Mauser M2 calibro .45 Acp

Vai alla galleria delle fotoDopo un lungo letargo, finalmente il marchio Mauser ritorna a comparire sul carrello di una pistola semiautomatica di nuova concezione. Se si eccettua un interessante progetto di revolver messo a punto negli anni Ottanta (imparentato strettamente, però, con il Colt Agent), infatti, la storica azienda di Oberndorf, oggi di proprietà del gruppo Sigarms, ha mantenuto vivo un certo dinamismo evolutivo sul solo mercato delle ca… [

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] Dopo un lungo letargo, finalmente il marchio Mauser ritorna a comparire sul carrello di una pistola semiautomatica di nuova concezione. Se si eccettua un interessante progetto di revolver messo a punto negli anni Ottanta (imparentato strettamente, però, con il Colt Agent), infatti, la storica azienda di Oberndorf, oggi di proprietà del gruppo Sigarms, ha mantenuto vivo un certo dinamismo evolutivo sul solo mercato delle carabine, mentre nel campo delle armi corte è rimasta ferma alla seconda guerra mondiale. L’unico, timido tentativo per “rosicchiare” una fetta di mercato nel settore delle semiautomatiche per difesa è stato fatto all’inizio degli anni Novanta, con la bifilare Da 90 calibro 9×21. Anche in quel caso, però, si era preferito far proprio un progetto della ungherese Feg, piuttosto che concepire qualcosa di nuovo. Questa lunga parentesi può considerarsi conclusa, grazie alla M2 calibro .45 Acp: una pistola che, per le sue qualità, è in grado di accontentare sia gli utenti più tradizionalisti, grazie all’impiego di una struttura interamente metallica, sia gli appassionati di nuove tecnologie, grazie a uno scatto moderno e a un sistema di sicure originale e innovativo. Il cuore del sistema è costituito dalla chiusura geometrica a corto rinculo, con canna rototraslante. Si tratta di una chiusura estremamente robusta e affidabile utilizzata, per esempio, dalle semiautomatiche dell’esercito austroungarico Steyr 1907 e 1912 e dalla messicana Obregon, per non parlare della più recente Beretta Cougar. Il funzionamento è garantito da tre tenoni posti intorno alla canna, subito davanti alla camera di scoppio: i due tenoni superiori vincolano la canna al carrello, andando a inserirsi in apposite sedi ricavate nel cielo di quest’ultimo. Il tenone inferiore, di dimensioni maggiori rispetto ai precedenti, scorrendo in una guida posta all’interno del castello, subito davanti al grilletto, comanda la rotazione della canna. All’atto dello sparo, canna e carrello iniziano ad arretrare insieme, vincolati dai due tenoni superiori. Il tenone inferiore, durante la corsa retrograda della canna, scorre all’interno della scanalatura elicoidale nel fusto e causa la rotazione in senso orario della canna. Dopo una corsa retrograda di circa 10 mm, i tenoni superiori si svincolano dai contrasti sul carrello e la canna si arresta. Il carrello, a questo punto, continua ad arretrare estraendo il bossolo dalla camera di scoppio sino a farlo urtare con violenza contro l’espulsore. La molla di recupero, distendendosi, causa il ritorno in batteria dell’otturatore, che preleva una cartuccia dal caricatore e la inserisce in canna. Rispetto a una chiusura geometrica a canna oscillante, questo tipo di chiusura consente un asse della canna più basso. Teoricamente, avendo un solo grado di libertà, la chiusura a canna rototraslante dovrebbe consentire una precisione intrinseca superiore, anche se all’atto pratico la differenza è inavvertibile. Il sistema di scatto è a semi Doppia azione, rilanciato alla grande dalla Glock dopo decenni di oblio (la prima applicazione su vasta scala, ricordiamo, fu nella Steyr 1907) e, oggi, considerato quasi irrinunciabile su una semiautomatica per utilizzo difensivo di moderna impostazione. Arretrando l’otturatore per camerare il colpo, il percussore lanciato viene armato parzialmente