Maroni vuol “prendersi” i carabinieri?

Secondo quanto pubblicato sul settimanale Panorama, La riforma della pubblica sicurezza che il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha in programma potrebbe prevedere una svolta epocale: trasferire in toto il controllo dei carabinieri dalla Difesa al Viminale, da cui già dipendono per l’ordine pubblico. L’obiettivo più a breve scadenza è un coordinamento tra le forze di polizia che eviti sprechi e garantisca più sicurezza alla cittadinanza. Secondo Maroni, la rifor… Secondo quanto pubblicato sul settimanale Panorama, La riforma della pubblica sicurezza che il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha in programma potrebbe prevedere una svolta epocale: trasferire in toto il controllo dei carabinieri dalla Difesa al Viminale, da cui già dipendono per l’ordine pubblico. L’obiettivo più a breve scadenza è un coordinamento tra le forze di polizia che eviti sprechi e garantisca più sicurezza alla cittadinanza. Secondo Maroni, la riforma dovrebbe concretizzarsi entro i prossimi due anni e il capo della polizia, Antonio Manganelli, sta già lavorando a un progetto che “rimoduli le articolazioni territoriali delle forze di polizia a carattere generale”. Scetticismo da parte del responsabile del dipartimento sicurezza del Pd ed ex viceministro dell’interno, Marco Minniti: «La divisione territoriale non è praticabile, sconvolgerebbe l’Italia. Invece, una revisione della legge 121/81 è indispensabile: abbiamo cinque forze di polizia più quelle regionali, provinciali e locali. Così, nella legislatura guidata dal centrosinistra varammo con il centrodestra una riforma che pareva impossibile, come quella dei servizi segreti, oggi possiamo arrivare a un risultato condiviso». Nell’audizione dinanzi alla commissione antimafia, Maroni espresse la necessità di rivedere «il modello organizzativo, che vede una sorta di competizione sul territorio tra ps e arma, spesso causa di diseconomie che devono essere superate». Un altro punto dolente è il numero telefonico unico per le emergenze: l’Ue ha sottoposto l’Italia a una procedura d’infrazione per non averlo ancora organizzato, mentre è già esistente in tutta Europa.