settantina di deputati, prima firmataria la leghista Vanessa Cattoi, che però è stata presentata alla Camera lo scorso autunno (più precisamente l'11 ottobre 2018), con la quale si proponeva di elevare dagli attuali 7,5 joule a 15 il limite di energia cinetica delle armi ad aria o gas compressi al di sotto dei quali considerare tali armi di libera vendita. Il can can mediatico per il momento ha già suscitato l'allarme del segretario M5S, Luigi Di Maio, il quale ha commentato: "Mettiamo un attimo i puntini sulle i: io un Paese con la libera circolazione delle armi non lo voglio. Non lo vuole il Movimento 5 Stelle e sono sicuro non lo vogliano nemmeno gli italiani. Se mai un giorno avrò la fortuna di avere un figlio, voglio che vada a scuola sereno e tranquillo, che da adolescente passi il tempo a studiare e a viversi la vita, non che trovi il modo di comprarsi facilmente una pistola. Abbiamo fin troppi problemi da risolvere in questo Paese, non aggiungiamone altri". Salvini ha già peraltro replicato sul punto, sottolineando che "Non avrà problemi perché non ci sarà nessuna votazione da fare in Parlamento, Di Maio si occupi e preoccupi di ciò che arriva in Parlamento. Non arriverà nessuna proposta in Parlamento sulla maggiore diffusione delle armi".
Fonti interne alla Lega hanno, peraltro, precisato che quella proposta di legge era già stato stabilito che non sarebbe mai stata calendarizzata. Ma cosa prevede, in realtà, quella proposta? E sarebbe veramente una agevolazione alla vendita di armi? La proposta di legge, come già accennato, vorrebbe elevare a 15 joule, dagli attuali 7,5, il limite di energia cinetica al di sotto del quale considerare di libera vendita le armi (pistole e carabine) ad aria compressa o a gas compresso. Occorre considerare che l'Italia, insieme alla Germania, è uno dei Paesi d'Europa nei quali vige un limite più stringente per quanto riguarda l'energia cinetica delle armi ad aria compressa di libera vendita: in Bulgaria il limite è di 24 joule, in Repubblica ceca è di 16 joule, come in Gran Bretagna, in Polonia è di 17 joule, in Francia è di 20 joule. In Olanda, addirittura, non è previsto alcun limite di energia cinetica. Ma cosa comporterebbe un tale aumento dei limiti energetici per le armi ad aria compressa? Un aumento vertiginoso delle vendite di armi? O forse, piuttosto, una riduzione della vendita di armi "vere"? L'apparente paradosso necessita di una spiegazione: oggi in Italia gli strumenti di autodifesa non letali, alternativi quindi alle armi da fuoco, sono veramente pochi e alcuni di essi, come per esempio gli spray antiaggressione, sono difficilmente utilizzabili in uno spazio chiuso, come una stanza di casa propria. La possibilità di acquistare uno strumento di autodifesa di una certa efficacia (15 joule), eppure nonostante questo ancora comunque non letale, eviterebbe a molti cittadini di richiedere un porto d'armi o un nulla osta per l'acquisto di un'arma vera e, quindi, paradossalmente comporterebbe una minor diffusione delle armi vere (diffusione tanto temuta da alcuni politici, specialmente di centro-sinistra) nelle case degli italiani. Purtroppo, ancora una volta, questo tipo di questioni non si riesce ad affrontarlo da un punto di vista tecnico e con la necessaria pacatezza, bensì viene utilizzato sempre e comunque in termini di contrapposizione politica, il che non consente ai cittadini di formarsi una opinione corretta su quale effettivamente sia il nocciolo del problema. Vero è, anche, che la proposta di legge in sé contiene nel preambolo una quantità di imprecisioni e inesattezze che non contribuiscono certamente a fare chiarezza su una questione, come quella delle armi legittimamente detenute, che è delicata come poche. Apprendiamo infatti dal preambolo che ogni anno sarebbero presentate un milione di richieste per il rilascio del porto d'armi, laddove il numero di (circa) un milione di porti d'arma in corso di validità è quello totale, non il quantitativo richiesto ogni anno; per non parlare del fatto che, secondo i firmatari, "la richiesta del porto d'armi per uso venatorio è solo un pretesto per avere un'arma in casa per difendersi dai malviventi". In realtà questa è un'accusa (peraltro falsa) che viene avanzata nei confronti del porto di fucile per Tiro a volo, anche perché per ottenere il porto di fucile per uso caccia occorre superare un esame sulla fauna e sulle regole venatorie molto impegnativo, nonché pagare una tassa di concessione governativa piuttosto salata.
Quindi? Evidentemente si tratta di un "ramo secco" buttato in mezzo alle migliaia di proposte e disegni di legge che vengono avanzati in ogni legislatura, ripescato a bella posta per cercare di seminare zizzania dentro la coalizione di governo. Certo, però, che se anche queste proposte venissero studiate un po' meglio…