Palma Campania, parte lo sciacallaggio

Un 83 enne spara contro la “movida” nel Napoletano e subito c’è chi si scaglia contro il possesso legittimo di armi. In realtà la situazione è più complessa e c’è chi parla, addirittura, di una tragedia annunciata La sconsiderata e ingiustificabile reazione di un anziano di 83 anni che, esasperato dallo schiamazzo notturno ha aperto il fuoco contro un chiosco a Palma Campania, si trasforma velocemente, come era prevedibile, in caso politico e in aggressione contro il possesso legittimo di armi. “Siamo di fronte a una tragedia, decidere di far valere le proprie ragioni uccidendo chi sta di fronte è aberrante. Chi esce di casa impugnando una pistola e spara cinque colpi è intenzionato a uccidere. Le ragioni che hanno scatenato la furia dell’83enne non sono la parte più importante della questione quanto il rischio che certi episodi si possano ripetere se si continua ad armare la mano della gente attraverso il concetto che farsi giustizia da soli è possibile”, ha infatti dichiarato Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale campano per i Verdi, insieme al conduttore radiofonico Gianni Simioli. “Va necessariamente evitata la diffusione delle armi rendendo complicato il venirne in possesso, per evitare che anche da noi si verifichino le carneficine americane. C’è il rischio che si finisca a vivere come in un Far West, faccio fuoco contro chi mi crea dei problemi e questo non ha nulla a che vedere con la legittima difesa. La giustizia fai da te è un messaggio sbagliato. Bisogna contenere il rischio di una deriva aggressiva, le proprie ragioni si discutono nelle aule di tribunale e non impugnando armi da fuoco. È categoricamente vietato soffiare sul fuoco con la probabilità di accendere le menti più predisposte”.
La soluzione di togliere le armi ai cittadini come viatico per evitare il ripetersi di tragedie di questo genere (ribadiamo, ingiustificabili) è senz’altro una soluzione semplice (almeno a parole). Ma ha anche lo scopo di servire a qualcosa? Per cercare di rispondere a questa domanda potrebbe anche essere utile prendere in considerazione le dichiarazioni espresse a caldo sull’argomento dal locale Comitato vivibilità cittadina, rappresentative di uno stato di fatto ormai incancrenito da anni, che può ben far parlare di “tragedia annunciata”. Ecco cosa ha dichiarato il comitato sulle proprie pagine Social: “Togliere la pace e la tranquillità della propria abitazione è una tortura che può sfociare purtroppo in atti di violenza di cui i veri responsabili sono le istituzioni assenti che non fanno rispettare le leggi vigenti lavandosene le mani e lasciando che i cittadini siano vittime di soprusi senza alcuna protezione dei diritti fondamentali. Che non accada mai più. Alle Istituzioni sono anni che facciamo appelli completamente inascoltati! Che queste tragedie siano di monito!”.
Ribadendo l’assoluta ingiustificabilità degli atti compiuti dallo sparatore, senza se e senza ma, sarebbe da chiedersi se le dichiarazioni rese dal consigliere regionale sarebbero state altrettanto d’effetto nel momento in cui l’anziano fosse sceso in strada con un coltello, una spranga, un piccone o qualsiasi altro strumento, egualmente (purtroppo) letale in un contesto urbano, come gli attentati terroristici di Londra o le “performance” milanesi di Kabobo hanno drammaticamente dimostrato. Dalla politica ci aspettiamo risposte concrete per i problemi dei cittadini, non facili scorciatoie per lavarsi la coscienza, a danno di una categoria di cittadini onesti. Chi ha sbagliato deve pagare (e duramente), ma se si vuole che fatti del genere non si ripetano, lo Stato deve dimostrare la sua presenza con i fatti del quotidiano, e non con vuoti proclami sempre a “cose fatte”.