dal dente di scatto. La successiva trazione del grilletto completa l’armamento del percussore ed effettua lo sgancio, provocando la partenza del colpo. Il peso dello scatto è di 4.000 grammi circa: elevato in senso assoluto, risulta però agevolmente sfruttabile dopo una breve assuefazione. I comandi principali dell’ arma sono razionali e facilmente raggiungibili: sul lato sinistro è presente il pulsante di sgancio del caricatore, posto alla base del ponticello, la leva dell’hold open e una corta leva orizzontale, che serve per lo smontaggio primario. Dopo aver arretrato il carrello, è necessario sollevare questa leva prima di estrarre l’hold open dal lato sinistro e sfilare, così, il gruppo canna-carrello dalla parte anteriore. La funzione della leva di smontaggio è quella di disconnettere lo scatto prima della separazione del carrello dal fusto, in modo da evitare danni ai denti di aggancio. Francamente, ci è parso il particolare meno riuscito dell’arma: con una progettazione un pochino più attenta, infatti, si sarebbe potuto fare tranquillamente a meno di questa leva, a tutto vantaggio della semplicità e della facilità d’uso. È evidente, infatti, che per la sua disposizione il comando possa essere facilmente confuso con una sicura manuale, con le conseguenze del caso. La pistola è dotata di sicura automatica al percussore, ormai considerata indispensabile su ogni arma corta per utilizzo difensivo. È anche presente la sicura automatica al caricatore, che impedisce il funzionamento dell’arma con il serbatoio disinserito. Tale soluzione, obsoleta e considerata addirittura superflua in Europa, è reputata irrinunciabile per il mercato statunitense, dove la responsabilità dei costruttori nei confronti di incidenti “domestici” viene continuamente discussa nelle corti giudiziarie. La sicura manuale è quantomeno insolita: posizionata sul dorso del fusto, appena sopra l’incavo dell’impugnatura, blocca lo scatto del percussore: la verifica dello stato è agevole, sia mentre l’arma si trova in fondina aperta, al fianco, sia mentre si allinea al bersaglio. In compenso, l’azionamento è estremamente scomodo, perché obbliga a utilizzare la mano debole o, se effettuato con la mano che impugna l’ arma, costringe ad assumere una posizione scomoda che, in situazioni di stress, può portare alla caduta a terra dell’arma. Sembra che i progettisti abbiano voluto introdurre una sicura manuale perché molti corpi di polizia americani pretendono ancora la presenza di una sicura esterna per le armi di servizio. In ogni caso, è anche possibile avere l’arma sprovvista di sicure manuali, opzione senz’altro più consona all’impostazione progettuale. La dotazione dei sistemi di sicurezza è completata dall’indicatore di colpo in canna, posto appena al di sopra del comando della sicura. Gli organi di mira sono entrambi innestati su guide a coda di rondine, risultando quindi registrabili in derivazione. Sono dotati di riferimenti bianchi tipo Von Stavenhagen per il tiro in condizioni sfavorevoli di illuminazione (barretta bianca al mirino e barretta bianca al centro della tacca, sotto la finestra a “U”). I profili sono arrotondati, come si addice a un’arma destinata al porto per difesa. Le linee sono moderne, ma, contrariamente alla produzione Sig Pro (a cui sembra ispirata, nelle linee generali, la nostra M2), i materiali sono tradizionali: canna e carrello sono in acciaio al nichel-cromo, mentre il fusto è in lega leggera. Le guancette sono in materiale plastico nero, avvolgenti. Le guide di scorrimento del carrello, realizzate in un blocchetto in acciaio fissato al fusto, sono sostituibili in caso di usura. Lo stesso blocchetto, oltre a incorporare la rampa di alimentazione (che, visto il funzionamento della chiusura, non può far parte della canna), svolge anche la funzione di guida e arresto del tenone deputato a comandare la rotazione della canna. La