Manovre d’accerchiamento

La prossima stagione di caccia sarà calda, caldissima. A giudicare dalle notizie degli ultimi giorni è già al centro di polemiche paradossali. Ma è decisamente meglio occuparsene subito per non correre il rischio dei golpe di mezza estate, come l’anno scorso. Ho la netta sensazione che si sia già arrivati alle concessioni in cambio di niente nei confronti del governo e delle amministrazioni. Che cioè la caccia e i cacciatori siano chiusi sempre più in un angolo, sotto… La prossima stagione di caccia sarà calda, caldissima. A giudicare dalle notizie degli ultimi giorni è già al centro di polemiche paradossali. Ma è decisamente meglio occuparsene subito per non correre il rischio dei golpe di mezza estate, come l’anno scorso. Ho la netta sensazione che si sia già arrivati alle concessioni in cambio di niente nei confronti del governo e delle amministrazioni. Che cioè la caccia e i cacciatori siano chiusi sempre più in un angolo, sottoposti ad accerchiamento. La notizia peggiore viene da Confavi. L’associazione riferisce come il ministero dell’Ambiente stia ripresentando alle regioni una bozza di decreto per la gestione e la conservazione dei siti che formano la rete ecologica comunitaria Natura 2000, ignorando completamente le posizioni espresse dalle regioni, dal mondo venatorio italiano, dal Comitato tecnico faunistico venatorio nazionale. Tale bozza prevede, “tra le altre nefandezze, il divieto di esercitare l’attività venatoria in data antecedente il 1° ottobre di ogni anno, il divieto di esercitare l’attività venatoria nel mese di gennaio, il divieto di applicare il regime di deroga alle specie consentite dalle direttive comunitarie, il divieto di utilizzo del munizionamento con pallini di piombo nelle zone umide, il divieto di effettuare i ripopolamenti a scopo venatorio, il divieto di abbattimento della pernice bianca, del combattente e della moretta, il divieto di svolgere attività di addestramento cani prima della prima domenica di settembre e dopo la chiusura della stagione venatoria, nonché la costituzione di nuove zone per l’allenamento e l’addestramento dei cani”. La stessa Confavi punta sull’unità dei cacciatori per reagire come si deve. Niente paura: l’unità è ancora “parziale”, ma più vicina. Forse. Da Milano oltre cinquecento cacciatori hanno lanciato il messaggio di unione dal convegno “La caccia che vogliamo”. Per la prima volta erano al tavolo della presidenza i responsabili nazionali di Federcaccia, Libera caccia, Enalcaccia, Anuu e Italcaccia. Il presidente nazionale Federcaccia, Franco Timo, ha ricordato che sta lavorando alla redazione di uno statuto che regoli i rapporti di tutte le associazioni all’interno del Coordinamento che andranno a costituire. Sì, va bene, ma ci saranno davvero tutte le associazioni? Abbiamo, almeno, santi in paradiso? Forse sì o forse no. Il ministro alle Politiche agricole, Paolo De Castro, si è rivelato obiettivo e senza preclusioni ideologiche nei confronti dell’attività venatoria. Ma si è ritrovato una serpe in seno, un suo sottosegretario, il verde Stefano Boco, che lo contesta: “Non condivido l’inserimento dello storno tra le specie cacciabili. Ho chiesto agli uffici del ministero un chiarimento nonché gli ultimi verbali del Comitato tecnico faunistico venatorio nazionale, che avrebbe chiesto al ministero di intervenire presso la Ue per inserire lo storno tra le specie cacciabili”. Anche quando la caccia si dimostra capace di una scelta equilibrata, che evita tra l’altro di perseguire l’indispensabile gestione di questa specie, forzando strumenti come il prelievo in deroga, gli anticaccia duri e puri trovano sempre qualcosa da obiettare. E pensare che in questo caso specifico sono gli unici… Speriamo di poter contare, almeno, su Valerio Carrara, responsabile caccia di Forza Italia. Il senatore ha denunciato il tentativo da parte di assessori di Lazio, Emilia-Romagna, Marche, Toscana, Umbria e Abruzzo, di costruire calendari “omogenei” con clausole a dir poco vessatorie nei confronti dei cacciatori: “Le limitazioni vanno a toccare la libertà della persona imponendogli i giorni di mercoledì, sabato e domenica a partire dalla terza domenica di settembre fino alla fine dello stesso mese. Questo potrebbe essere il preludio a farla adottare per i mesi successivi, quando con la legge 157 i giorni disponibili sono 5 esclusi quelli di silenzio venatorio (martedì e venerdì, ndr)”. La caccia apre il 16 settembre, quindi la riduzione ammonterebbe a quattro giornate. Non tante, ma neppure poche. E poi perché concedere qualche cosa, quando ai cacciatori si vieta sempre tutto? I “famosi” cinque giorni di caccia settimanali sono purtroppo solo “disponibili” secondo la 157/92, a certe condizioni. Non sono garantiti, tanto che in certe zone e regioni sono al massimo tre. Apprezziamo la vigilanza del senatore, ma alcune delle regioni da lui citate sono tra quelle che a oggi raccolgono il più alto numero di cacciatori e non sono tra le peggio organizzate sul versante venatorio: è comprensibile che cerchino di darsi regole comuni, dato che vige già tra esse lo scambio di giornate alla migratoria, al fine di evitare spiacevoli invasioni. Va bene non farsi accerchiare, ma attenzione a non sparare nel mucchio.