pistola è stata provata presso il poligono privato della ditta Bignami, che ne sta curando la catalogazione per il mercato italiano. Al fine di saggiarne le caratteristiche meccaniche e balistiche, abbiamo deciso di provare sia le più classiche hardball ogivali blindate di 230 grani, sia qualcosa di più “sfizioso”, come le munizioni Geco semi wadcutter in piombo in calibro .45 Hp, per far emergere il vero carattere di questa compatta. La M2 non ha avuto il minimo problema a camerare qualsiasi tipo di cartuccia, sia in fase di alimentazione sia di espulsione. Si tenga presente che con le .45 Hp, oltre al profilo critico della palla, l’arma doveva fare i conti con un bossolo più corto di quasi un millimetro rispetto al .45 Acp che, quindi, non andava in battuta sulla camera di cartuccia, ma era trattenuto dal solo estrattore. Questo significa che se, in fase di alimentazione, la cartuccia avesse “mancato” l’unghia estrattrice, sarebbe stata inesorabilmente spinta in camera fino in fondo, oltre la portata del percussore, creando non pochi problemi per la risoluzione dell’inceppamento (cioè, per l’estrazione della cartuccia non sparata). In poche parole, la pistola è in grado di digerire tutto. Anche la controllabilità si è dimostrata ottima, grazie probabilmente al peso adeguato del fusto in lega. Gli organi di mira sono ben acquisibili e correttamente dimensionati per offrire rapidità di puntamento, precisione e basso indice di impigliamento. I soli problemi sono stati causati dallo scatto, lungo e pastoso, come per tutte le pistole a semi Doppia azione con percussore lanciato. Una volta presa la mano però, ovvero dopo un paio di caricatori, i raggruppamenti si sono dimostrati all’altezza del nome che l’arma porta: le rosate, a 10 metri, si sono dimostrate estremamente concentrate, paragonabili a quelle di una pistola full size. La Mauser M2 è una pistola interessante e ben costruita, destinata a durare nel tempo anche dopo migliaia di colpi: la sua configurazione la rende un oggetto polivalente, idoneo per il tiro a segno informale e per la difesa personale. Il sistema di sicure adottato consente di portare l’arma con il colpo in canna in completa sicurezza, mantenendo nel contempo la massima prontezza di risposta al fuoco (soprattutto con la versione sprovvista di sicura manuale). La versione provata ha, rispetto alla sua controparte in .40 S.&W., una autonomia di fuoco leggermente inferiore (8 colpi contro 10, pur sempre superiore, però, a quella di una monofilare compatta tipo Government) bilanciata, in compenso, da una “credibilità” e deterrenza superiori. Insomma, la Mauser M2 calibro .45 Acp sembra proprio il prodotto giusto attraverso il quale “traghettare” lo storico marchio di Oberndorf nel XXI secolo. [

] L’articolo completo, con molte più foto, lo trovate su Armi e Tiro di giugno 2002. [

] Costruttore: Sig Arms Inc., Corporate park, Exeter, NH 03833 Usa, tel. 00.16.03.77.22.302, fax 00.16.03.77.29.082 Importatore: Bignami Spa, via Lahn 1, 39040 Ora (Bz), tel. 04.71.80.30.00, fax 04.71.81.08.99, email@bignami.it Modello: Mauser M2 Destinazione d’uso: difesa personale Calibro: .45 Acp (disponibile anche in .40 S.&W.) Tipo: pistola semiautomatica Funzionamento: chiusura geometrica a corto rinculo, canna rototraslante Alimentazione: caricatore bifilare a presentazione singola Numero colpi: 8 (10 per .40 S.&W.) Lunghezza canna: 90 mm (3,5 pollici) Scatto: semi Doppia azione Percussione: percussore lanciato Mire: tacca e mirino regolabili in derivazione Materiali: canna e carrello in acciaio al nichel-cromo, fusto in lega leggera Sicure: automatica al percussore, indicatore di colpo in canna, automatica al caricatore, manuale a leva sul fusto (opzionale) Lunghezza: 173 mm Altezza: 128 mm Spessore: 34 mm Peso: 820 grammi scarica Numero del Catalogo nazionale: in fase di catalogazione Prezzo: 733 euro, Iva inclusa